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ADOLFO VENTURI
futi; quanta oris maiestate! qua totìus corporis pulchritudine! Nella casa dei Cornare- forse
il Vasari vide l'effigie di Caterina, tra le altre dei Bellini, e l'attribuì al padre di questi,
mentre, come c'insegna il Colbertaldi, 1 la dipinse uno scolaro di Squarcione, « Dario di
Treviso pittor chiarissimo ».
Il ritratto della Galleria di Budapest appartiene certamente a Gentile Bellini, il cui nome
è vantato in una iscrizione apposta nel quadro stesso, per averne riprodotta la magna per-
sona in così piccola tabella.
CORNELIA GENVS • NOMEN FERO
VIRGINIS QVAM SYNA SEPELIT
VENETVS FILIAM ME VOCAT SE-
NATVS: CYPRVSQ(^) SERVIT NOVEM
RE&NOR(««*) SEDES • QUANTA SIM
VIDES, SED BELLINI MANVS
GENTILIS MAIOR • QVAE ME TAM
BREVI EXPRESSIT TABELLA .
Appartiene agli ultimi anni dell'artista, come si può determinare ricordando che Caterina
Cornaro nacque nel 1454, e che qui si presenta in età superiore ai cinquanta anni. E poi
che Gentile Bellini morì nel 1507, può ritenersi che il quadro sia stato eseguito verso questo
anno. La regina ha perduta la bellezza, che faceva dire al popolo, secondo quanto narra il
Giblet, 2 essere ritornata Venere a Cipro. Anche il Sanudo, 3 vedendola (quando, lasciato
il regno, rediva in patria) vestita di velluto nero, con velo in testa, con gioie alla cipriotta,
« è bella donna! » esclamò. Gli anni non rispettarono la sua bellezza; e i fini lineamenti sono
alterati dalla grassezza. Gentile Bellini non l'adulò. Se Giacomo re di Cipro, vedendo il
ritratti), dslla mino di Dario da Treviso, di Caterina Cornaro sua fidanzata, inviatogli da
Senato, poteva dire di non aver mai veduto fanciulla più bella; noi innanzi a questo ritratto
difficilmente potremo comprenderne la fama del suo splendore, ricostruirne la vita avven-
turosa, sognarla nel fondo dei boschetti asolani. Forse il Giorgione, nel ritratto che, al dire
del Vasari, eseguì di Caterina Cornaro, seppe riflettere sul suo volto gli ultimi bagliori del
tramonto; ma Gentile Bellini ci rese la precoce vecchiaia, la formosità sfiorita, e la stan-
chezza invadente quel simulacro della regina di Cipro, di Gerusalemme e d'Armenia.
A riscontro del ritratto splenderebbe, se il restauro non l'avesse guasto, l'altro del
doge Agostino Barbarigo, attribuito a Giambellino ; alla figura sottilmente disegnata della
Cornaro si contrapporrebbe questo colorato con tanta vivacità; ma oggi si può soltanto
ammirare il corno ducale di broccato e il bel manto d'oro tessuto a fiorami coi relativi
alamari. Tutto il resto è ridipinto, finanche il paese che si scorge al di là d'una finestra.
Sotto la maschera del volto, ancora qua e là si intravvede il colore delle carni vivide ; così
come in un mucchio di rovine si può trovare qualche traccia degl' intonachi che splendevano
un tempo nelle sale del palazzo superbo.
Un altro ritratto, che reca il nome di Sebastiano Del Piombo, benché guasto oltremodo,
lascia riconoscere la magica arte del suo autore: Giorgione! E una figura dai grandi sdegnosi
occhi d'un azzurro intenso, dalle labbra sarcastiche, dalla destra chiusa sul petto entro lo
sparato dell'abito, la quale par che ne segni la veemenza dell'uomo. Spicca sopra una tenda
verde col suo berrettone nero; gli scuri capelli castani incorniciano l'accesa testa rettango-
larmente squadrata ; il candore vivissimo della camicia con lo scollo a ricami, a piegoline
1 R. Biblioteca Marciana. It. ci. VII, cod. 925-928.
2 Historie de' re Lusigiiaui. Bologna, 1647.
3 / Diarii. Venezia, tip. Visentini.
