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ENRICO MAUGE RI
* * *
A scultura che segna il suo passaggio alla seconda maniera è il gruppo
della chiesa di Sant'Agostino, rappresentante la Madonna seduta col
Bambino e Sant'Anna, il cui marmo ha ora acquistato una patina nero-
gnola. Il Cristo nudo, sorridendo sulle ginocchia materne, tiene le
gambe sovrapposte e le braccia tese verso sinistra, come se lo vinca
un moto istantaneo di affetto. La Vergine ha la solita faccia stereoti-
pata della più parte delle scolture classiche, dai capelli ondulati con
grazia sulla fronte, e le vesti piegate sobriamente sono disposte in
modo che pare lascino trasparire le membra. Sant'Anna, seduta alla sua sinistra, è d'una grande
verità realistica; ella è coperta di lunga tunica a cappuccio; ha le rughe facciali profonde ed
espressive, il mento sporgente, e cinge affettuosamente col braccio destro le spalle della Ma-
donna, mentre con la mano sinistra pare voglia carezzare i piedini del Bambino. Sul plinto
si leg'ge: Andreas de Monte Sansavino faciebat, e su] piedistallo:
le su Deo Deiq. Fi Ho Mairi
Virgiui Annae Aviae Maternae
Io: Coricius ex Germanis
Lucumburg. prot. Apost DDD
Perpetuo sacrificio doteni
Vasa vestes tribuit 1512.
Questa scoltura, sebbene risenta dell'imitazione del celebre cartone di Leonardo, ha forme
disinvolte e libere. Spira attorno ad essa un'aura dolce e soave di mistero, e nello stesso
tempo la scena si presenta grandiosa, di forma monumentale e solenne. Vi risalta sempre lo
stesso concetto di Andrea, il quale, inamorato, com'era, passionatamente dell'arte antica, non
si allontana punto dai suoi canoni, e sa rivestire le gentili imagini cristiane delle graziose e
leggiadre forme pagane. Compenetrato pienamente di questo ideale d'arte, dimenticò l'espres-
sività del soggetto, ed è per questo che nessun sentimento cristiano si trova nelle sue figure.
Questo lavoro fu eseguito dal Sansovino nel 1512 per commissione d'un forestiero,
allora residente in Roma, il protonotaro lussemburghese Giovanni Goritz, chiamato dal Muntz
romano di cuore e di costumi, ed entusiasta dell' antichità, 1 e suscitò tanti e tali entusiasmi
che i numerosi amici di costui, tutti devoti alle Muse, fecero a gara per offrirgli i migliori
versi, i quali furono raccolti, nel 1524, sotto il titolo di Coryciana. 2 II volume, la cui edizione
oggi è divenuta assai rara, è preceduto da una prefazione di Blossio Palladio, ed è distri-
buito in tre parti, che prendono il nome rispettivamente di Epigrammata, Hymni e Annales
Dies. Sono versi la maggior parte altosonanti e vuoti, aridi o retorici, degni tutt'al più, come
ben dice lo Gnoli, di seminaristi. 3 II Sansovino è chiamato coi più ampollosi titoli, come
Felix artificis labor diserti—ano tecum statuae, poema, et auctor terra-rum celebrabitur per
orbem—felida marmerà felix sculptor, e la sua opera è paragonata con quelle fidiache e
prassiteliche. Riporto, per darne un esempio, i seguenti epigrammi, uno di Antonio Cippi
e l'altro di un tal Petrasanta:
Mirari statuas Cory ti non desinit unquam
Qui dextram artificis novit, et inde ttiam
Navi sua Praxitelem, Rhodios quoque vincere tentat,
Et tua Romanum curii pietate dectis.
1 Raphael. Paris 1886, pag. 297.
2 Romae, apud Ludovicum Vicentinum et Lauti-
tium Perusinum. Mense Julio, 1524.
