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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 3.1900

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Fasc. 5-8
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Venturi, Adolfo: I quadri di scuola italina nella galleria nazionale di Budapest
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https://doi.org/10.11588/diglit.24145#0275

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236

ADOLFO VENTURI

Di Bernardino Licinio è un ritratto di donna, che ricorda per il tipo quelle del Palma
Vecchio; ma è secca pittura, dai contorni intagliati, dagli scuri addentrameli delle vesti,
con una mano grossa e dalle dita grosse e tondeggianti. Al Torbido è assegnato un dipinto
di un cattivo seguace di Paolo Veronese (n. no); alla scuola del Tiziano una bella testa
muliebre dagli occhi azzurri, i capelli biondi, le guance rosate, la veste bianca (n. 112); al
Veronese una Deposizione, che per le lunghe, tirate proporzioni delle figure e le carni am-
maccate ricorda piuttosto lo Zelotto. Di Iacopo Bassano c'è uno dei soliti quadri: un pastore
dormiente, un asino, un cane, un cavallo bianco, pecore all'abbeveratoio, una mandra di buoi
e un fanciullo: tutti gli animali, benché siano studiati dal vero, non hanno la intensità ecces-
siva del colore con cui sono riprodotti dall'artista i suoi studi dalla natura. È ascritto pure
a Giacomo Bassano un ritrattone di vecchio, dall'alta fronte, le sopracciglia folte, i peli che
sembrano spinosi, il collo forte e la lunga barba. Il fierissimo vecchio poteva bene servire
a modello per un San Girolamo.

Non citiamo le altre cose di conto molto minore, per saltare a piedi pari al Seicento
che ci offre i baccanali del Carpioni,1 e al Settecento che ci presenta le curiose vedute fio-
rentine interpretate alla veneziana dal Bellotto (nn. 645 e 647), le altre de' dintorni di Ve-
nezia del Guardi, i paesaggi dello Zuccarelli (nn. 650 e 652), e per arrestarci innanzi al
solenne San Fernando del Tiepolo, al grandioso alfiere, sul cavallo bianco dalla scura cri-
niera: egli agita al vento la sua bandiera bianca e rossa, mentre abbassa la spada, come
per inchinarsi al Dio delle vittorie.

* * *

RA i quadri della scuola umbra, ben poco rappresentata nella Galleria
di Budapest, vi è l'aggranchiato Nicolò da Foligno, con la immagine
consueta di San Bernardino, eseguita forse per uno stendardello : saggio
questo dell'arte dell'umbro pittore, che derivò le forme dell'arte sua
principalmente da Benozzo Gozzoli. E il pittore delle scene elegiache
della Pietà, e sembra, a traverso quelle figure, un selvaggio che pro-
rompa in urla innanzi al Cristo morto : le labbra delle sue figure hanno
contrazioni spasmodiche, le loro capigliature si agitano e serpeggiano
e le loro mani divengono raffi. Un biografo di Nicolò da Foligno, Frenfanelli Cibo, per spie-
garci quell'arte, resuscita i ricordi delle congiure e delle rivoluzioni di popolo a Foligno :
ghibellini tumultuanti nella piazza, le insegne papali atterrate, Corrado Trinci e i suoi due
figliuoli fatti strangolare da Eug'enio IV nella rocca di Soriano. Noi, che alle ragioni poli-
tiche non diamo un gran peso, quando si tratti di spiegare una forma d'arte, notiamo che
la scuola pittorica nata negli erti gioghi di Gubbio, e tutta la pittura umbra rappresentata
da Nicolò Alunno prima che fiorissero il Perugino, il Pinturicchio e Fiorenzo di Lorenzo, è
generalmente d'una semplicità volgare e di un naturalismo forzato. E tutta un'arte campa-
gnuola, di figurinai bene accetti ne' conventi dell'Umbria. Il San Bernardino della Galleria
di Budapest ne è un saggio : è una delle figure di Nicolò da Foligno, magre, allampanate,
tratte da una turba di gente tribolata, corrucciata, meschina, qualche volta feroce.

La Galleria di Budapest conserva anche quattro brutti cherubini, di un tardo seguace
del Perugino, non dello Spagna, cui sono attribuite quelle teste, tonde zucche tra ali vario-
pinte. Neppure al Pinturicchio può assegnarsi il frammento della Madonna col Bambino su
fondo d'oro, entro una mandorla limitata da una zona sparsa di angioli esialati. Si riconosce
qui pure uno scolaro del Perugino, nella forma tonda delle teste delle figure, nelle carni a

1 Del Seicento la Galleria vanta un'opera, per fattura e sentimento veramente moderna, di Domenico Feti.
 
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