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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 3.1900

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Fasc. 1-4
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Miscellanea
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https://doi.org/10.11588/diglit.24145#0217

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178

MISCELLANEA

* * *

Di Giuseppe Nicola Vicentino, collaboratore di An-
tonio da Trento, che il Vasari chiamò inesattamente
Joannicolo Vicentino, la raccolta conta pochissime
cose, fra le quali una riproduzione modificata del car-
tone di Raffaello: Ercole che soffoca il leone Nemeo,
che abbiamo già veduto riprodotto da Ugo Carpi.

Un'altra bella tavola di Giuseppe Nicola Vicentino
si ammira pure nella ricca Mostra e rappresenta L'Ado-
razione dei Magi in una complicata scena orientale po-
polata di animali esotici.

Del fiammingo Hendrick Goltzius, nato a Mulbrecht
nel 1558 e morto ad Haarlem nel 1617, abbiamo quattro
incisioni, fra le quali si notano tre fortissimi studi
di uomini vigorosi rappresentanti Plutone, Helios e
Marte. Non è a dire la forza del segno con cui ap-
paiono incisi que' corpi che sembrano profilati nell'ac-
ciaio, e la potenza della concezione e l'armonia del
rapporto dei fondi con le figure, e l'effetto delle tinte
metalliche sapientemente distribuite nei campi ellittici.

Alcune ragguardevoli opere anonime si ammirano
pure nella collezione, fra le quali mi piace ricordare
La Scienza, rappresentata in una delicata ed insieme
vigorosa figura muliebre, derivata dal Mazzuoli, elegante
nelle forme e nella nervosità delle movenze. Un'altra
opera ugualmente preziosa è il disegno d'una porta,
dovuto pure ad un anonimo del secolo xvi, che si
segna col monogramma N. B. (con tutta probabilità
Nicola Boldrini), meraviglioso per la forza delle tinte e
per l'armonia della composizione.

Bartolomeo Coriolano, ultimo incisore dell'epopea
artistica italiana, lavorò a Bologna tra gli anni 1630
e 1647. La raccolta possiede molte opere del distinto
artefice secentista, tra le quali mi piace ricordar le
migliori.

Codesto artista derivò quasi tutte le sue stampe da
Guido Reni, di cui fu efficacissimo traduttore. Ammi-
riamo di lui, nella Mostra odierna, L'Alleanza tra la
Pace e VAbbondanza in una gioconda scena di genere,
condotta nel 1642 ; un Gesù addormentato, largo nel
segno come un'opera berniniana; una madonnina trat-
tata con libertà barocca; quattro eleganti sibille, au-
stere e tristi, avvolte negli ampli svolazzi de'manti;
opere tutte lavorate su' cartoni del molle e sentimen-
tale Guido.

* * ■*

Antonio da Trento quando fuggi dallo studio del
Parmigianino, involando tutti i disegni e le stampe
appartenenti al suo maestro, lasciò queste ultime, come
avverte il Vasari, ad un suo amico di Bologna « con
animo forse di riaverle con qualche comodo ».

Da cotesto amico di Antonio, il Mazzuoli, in se-
guito potè ottenerne la restituzione, ma non così av-
venne però pe' disegni, che certamente Antonio ebbe
agio di portar via con sè. Codesti disegni, che il Par-

migianino, a dire del Vasari, non potè giammai riavere,
furono rinvenuti a Londra nel 1720 da Antonmaria
Zanetti (n. 1680 | 1757), tra gli avanzi della raccolta "di
lord Arundel, insieme con altri di mano dell'artista
medesimo. Essi erano contenuti in centotrenta carte
e furono acquistati e portati in Italia dal bravo Za-
netti, il quale ebbe cura d'intagliarli in legno alla
maniera di Ugo da Carpi, e di pubblicarli. Codesta
collezione di stampe, oggi rarissima, vide la luce a
Venezia nel 1749 col titolo: Raccolta di varie stampe
a chiaroscuro tratte dai disegni originali di Francesco
Mazzuola detto il Parmigianino e d'altri insigni autori.
Un'altra raccolta di facsimile de' disegni del pittore
parmigiano fu pubblicato senza titolo, ed una terza a
Venezia nel 1786, incisa da Antonio Faldoni.

Della prima edizione pubblicata dallo Zanetti, la
Mostra odierna possiede parecchie nitide stampe, tra
le quali ricorderò La Vergine col bimbo e San Gio-
vannino, attorniata dalle Virtù cardinali in sembianza
di donzelle romane. Codesta bellissima stampa, se-
gnata 1722, è veramente preziosa per la vaga idealità
delle forme pagane, per l'agile eleganza delle figure,
per la facilità dell'esecuzione, per la sapiente distri-
buzione della macchia, per la vivacità equilibrata delle
lumeggiature.

Ricorderò, per ultimo, nella bella Esposizione pa-
recchi disegni preparati per riprodurli in istampa, tra
i quali fanno bella mostra di sè una Diana di Fran-
cesco Mazzuoli, raffigurata da una fanciulla dalle forme
acerbe e gentili, e un gruppo di tre donne formose
panneggiate largamente ne' veli fluenti, delicato e fine.

Dobbiamo in verità augurarci che si moltiplichino
codeste mostre speciali, destinate a rimettere in luce
le minori, ma non meno pregevoli produzioni artisti-
che del genio italiano, acciocché possano contribuire
efficacemente alla coltura artistica del nostro popolo
e a guidare l'arte moderna, povera cieca adorna di
acconciature smaglianti, ornai sperduta tra gli sforzi
vani e contraddittori dell'eclettismo, alle antiche ori-
gini e alle antiche glorie.

* * *

Esodo di oggetti d'arte. — Il Museo del Louvre
ha acquistato recentemente un prezioso avorio della
raccolta Barberini, conosciuto ed apprezzato come un
esemplare rarissimo del genere.

Il delicato lavoro rappresenta un imperatore a ca-
vallo, ai piedi del quale una figura simbolica, la Terra,
leva le braccia ad offrir cloni al signore. Sul fondo,
dietro il gruppo equestre, si vede un persiano nel suo
costume caratteristico. Nella parte superiore del raro
cimelio, nel mezzo di un clipeo sostenuto da due an-
gioletti disposti come le vittorie alate nei sarcofagi
classici, appare il Cristo benedicente. Nella parte in-
feriore si vedono rappresentati i popoli dell'Asia e
dell'Africa recanti i tributi al sovrano, e a manca
 
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