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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 3.1900

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Fasc. 1-4
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Leonardi, Valentino: Paolo di Mariano Marmoraro, [1]
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https://doi.org/10.11588/diglit.24145#0126

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VALENTINO LEONARDI

* * *

LTRA questione è connessa all'arte di Paolo Romano. Vasari, ricordando il
libro del Filarete, chiama Paolo orafo esimio, autore, insieme con Niccolò
Della Guardia e Pietro Paolo da Todi, dei dodici Apostoli di argento che furono
in San Pietro nella cappella di Sant'Andrea, sino ai tempi del sacco di
Roma. Anche volendo dimenticare che il Filarete nomina Bagolo da Roma e
che nessun documento officiale o atto di privati riporta tale qualità del Mae-
stro ; dove, in Paolo Romano, la cura sapiente e particolare, la grazia squisita di chi fa
docile la gemma al bulino ; dove i giuochi sottili degli arabeschi, o, solamente, lo studio
decorativo ? Paolo, figliuolo di scalpellatore, artefice grosso egli stesso, educato in una città
quasi ancora straniera al movimento artistico del tempo, cercava le leggi della bellezza nelle
forme della decadenza romana: egli sicuro inoltrava lo scalpello nel marmo e a colpi forti
lo conduceva. Meno conoscendo l'opera del trapano profondava il ferro nella pietra, nel cavo
lo volgeva e lo girava più volte, generando quelle grosse fiamme elicoidali che, nelle sue
statue, fingono i riccioli intorno alle teste degli angioli e de' santi.

iorgio Vasari, nella prima edizione delle Vite, scrive che Paolo Romano
moriva di soli cinquantacinque anni. Non è possibile dimostrare l'asso-
luta verità di tale affermazione; certo nell'anno 1470, che senza grave
errore si può accettare come quello della morte, Paolo non doveva esser
vecchio. Tutti i figliuoli di lui sono in quel tempo minori di età ed
egli ha ancora un credito verso la nutrice di un altro suo figlio premor-
togli. Sono ancora vivi a quell'epoca Vavita, Caterina Mattei e Vavun-
culus, maestro Bonomo, da lui chiamato a tutelare l'erede ; 1 inoltre, il
padre di lui, Mariano, era tuttora vivo nel 1468, se forniva di piombo la Fabrica della chiesa
di San Marco per il tetto di quel palazzo.2 Nè basta: nel 1460 Paolo è rammentato sergente
d'arme, ■ e tale dignità conserva ancora dieci anni dopo, al tempo del suo testamento. I
sergenti d'arme non superarono mai il numero di quaranta, avevano tutti mazza e cavallo,

1 Vedi il testamento pubblicato dal Bertolotti {Ar-
chivio storico arch. ecc., anno Vili, voi. IV, fase. 70,
pag. 310-314.

2 II Muntz, nella seconda parte del Les Aris, ecc.,
riporta diversi pagamenti del 1468 fatti all'« honora-
bilis vir Marianus de Toccio de Urbe » per fornitura
di piombo per il palazzo di San Marco. Il Muntz avea
già sospettato (op. cit., fase. I, pag. 246) che Maria-
nus de Urbe altri non fosse se non il padre di Paolo.
Dopo la pubblicazione fatta dal Bertolotti (op. cit.,
pag. 293), di un documento del figliuolo di Paolo,
nel quale questi è detto q. Mariani tutii Taccone,
nessun dubbio più ci rimane. Nè ci deve poi mera-
vigliare la frase de Urbe : Mariano che era della pro-
vincia di Roma, e in Roma lavorava da ornai venti
anni, poteva ben dirsi romano. Poi i registri di con-

tabilità non han mai guardato tanto per il sottile.
Tutii equivale a tucci, perchè, come nota il Bertolotti,
sono entrambi diminuitivi di Sante. Un altro argo-
mento ci conferma nell' opinione che qui trattisi di
Mariano da Sezze, ed è l'attributo di « honorabilis
vir » che difficilmente veniva dato agli artisti e che
Paolo invece ha quasi sempre. Come suole, il vecchio
operaio,' arricchitosi , doveva esser divenuto intra-
prenditore. Poco più oltre Mariano doveva vivere,
non solo perchè la Fabrica non fa più menzione di
lui, ma anche perchè i documenti posteriori che ri-
guardano Paolo, pubblicati dal Bertolotti (op. cit.),
dicono : Paulus quondam Mariani.

3 Marini, Archiatri pontificii, P. II, pag. 154, nei
Ministeria et officia domus pontificalis TU IL
 
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