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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 3.1900

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Fasc. 1-4
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Miscellanea
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https://doi.org/10.11588/diglit.24145#0219

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i8o

MISCELLANEA

con D. Giovanni Branciforti. L'opera barbarica fu,
infine, completata nei primi del secolo xix, al tempo
di D. Leopoldo di Borbone, il quale all'originario e
austero prospetto, decorato della rappresentazione
simbolica della Trinità, come narrano i cronisti, volle
sostituire un bruttissimo e volgarissimo pronao, co-
stituito di grossolane colonne d'ordine dorico, sorreg-
genti, senza alcun criterio estetico, una loggia, da ser-
vire alla famiglia reale, nel giorno solenne del Corpus
Domini. Nulla si salvò dai colpi sacrileghi della mano
riformatrice: le pure arcate ogive dell'interno, soste-
nute da colonne con capitello corinzio, perdettero il
loro contorno ; tutte le pareti furono impiastricciate di
stucco, e gli stessi capitelli delle colonne delle navate
e delle colonnine dell'abside, svelte ed elegantissime
nel loro doppio ordine, furono in parte smantellati,
per dar luogo ad un'altra forma in stucco dorato.
Quasiché ciò non bastasse, si tagliarono muri, se ne
alzarono dei nuovi sui,fianchi, si coprì l'intero soffitto
con finte vòlte, si aprirono finestre distruggendo le
bifore, si fabbricarono cappelle, si fece e si disfece,
insomma, alla cieca, sotto l'ossessione di tutto rimo-
dernare credendo di far bene.

L'attiguo chiostro, ricordante per la disposizione e
per la fattura quello di Monreale, fu abbandonato, e
si lasciò che il tempo e l'ignoranza degli uomini ac-
cumulassero macerie su macerie, in maniera che oggi
solo le due corsie a nord e a sud, ridotte scheletriche,
ne segnano l'esistenza.

* * *

Da un mese circa l'Ufficio regionale ha volto le
sue cure all'antica basilica. Certamente difficoltà ve
ne sono, e il restauro non potrà essere compiuto bre-
vemente, come sarebbe desiderio degli amanti del-
l'arte.

A mano a mano che i lavori procedono, si vede,
con gioia, risorgere la bella sepolta. Essa aveva la
stessa forma della cappella palatina, e forse era in
qualche parte decorata di mosaici, sebbene finora non
si sia trovata alcuna traccia. Si è messa a nudo la
parete della testata ad ovest, che ha uno spessore di
m. 1.40, e quelle della nave centrale e del muro nord;
si son distrutte le finte vòlte ed ora si va riparando
l'antico e bellissimo soffitto a due pioventi, dipinto
magnificamente con begli ornati moreschi a circoli, a
quadretti, a spirali, in cui predominano il rosso e il
bianco. Su alcune tavole si scorgono tracce di restauro,
il quale pare sia stato eseguito nel secolo xvi, perchè
su di una mensola si legge la data 1576. La decora-
zione è ricca sulle fodere dei grandi puntoni, come
nel palazzo Chiaramonte, e presenta vari stemmi gen-
tilizi, fra cui l'aragonese, appartenenti, com'io credo,
a quelle famiglie che lasciarono beni alla chiesa. Sul
muro, inoltre, ricorre una fascia stupenda, larga me-
tri 0.43, con lettere arabiche ornamentali. È stato ne-

cessario sostituire nuovi puntoni agli antichi, essendo
infraciditi e logori alle estremità, come anche biso-
gnerà ricostruire la parte mancante ad ovest del sof-
fitto centrale. Nelle pareti della navatina a nord si
sono scoperti i buchi, dentro cui eran collocate la
travi dell'antico soffitto distrutto, i quali serviranno
di norma per riabbassarlo com'era in origine. Inoltre,
sulla sommità dello stesso muro nord, si son trovate
le vestigia di una incanalazione dei primi tempi della
basilica, ed esteriormente, presso l'attuale porta mi-
nore, qualche frammento dell'antica porta laterale.

Ma è sperabile che si possano superare tutti gli
ostacoli e che il restauro venga completato. Alle de-
turpazioni interne si sono anche aggiunte le esteriori,
essendosi addossate alla chiesa, in questo secolo, case
e catapecchie, che bisognerebbe atterrare ; da ciò la
difficoltà di restaurare il muro sud.

* * *

Dell'arredamento sacro che doveva essere assai
prezioso, e delle opere d'arte dell'antica basilica, ap-
pena rimane qualche cosa, ma quasi tutto di tempi
posteriori alla fondazione. Incastrata nella parete sud
si vede una tribunetta, o cotta, come si diceva con
vocabolo greco, in marmo di Carrara, eseguita da un
buon ornatista del Quattrocento, ma poco pratico della
figura, rappresentante lo Sposalizio di Santa Caterina
(attribuita senza sufficienti ragioni dal Di Giovanni 1
a un Luca de Iacopino dictu lu Pìzu) ; una porticina
bellissima del Cinquecento nel muro nord, presso
l'abside; un gruppo in stucco della Pietà, forse opera
di Vincenzo Gagini, nella prima cappella a destra,
entrando dall'ingresso principale; e in quella attigua
del Quattrocento, la statua funebre di Francesco Maria
Perdicaro, del 1567. Nella sagristia, poi, oltre ad una
mitra del secolo xv ed una pianeta del xvi, si ammi-
rano una tavola raffigurante la Trinità, probabilmente
donata da Matteo Ayello, perchè ha i caratteri del
tempo, e nella parte inferiore conserva la iniziale go-
tica M., ed un altro quadretto interessantissimo con
la rappresentazione della Pietà, che a me sembra la-
voro fiammingo della fine del Quattrocento. Sono gli
ultimi avanzi di un'epoca felice, salvatisi miracolosa-
mente, che dimostrano ancora quanto dovesse essere
doviziosa la bella chiesa normanna.

Nicosia. Tribuna di Antonello Gagini. — Nicosia, fra
le tante opere d'arte del Cinquecento di cui va adorna,
possiede un capolavoro di Antonello Gagini, la grande
tribuna marmorea (m. 4.50 X 8-°° circa) nella chiesa
di Santa Maria Maggiore, la quale fu rifabbricata vi-
cino all'antica, di origine normanna, dopo il terre-
moto del 1757, riuscito tanto funesto a quella città.
La meravigliosa opera di Antonello, degna di stare a

1 La Sicilia artistica ed archeologica, 1888, pag. 9 e se-
guenti.
 
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