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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 3.1900

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Fasc. 5-8
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Venturi, Adolfo: I quadri di scuola italina nella galleria nazionale di Budapest
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https://doi.org/10.11588/diglit.24145#0249

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2 10

ADOLFO VENTURI

* * *

1 SALENDO la via Emilia, dalla Romagna a Parma, c'incontriamo in
un capolavoro, nella Madonna del Latte del Correggio, di un periodo
prossimo alla Notte di Dresda. Una gran luce avvolge le tre gra-
ziose figure della Vergine, del Bambino e di un angioletto, il quale,
fatto della tunichetta bianca un grembiulino, lo reca colmo di pere e
di mele, che offre al divin Fanciullo con la stesa manina. Questi si
attiene con la destra aperta al seno materno, e allunga la sinistra bra-
mosa del dono, mentre Maria con la destra posta delicatamente sul seno
sta in atto di porgere il latte al divin Figlio, con dolcissima compiacenza materna. La luce
scherza tra i biondi riccioli de' due bambini, schiara le belle carni d'avorio, batte sulle fronti
pure e sulle guancie fiorenti, sulle palpebre di Maria, sotto cui si fissano i grandi occhi amo-
rosi, e ne illumina il sorriso delle vivide labbra arcuate. Tutta quella luce sembra raccogliersi
entro il manto della Vergine, come in una conca di zaffiro. Il quadro è l'originale di quello
della Galleria dell'Ermitage, contrariamente a quanto parve al nostro amico Fritz Harck, 1
perchè nel dipinto di Pietroburgo l'impasto è g'rosso come non è mai nel Correggio, il rosso
è meno vivido, i capelli meno arieggiati, il chiaroscuro meno soave. Senz'alcun dubbio il
quadro dell'Ermitage è un'antica copia di questo quadro meraviglioso.

Il dipinto fu eseguito in un tempo prossimo al 1530, anno in cui il pittore delle Grazie
compì la Madonna della Scodella; e per la vivezza del colorito precede cronologicamente
l'altra Madonnina esistente nella National Gallery di Londra, dov'è espressa pure la gioia
della maternità, negli occhi chiari, socchiusi per la dolcezza dell'affetto, nel sorriso con cui
guarda il Bambino, fiore di bellezza, bianco, con occhi azzurrini, i capelli biondi e le labbra
di rosa. Ma il colore è attenuato qui, il rosso è sbiadito, il violetto è chiaro ; mentre nella
Madonna del Latte l'intonazione è forte e splendente.

Della scuola di Parma la Galleria possiede anche un quadretto di Girolamo Mazzola,
non di Francesco Parmigianino, a cui è attribuito. Rappresenta una Sacra Famiglia con San
Francesco, ed è pittura pulita, raffinata, preziosetta, che, al paragone di quelle di Francesco
Mazzola, sembra biscuit rispetto al marmo. Il divin Bambino, già vispo giovinetto, pettinato
signorino, stende all'indietro la sua sinistra mano per prendere le ciliegie dalla palma della
Vergine, che ha un'espressione ricercata di abbandono ; San Giuseppe, vecchio ardito, con
una testa da satiretto, par che additi ai lontani la Madre de' fedeli, mentre San Francesco,
incantato fraticello, smorto in viso, leva gli occhi da un libro aperto per fissarli in quelli della
sua Regina.

Con questo quadretto, e in generale con l'arte di Girolamo Mazzola, che fu pure detto
il Parmigianino, sembra chiudersi la tradizione correggesca. Essa pare pietrificarsi nell'arte di
questo maestro, che mantiene la disposizione correggesca della composizione anche nella linea
trasversa disegnata dalle figure parallela alla diagonale del quadro, ma fa tacere le armonie
del colore. Tacciono pure nella pittura ascritta a Lelio Orsi da Novellara (n. 479), tutta simile
alla Mansuetudine della Galleria di Vienna; soltanto che quivi nelle braccia della donna inchina
c'è un agnello, e nel nostro un bambino dormiente. Lelio Orsi è un pittore differente sì dal-
l'autore di questo quadro di Budapest, sì dall'altro simile di Vienna, avendo quegli fuse insieme
due forme pittoriche che sembravano inconciliabili tra loro, quelle del Correggio con le altre
di Michelangelo. E fu ibrida mescolanza la sua!

1 In Repertormm fùr Kunstwissenschaft.
 
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