3 Rivista d'Italia, 1898.
ENRICO MAUGE RI
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A scultura che segna il suo passaggio alla seconda maniera è il gruppo
della chiesa di Sant'Agostino, rappresentante la Madonna seduta col
Bambino e Sant'Anna, il cui marmo ha ora acquistato una patina nero-
gnola. Il Cristo nudo, sorridendo sulle ginocchia materne, tiene le
gambe sovrapposte e le braccia tese verso sinistra, come se lo vinca
un moto istantaneo di affetto. La Vergine ha la solita faccia stereoti-
pata della più parte delle scolture classiche, dai capelli ondulati con
grazia sulla fronte, e le vesti piegate sobriamente sono disposte in
modo che pare lascino trasparire le membra. Sant'Anna, seduta alla sua sinistra, è d'una grande
verità realistica; ella è coperta di lunga tunica a cappuccio; ha le rughe facciali profonde ed
espressive, il mento sporgente, e cinge affettuosamente col braccio destro le spalle della Ma-
donna, mentre con la mano sinistra pare voglia carezzare i piedini del Bambino. Sul plinto
si leg'ge: Andreas de Monte Sansavino faciebat, e su] piedistallo:
le su Deo Deiq. Fi Ho Mairi
Virgiui Annae Aviae Maternae
Io: Coricius ex Germanis
Lucumburg. prot. Apost DDD
Perpetuo sacrificio doteni
Vasa vestes tribuit 1512.
Questa scoltura, sebbene risenta dell'imitazione del celebre cartone di Leonardo, ha forme
disinvolte e libere. Spira attorno ad essa un'aura dolce e soave di mistero, e nello stesso
tempo la scena si presenta grandiosa, di forma monumentale e solenne. Vi risalta sempre lo
stesso concetto di Andrea, il quale, inamorato, com'era, passionatamente dell'arte antica, non
si allontana punto dai suoi canoni, e sa rivestire le gentili imagini cristiane delle graziose e
leggiadre forme pagane. Compenetrato pienamente di questo ideale d'arte, dimenticò l'espres-
sività del soggetto, ed è per questo che nessun sentimento cristiano si trova nelle sue figure.
Questo lavoro fu eseguito dal Sansovino nel 1512 per commissione d'un forestiero,
allora residente in Roma, il protonotaro lussemburghese Giovanni Goritz, chiamato dal Muntz
romano di cuore e di costumi, ed entusiasta dell' antichità, 1 e suscitò tanti e tali entusiasmi
che i numerosi amici di costui, tutti devoti alle Muse, fecero a gara per offrirgli i migliori
versi, i quali furono raccolti, nel 1524, sotto il titolo di Coryciana. 2 II volume, la cui edizione
oggi è divenuta assai rara, è preceduto da una prefazione di Blossio Palladio, ed è distri-
buito in tre parti, che prendono il nome rispettivamente di Epigrammata, Hymni e Annales
Dies. Sono versi la maggior parte altosonanti e vuoti, aridi o retorici, degni tutt'al più, come
ben dice lo Gnoli, di seminaristi. 3 II Sansovino è chiamato coi più ampollosi titoli, come
Felix artificis labor diserti—ano tecum statuae, poema, et auctor terra-rum celebrabitur per
orbem—felida marmerà felix sculptor, e la sua opera è paragonata con quelle fidiache e
prassiteliche. Riporto, per darne un esempio, i seguenti epigrammi, uno di Antonio Cippi
e l'altro di un tal Petrasanta:
Mirari statuas Cory ti non desinit unquam
Qui dextram artificis novit, et inde ttiam
Navi sua Praxitelem, Rhodios quoque vincere tentat,
Et tua Romanum curii pietate dectis.
1 Raphael. Paris 1886, pag. 297.
2 Romae, apud Ludovicum Vicentinum et Lauti-
tium Perusinum. Mense Julio, 1524.
3 Rivista d'Italia, 1898.