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ADOLFO VENTURI
a scuola veneziana inizia la esposizione de'suoi esemplari con un'opera di Carlo
Crivelli, una Madonna bionda, giovinetta pensosa e pudica, che ha circondato
il capo da corona e da nimbo, e coperto da un velo e da un drappo che s'apre,
come mosso dal vento, a mostrare la testa divina. Il suo corpo è avvolto da
un manto, che sembra una lamina d'oro sbalzata, ricca di ornamenti rilevati
come a sbalzo, arricciolati, a gotiche reminiscenze, con melograne, pellicani e anitre. Ella
tiene il picciuolo d'una grossa mela, che il Bambino sostiene sulla palma della sinistra, e tocca
con due dita della destra, come se volesse benedire quel frutto della terra. Dietro alla Vergine
cade una stoffa violetta, fissata in alto da lacciuoli con cannelline metalliche ; la base del trono
è a scompartimenti di porfido e serpentino, il piano di marmo rosso, la parete dietro il trono
dorata e graffita. Reca la scritta :
OPVS • CAROLI • CRIVELLI • VENETI.
Come Frate Francesco da Negroponte, che evidentemente s'ispirò alla scuola dello Squar-
cione, a giudicare dai bassirilievi del ricchissimo trono della Vergine, nella sua pala d'altare
in San Francesco della Vigna in Venezia, così il Crivelli imparò dalla scuola dello Squar-
cione tutto ciò che è ricchezza e sfarzo e magnificenza. Pare che lo Squarcione ricamatore
abbia ispirato il Crivelli a scegliere broccati e damaschi per le sue Madonne ; a ornarle di
ori, di vezzi di perle e di gemme. Lo Schiavone dalmata, l'apparatore magnifico Frate Fran-
cesco da Negroponte, l'arcaistico Pizzolo, il sottile pittor miniatore Bernardo Parenzano,
il semplice muranese Bartolomeo Vivarini, lo smaltato e metallico Crivelli, lo scontorto Marco
Zoppo, il ferreo Cosmè Tura trovano poi nel marmoreo Mantegna il prototipo dei loro ideali.
Il ricamatore Squarcione negli industriosi e ricchi ornamenti, come nell'amore della bellezza
e del ritmo classici, sta nell'anima di tutta quell'arte rinnovata e splendente, diffusa dagli
uomini accorsi alla sua scuola da Negroponte, isola dell'Egeo, dalla Dalmazia, da Parenzo
nell'Istria, dalla laguna veneta, dalla capitale degli Estensi, dalla dotta Bologna. Certo il
Crivelli, che portò poi nelle Marche l'arte veneziana rinnovata al soffio della terraferma,
mantenne anche più tardi i ricordi squarcioneschi, e pure in questo quadro li rivela nel
disegno delle estremità legate ai polsi e alle giunture. E probabile che quest' opera fosse
eseguita in un tempo prossimo alla Madonna del Museo Lateranense (anno 1482) e al trittico
della Vergine col Bambino e quattro santi della Galleria di Brera, eseguito nell'anno stesso
per una chiesa di Camerino. Quest'ultima pittura ci mostra la Madonna seduta in trono, il
quale si rileva pure, nello stesso modo della nostra, sopra un fondo di parete con fioroni,
e tra i fioroni ce ne sono alcuni identici ne' due quadri, come cavati da una stessa stampa.
Tale ed altre particolarità comuni ai due quadri ci permettono di assegnare al nostro la data
approssimativa del 1482.