ADOLFO VENTURI
futi; quanta oris maiestate! qua totìus corporis pulchritudine! Nella casa dei Cornare- forse
il Vasari vide l'effigie di Caterina, tra le altre dei Bellini, e l'attribuì al padre di questi,
mentre, come c'insegna il Colbertaldi, 1 la dipinse uno scolaro di Squarcione, « Dario di
Treviso pittor chiarissimo ».
Il ritratto della Galleria di Budapest appartiene certamente a Gentile Bellini, il cui nome
è vantato in una iscrizione apposta nel quadro stesso, per averne riprodotta la magna per-
sona in così piccola tabella.
CORNELIA GENVS • NOMEN FERO
VIRGINIS QVAM SYNA SEPELIT
VENETVS FILIAM ME VOCAT SE-
NATVS: CYPRVSQ(^) SERVIT NOVEM
RE&NOR(««*) SEDES • QUANTA SIM
VIDES, SED BELLINI MANVS
GENTILIS MAIOR • QVAE ME TAM
BREVI EXPRESSIT TABELLA .
Appartiene agli ultimi anni dell'artista, come si può determinare ricordando che Caterina
Cornaro nacque nel 1454, e che qui si presenta in età superiore ai cinquanta anni. E poi
che Gentile Bellini morì nel 1507, può ritenersi che il quadro sia stato eseguito verso questo
anno. La regina ha perduta la bellezza, che faceva dire al popolo, secondo quanto narra il
Giblet, 2 essere ritornata Venere a Cipro. Anche il Sanudo, 3 vedendola (quando, lasciato
il regno, rediva in patria) vestita di velluto nero, con velo in testa, con gioie alla cipriotta,
« è bella donna! » esclamò. Gli anni non rispettarono la sua bellezza; e i fini lineamenti sono
alterati dalla grassezza. Gentile Bellini non l'adulò. Se Giacomo re di Cipro, vedendo il
ritratti), dslla mino di Dario da Treviso, di Caterina Cornaro sua fidanzata, inviatogli da
Senato, poteva dire di non aver mai veduto fanciulla più bella; noi innanzi a questo ritratto
difficilmente potremo comprenderne la fama del suo splendore, ricostruirne la vita avven-
turosa, sognarla nel fondo dei boschetti asolani. Forse il Giorgione, nel ritratto che, al dire
del Vasari, eseguì di Caterina Cornaro, seppe riflettere sul suo volto gli ultimi bagliori del
tramonto; ma Gentile Bellini ci rese la precoce vecchiaia, la formosità sfiorita, e la stan-
chezza invadente quel simulacro della regina di Cipro, di Gerusalemme e d'Armenia.
A riscontro del ritratto splenderebbe, se il restauro non l'avesse guasto, l'altro del
doge Agostino Barbarigo, attribuito a Giambellino ; alla figura sottilmente disegnata della
Cornaro si contrapporrebbe questo colorato con tanta vivacità; ma oggi si può soltanto
ammirare il corno ducale di broccato e il bel manto d'oro tessuto a fiorami coi relativi
alamari. Tutto il resto è ridipinto, finanche il paese che si scorge al di là d'una finestra.
Sotto la maschera del volto, ancora qua e là si intravvede il colore delle carni vivide ; così
come in un mucchio di rovine si può trovare qualche traccia degl' intonachi che splendevano
un tempo nelle sale del palazzo superbo.
Un altro ritratto, che reca il nome di Sebastiano Del Piombo, benché guasto oltremodo,
lascia riconoscere la magica arte del suo autore: Giorgione! E una figura dai grandi sdegnosi
occhi d'un azzurro intenso, dalle labbra sarcastiche, dalla destra chiusa sul petto entro lo
sparato dell'abito, la quale par che ne segni la veemenza dell'uomo. Spicca sopra una tenda
verde col suo berrettone nero; gli scuri capelli castani incorniciano l'accesa testa rettango-
larmente squadrata ; il candore vivissimo della camicia con lo scollo a ricami, a piegoline
1 R. Biblioteca Marciana. It. ci. VII, cod. 925-928.
2 Historie de' re Lusigiiaui. Bologna, 1647.
3 / Diarii. Venezia, tip. Visentini.