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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 3.1900

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Fasc. 1-4
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Frizzoni, Gustavo: Nuovi Acquisti della R. Pinacoteca in Monaco in Baviera
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https://doi.org/10.11588/diglit.24145#0110

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74

GUSTAVO FRI ZZO NI

l'altare maggiore di Santa Maria Novella), quella assai caratteristica di Filippino Lippi, le
Madonne di Raffaello, dette di casa Tempi e della Tenda, ed altre di pregio.

Ma, poiché il nostro intento qui è quello di passare in rassegna soltanto le cose entrate
in Pinacoteca negli ultimi tempi, non ci dilunghiamo maggiormente sulle generali ed entriamo
in argomento.

ì

'acquisto più recente fatto dalla Pinacoteca, non peranco registrato
nell'ultima edizione del catalogo (1898) è quello di un ritratto firmato,
di Leandro Bassano. Rappresenta un uomo maturo, dall'aspetto serio,
seduto davanti un tavolo, sul quale sta una lettera con la soprascritta :
All' III"10 sigor mio ossmo II Sigor Lunardo Armano Venetia. È un dipinto
che, per quanto non superi il livello solito dell'autore, appartenente
ai veneti dell'aurea mediocrità, pure non gli fa disonore, tanto più
che si presenta bene conservato ne' suoi spiccati tocchi di pennello.
Fu ad ogni modo bene ispirata la Direzione della Pinacoteca di sostituire un quadro di
così sicura autenticità ad un ritratto di donna che fino dai tempi di re Luigi si era infil-
trato fra gli antichi originali italiani come opera di Paris Bordone, ma che già da tempo
era stato ravvisato per nuli'altro che una copia moderna del pittore Lattanzio Querena. 1
Era un'avvenente figura di donna, ma priva dello smalto e della profondità di corrispon-
denti originali.

A proposito poi dei due pittori Paris Bordone e Leandro Bassano, vi sarebbe da fare
qualche riserva su quanto si vede esposto nella Pinacoteca. Mentre la semplice asserzione
implicante queste riserve ciascuno già può trovarla registrata negl'indici del Berenson, pub-
blicati sotto il titolo di Venelian painters of the Renaissance, non dovrebbe essere mala-
gevole cosa l'addurne le ragioni. Ci sia lecito quindi richiamarvi l'attenzione degli studiosi
della materia. Nella grande sala dei Veneti, accanto ad una tela genuina, ma assai malme-
nata, di Paris Bordone (ritratti a mezza figura di un uomo e di una donna), sta appeso
nello stesso angolo un bellissimo tipo virile nella pienezza delle forze vitali, fulgido lo
sguardo, folte e nere la capigliatura e l'abbondante barba, un tipo, come si direbbe in genere,
eminentemente giorgionesco (fig. ia). Ci si presenta di faccia, dal parapetto in su, dove si
legge la data M D XXIII. Delle mani non si vede che la destra in iscorcio, sopra un libro
appoggiato sulla superficie del parapetto. Poiché nei ritratti, massime quando non sono a
figura intiera, si sogliono riscontrare pochi dati atti a far riconoscere un autore piuttosto
che un altro, nel caso presente vuoisi badare in modo speciale alla maniera, ancora primi-
tiva e giorgionesca, con la quale sono disposte appunto le dita della mano messa in vista,
nonché al modo severo con cui è modellata e viene presentata la figura, senza dimenticare
in pari tempo certi tocchi rossicci che ravvivano la fossa lacrimale nell'occhio e l'estremità
dell'orecchio.

La fisonomia, davvero veneta, è di quelle che s'incontreranno anche fra le figure pre-
dilette da Paris Bordone ; ma egli l'avrebbe trattata con maggiore larghezza, con un disegno
più molle per ogni dove, cosa, del resto, che si potrebbe constatare viemmeglio se i due
quadri vicini, già accennati, nell'angolo della sala veneta, fossero entrambi più incolumi dai
danni di antico, male augurato ristauro. Comunque sia, rimane pur tanto da poter conchiu-
dere che il ritratto di che si ragiona va restituito a Bernardino Licinio. Che in antico fosse
tenuto in gran conto, poi, lo dimostra il fatto che ne esiste una stampa di V. Hollar del 1649,

1 Dove si trovi ora l'originale, che il Miindler già indicò in una raccolta privata di Carlsruhe, è cosa da
voler essere indagala ulteriormente.
 
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