Presso questo quadro, ecco Gentile Bellini con il ritratto di Caterina Cornaro, maestosa
figura di regina, avvolta in una rete di catenelle, col velo disposto come un elmo a visiera
alzata sul capo, tutta coperta di perle e di rubini, con vesti a ricami e a intrecciature: una
cuffia a laccetti annodati le copre il capo, un diadema azzurro vi gira intorno coi gruppi
di Salomone, e una catenina d'oro lo traversa; tra il diadema e la cuffia s'imposta la regale
corona gemmata. Collane di perle s'intersecano sul collo con una catena che cade sul seno,
con un cornetto incastonato e una grossa perla a ciondolo. Il quadro dovette essere eseguito
qualche tempo dopo il 1500, in cui Gentile Bellini raffigurò la Regina di Cipro nella scena
del miracolo della croce caduta nell'acqua senza sprofondarsi, così che fu ricuperata dal
guardiano della scuola di San Giovanni Evangelista in Venezia. Questa memorabile scena
ADOLFO VENTURI
a scuola veneziana inizia la esposizione de'suoi esemplari con un'opera di Carlo
Crivelli, una Madonna bionda, giovinetta pensosa e pudica, che ha circondato
il capo da corona e da nimbo, e coperto da un velo e da un drappo che s'apre,
come mosso dal vento, a mostrare la testa divina. Il suo corpo è avvolto da
un manto, che sembra una lamina d'oro sbalzata, ricca di ornamenti rilevati
come a sbalzo, arricciolati, a gotiche reminiscenze, con melograne, pellicani e anitre. Ella
tiene il picciuolo d'una grossa mela, che il Bambino sostiene sulla palma della sinistra, e tocca
con due dita della destra, come se volesse benedire quel frutto della terra. Dietro alla Vergine
cade una stoffa violetta, fissata in alto da lacciuoli con cannelline metalliche ; la base del trono
è a scompartimenti di porfido e serpentino, il piano di marmo rosso, la parete dietro il trono
dorata e graffita. Reca la scritta :
OPVS • CAROLI • CRIVELLI • VENETI.
Come Frate Francesco da Negroponte, che evidentemente s'ispirò alla scuola dello Squar-
cione, a giudicare dai bassirilievi del ricchissimo trono della Vergine, nella sua pala d'altare
in San Francesco della Vigna in Venezia, così il Crivelli imparò dalla scuola dello Squar-
cione tutto ciò che è ricchezza e sfarzo e magnificenza. Pare che lo Squarcione ricamatore
abbia ispirato il Crivelli a scegliere broccati e damaschi per le sue Madonne ; a ornarle di
ori, di vezzi di perle e di gemme. Lo Schiavone dalmata, l'apparatore magnifico Frate Fran-
cesco da Negroponte, l'arcaistico Pizzolo, il sottile pittor miniatore Bernardo Parenzano,
il semplice muranese Bartolomeo Vivarini, lo smaltato e metallico Crivelli, lo scontorto Marco
Zoppo, il ferreo Cosmè Tura trovano poi nel marmoreo Mantegna il prototipo dei loro ideali.
Il ricamatore Squarcione negli industriosi e ricchi ornamenti, come nell'amore della bellezza
e del ritmo classici, sta nell'anima di tutta quell'arte rinnovata e splendente, diffusa dagli
uomini accorsi alla sua scuola da Negroponte, isola dell'Egeo, dalla Dalmazia, da Parenzo
nell'Istria, dalla laguna veneta, dalla capitale degli Estensi, dalla dotta Bologna. Certo il
Crivelli, che portò poi nelle Marche l'arte veneziana rinnovata al soffio della terraferma,
mantenne anche più tardi i ricordi squarcioneschi, e pure in questo quadro li rivela nel
disegno delle estremità legate ai polsi e alle giunture. E probabile che quest' opera fosse
eseguita in un tempo prossimo alla Madonna del Museo Lateranense (anno 1482) e al trittico
della Vergine col Bambino e quattro santi della Galleria di Brera, eseguito nell'anno stesso
per una chiesa di Camerino. Quest'ultima pittura ci mostra la Madonna seduta in trono, il
quale si rileva pure, nello stesso modo della nostra, sopra un fondo di parete con fioroni,
e tra i fioroni ce ne sono alcuni identici ne' due quadri, come cavati da una stessa stampa.
Tale ed altre particolarità comuni ai due quadri ci permettono di assegnare al nostro la data
approssimativa del 1482.
Presso questo quadro, ecco Gentile Bellini con il ritratto di Caterina Cornaro, maestosa
figura di regina, avvolta in una rete di catenelle, col velo disposto come un elmo a visiera
alzata sul capo, tutta coperta di perle e di rubini, con vesti a ricami e a intrecciature: una
cuffia a laccetti annodati le copre il capo, un diadema azzurro vi gira intorno coi gruppi
di Salomone, e una catenina d'oro lo traversa; tra il diadema e la cuffia s'imposta la regale
corona gemmata. Collane di perle s'intersecano sul collo con una catena che cade sul seno,
con un cornetto incastonato e una grossa perla a ciondolo. Il quadro dovette essere eseguito
qualche tempo dopo il 1500, in cui Gentile Bellini raffigurò la Regina di Cipro nella scena
del miracolo della croce caduta nell'acqua senza sprofondarsi, così che fu ricuperata dal
guardiano della scuola di San Giovanni Evangelista in Venezia. Questa memorabile scena