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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 3.1900

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Fasc. 1-4
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Miscellanea
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https://doi.org/10.11588/diglit.24145#0188

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MISCELLANEA

149

donna, per persuadersi che furono dipinti nello stesso Le relazioni furono sempre molto amichevoli tra una
tempo e dallo stesso pittore i ritratti del marito e Corte e l'altra. C'era tra le due principesse uno scam-
della moglie. Forse c'è troppa differenza tra le dimen- bio continuo di regali, e qualche volta Isabella d'Este
sioni dei due quadri, per accertare
che nella mente del pittore doves-
sero stare a riscontro ; ma può darsi
che quello della Tribuna, più pic-
colo, sia stato in altri tempi ta-
gliato.

E questo pittore, chi è? Non ci
serve affatto, per deciderlo, l'at-
tribuzione antica di ciascun quadro.
Quello della Galleria Pitti, attribuito
a Giacomo Francia, non ricorda in
alcun modo la fattura del detto pit-
tore ; e dall'altro fu tolto, qualche
tempo fa, il nome d'Andrea Man-
tegna: allora venne attribuito alla
scuola veronese. Il professore Ven-
turi crede che si possa parlare più
schiettamente e che il ritratto di
Elisabetta Gonzaga come quello del
duca siano di mano di Francesco
Bonsignori. Nella lunghezza di am-
bedue le faccie, nel vestito, del-
l'uomo specialmente, mi dice di ri-
conoscere la sua maniera quale ce
la mostra particolarmente un dise-
gno dell'Albertina. 1

Potrei limitarmi a riferire la sua
opinione così autorevole; ma, se
m'è vietato, per incompetenza, di
esprimere un giudizio mio proprio,
almeno posso spiegare quali ra-
gioni storiche vengano a confer-
mare quello del Venturi. Ad un pit-
tore urbinate non c'è da pensare,
poiché deve, ad evidenza, essere
escluso il Viti. Non sembra che Gui-
dobaldo abbia mai favoriti gli ar-
tisti, ordinando loro molti lavori:
perciò il suo ritratto non si trova Fig._ ^ _ Miniatura del codice Urb. lat> l766 nella Vaticana

mai nei quadri d'altare, mentre il

padre Federigo vi fu dipinto spesse volte. Bisogna mandò a prestito alla sua cognata un artista di cui
dunque credere che il duca ricorresse, per far ritrarre si aveva bisogno ad Urbino.1 Si può quasi accertare
sè stesso e la moglie, agli artisti della Corte di Mantova. che la cosa andò così per i ritratti del duca e della

1 Ecco che cosa scriveva il Venturi a proposito del ritratto
virile attribuito a Francesco Francia nel testo della pubblica-
cazione Braun La Galleria Pitti in Firenze (1891): « Questo
ritratto d'uomo è visto perfettamente di faccia, così che tutte
le linee del volto, dei capelli ricadenti sugli omeri e del ber-
retto che taglia triangolarmente la fronte sono in una rigo-
rosa simmetria. Il viso assai lungo, l'espressione di apatia,
ricordano un altro ritratto, quello della Tribuna degli Uffizi,
già attribuito erroneamente al Mantegna e dalla moderna cri-
tica al Bonsignori, e cioè il ritratto pure erroneamente sup-
posto d'Isabella d'Este. Entrambi sono ad evidenza di una
stessa mano, del Bonsignori veronese; la disposizione dei due

ritratti è uguale, così che, se non fossero di diversa dimen-
sione, potrebbero supporsi eseguiti per essere collocati a ri-
scontro 1' uno dell'altro, come due ritratti della stessa famiglia.
I capelli pioventi sugli omeri incorniciano nel medesimo modo
i due visi esageratamente lunghi ; e il paesaggio veronese del
fondo si solleva in entrambi i quadri sino alla linea delle guance
delle due teste. L'attribuzione al Francia non è sostenibile,
perchè questo pittore ha un colorito più smaltato, più forza
plastica, maggior fermezza di contorni e giustezza di propor-
zioni ».

1 Cfr. Luzio e Renier, Mantova e Urbino, 1893, spe-
cialmente a pag. 83.
 
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