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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 3.1900

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Fasc. 1-4
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Miscellanea
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https://doi.org/10.11588/diglit.24145#0200

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MISCELLANEA

161

Notizie del Belgio.

Esposizione delle opere delle scuole primitive
di pittura del Belgio e dei Paesi Bassi. — Il buon
successo delle esposizioni tenute negli ultimi anni ad
Amsterdam per Rembrandt, a Dresda per Cranach,
ad Anversa per Van Dyck, a Madrid per Velasquez,
alle quali seguirà prossimamente quella di Harlem per
Franz Halz, hanno stimolato un gruppo di uomini
politici e di studiosi belgi a radunare, in una pros-
sima esposizione, le pitture disperse dell'antica arte
gotica fiamminga. Il Comitato che, posto sotto l'alto
patronato di S. M. il re dei Belgi, ha per presidente
onorario il barone Van der Bruggen, ministro delle
belle arti, per presidente effettivo il Beernaert, pre-
sidente della Camera dei deputati e per segretario
l'editore P. Wytsman, ha deciso eli tenere l'esposizione
a Bruxelles e di tenerla aperta dal maggio al settem-
bre nelle sale del Museo di pittura moderna. Il Co-
mitato si rivolge a quanti posseggono di tali opere
invitandoli ad inviarle all'esposizione e a contribuire
così all'attuazione di un progetto di sommo interesse
per la storia dell'arte. Per tutta la durata dell'espo-
sizione i quadri saranno, da una delle grandi compa-
gnie del Belgio, assicurati contro l'incendio e gli altri
rischi eventuali. Per maggiori schiarimenti: signor
P. Wytsman, 79, Rue Neuve, Bruxelles.

Notizie da Venezia.

Due busti del Vittoria. — A completare la cro-
naca dell'anno testé finito noteremo fra i più recenti
e più pregevoli acquisti di queste Regie Gallerie i due
busti dello scultore trentino Alessandro Vittoria, qui
appresso riprodotti, importanti non solo per l'arte, ma
ancora per la storia veneziana. Si trova di essi notizia
nelle Iscrizioni veneziane del Cicogna.

A Monselice, il patrizio veneto Francesco Duodo
aveva iniziata la costruzione del Santuario delle Sette
Chiese, che fu poi compiuta dal nipote Pietro Duodo;
ed ivi Alvise, nipote di Pietro, ponendo mano ad im-
portanti restauri, per desiderio di onorare la memoria
degli avi, che furono gloriosi nei fasti della Repub-
blica, collocò, insieme con le iscrizioni, tre busti di
Francesco, di Domenico (che fu procurator di San
Marco) e di Pietro. Il Temanza li afferma scolpiti
tutti e tre dal Vittoria; ma, se nessun dubbiosi può
sollevare quanto ai primi due, i quali portano anche
la firma, non pare che le ragioni dello stile consen-
tano di assegnare all'illustre scultore il busto di Pietro
Duodo, opera di mediocre valore, che rimane tuttora
al posto ove fu collocato nel secolo xvn. Quelli in-
vece di Francesco e di Domenico, portati a Venezia,
furono dalla famiglia Balbi-Valier, erede dei Duodo,
venduti al Governo per le nostre Gallerie.

Sono stati collocati nella sala àe\Y Assunta, ai lati
del celeberrimo quadro, in condizioni molto adatte
perchè se ne possa ammirare il pregio veramente sin-
golare e riconoscerli fra i migliori di Alessandro Vit-
toria, del quale pur possediamo in tal genere più d' un
capolavoro, come i quattro busti che sono nel Semi-
nario patriarcale e gli altri due della Madonna dell'Orto,
opere tutte ove la vivezza d'espressione e di carat-
tere è congiunta ad una modellatura scrupolosa e
quasi perfetta.

Una tavola di Alvise Vivarini. — È stata questa
una scoperta non meno fortunata.

Nel Sestiere di Cannaregio, non lontano dalla Ma-
donna dell'Orto, era un tempo la Scuola di San Giro-
lamo, distrutta nella prima metà di questo secolo.
Racchiudeva sovrane opere di pittura : sull'altar mag-
giore un polittico di Alvise Vivarini (già semidistrutto
nella seconda metà del settecento) ; negli altri altari,
quadri di Palma il Giovane, e lungo le pareti varie
storie di San Girolamo dipinte da Alvise, da Giam-
bellino, dal Carpaccio ; nel soffitto, adorno d'intagli
quattrocentistici, era un tondo dello stesso Alvise, rap-
presentante il Padre Eterno. Di tutte queste opere non
rimangono che i due lavori del Carpaccio (rapiti e por-
tati nel 1838 a Vienna nella Galleria imperiale, dove
sono ascritti ancora al Carpaccio, benché molte ra-
gioni si accumulino per dirli del Sebastiani"! e il tondo
del Vivarini, che ritenevasi finora perduto, e fu trovato
poco tempo fa in una casa privata di Venezia, presso
gli eredi del pittore Gavagnin. Questa famiglia lo ri-
pete trasmesso dal detto pittore, il quale riferiva di
averlo veduto al suo posto nel 1822 e d'essere poi
stato testimone dello spostamento; quindi, se si nota
che trovasi memoria d' un solo Padre Eterno che il
Vivarini abbia dipinto con intento decorativo, e che
lo stile della sua ultima fase vi si ravvisa facilmente,
non pare si debba aver dubbio sull* identificazione di
quest' opera, acquistata ora dalla nostra Regia Gal-
leria.

Il Padre Eterno (su tavola d'abete, del diametro
di m. 1.62) è in mezza figura colossale, vestito di tu-
nica rossa e manto azzurro, colla destra levata in atto
di benedire e con un libro aperto nella sinistra. All'in-
giro sono teste alate di cherubini diurni. La grande
semplicità con cui è condotta la composizione, senza
abuso di accessori ingombranti, la posa solenne, il
volto sereno, la barba candida lunga, tutto un insieme
di figura olimpica dell'Eterno conferisce un carattere
ammirevole a quest' opera, la quale ha poi tutti i
pregi del disegno e del colore che manifesta nei la-
vori dell' ultimo periodo il maestro muranese.

•X* "X" "X"

La necessità di collocare il tondo del Vivarini ha
dato occasione a un felice mutamento nella Galleria.
La grande sala dei Primitivi aveva nel mezzo del ma-

L'Arte. Ili, 21.
 
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