ANDREA SANSO VINO E I SUOI SCOIAR! IN ROMA
OPO il 1512 il Sansovino si recò a Loreto ed ivi stette fino al 1529, data
della sua morte, tutto occupato nella decorazione della Santa Casa, archi-
tettata da Bramante.1 Fra i molti scultori che vi collaborarono, il Baldi-
nucci2 nota un tal Domenico Lamia o Aimo, detto il Bologna, e i fratelli
ferraresi frate Aurelio e Girolamo Lombardi, aggiungendo che costui fu
scolare di Andrea ed il migliore che abbia avuto.3 Altri, fra i suoi allievi,
citano, oltre a Jacopo Latti, Raffaello da Montelupo, Francesco da San-
gallo (f 1575), Nicolò dei Pericoli, detto il Tribolo (1485-1550), Simone Cioli, Domenico da
Montesansavino, Lionardo del Tasso (1465-1500) e suo fratello Zenobi, Alfonso Lombardo,
chiamato anche Cittadella,4 Properzia dei Rossi, Francesco Mosca e un Ranieri da Pietra-
santa. 5
E certo che molte opere, sparse qua e là nelle chiese di Roma, manifestano come il
Sansovino abbia lasciato qui una numerosa scuola, la quale, sebbene talvolta non sia priva
di pregi, non ebbe una grande floridezza e non si rese mai degna del maestro. Fatta eccezione
di Jacopo Tatti, che ben presto abbandonò le orme di Andrea per darsi tutto a Michelangelo,
gli altri, bisogna pur dirlo, non dimostrarono nè genio, nè singolare valore. D'altronde pare
naturale che cotesta scuola non abbia avuto sviluppo, sia perchè il maestro si allontanò
subito da Roma, sia anche perchè fu sopraffatta da quella molto più forte del Buonarroti.
Io credo che si sia creata un po' di confusione nel dare come scolari del Sansovino gli
artisti già innanzi nominati, giacché il fatto di averli assunti per un lavoro come quello della
Santa Casa, cosa che del resto ogni capo maestro soleva fare, non significa che proprio tutti
sieno usciti dalla sua bottega. Non si può però dubitare che Andrea ne conducesse parecchi
da Roma, e ciò dinota che la scuola già si era formata, e che non ne spetta il merito sola-
mente a Loreto, come qualcuno ha accennato.
Molte incertezze, intanto, vi sono intorno a cotesti scultori, perchè nessuno mai se 11'è
occupato e i documenti sono assai scarsi. Ciò non ostante, senza tema di errare, si può dire
che prima della metà del Cinquecento la scuola sansovinesca, veramente genuina, era tra-
montata.
* * *
33 ER ordine di merito e di età vien primo Jacopo Tatti, detto il Sansovino,
il quale venne in Roma, come dissi, poco dopo Andrea, e salì subito ih
gran fama non solo come scultore, ma anche come architetto, onorato
dall'amicizia del Perugino, del Pinturicchio, di Luca Signorelli, di Bra-
mante, di Michelangelo e di Raffaello. Egli prese stanza nel palazzo del
cardinale di San Clemente insieme col Perugino, pel quale modellò una
Deposizione, che, dopo numerose vicissitudini, è giunta in Londra alla
National Gallery. Fece inoltre un gran numero di figure in cera, destinate a servire da mo-
delli, ed al Vaticano eseguì una copia del Laocoonte, fusa di poi in bronzo, che, lasciata per
1 II Perkins dice che Andrea morì in Roma (op. cit.,
pag. 278), mentre pare cosa certa, come narra anche
il Vasari {Vite. Firenze 1879, voi. IV, pag. 522), che
abbia finito i suoi giorni nel paese nativo.
2 Notizie dei professori del disegno. Milano, 1811.
3 B erto lotti, Artisti bolognesi, ferraresi ed alcuni
altri del già Stato Pontificio in Roma nei secoli XV,
XVI e XVII Bologna, 1886, pag. 70.
4 Frediani, Ragionamento storico intorno ad Al-
fonso Cittadella. Lucca, 1834.
5 II Vasari fra i discepoli di Andrea nota solamente
Girolamo Lombardo, Simone Cioli fiorentino (padre
di Valerio Cioli), Domenico dal Monte Sansavino e
Lionardo del Tasso (op. cit., pag. 522).
OPO il 1512 il Sansovino si recò a Loreto ed ivi stette fino al 1529, data
della sua morte, tutto occupato nella decorazione della Santa Casa, archi-
tettata da Bramante.1 Fra i molti scultori che vi collaborarono, il Baldi-
nucci2 nota un tal Domenico Lamia o Aimo, detto il Bologna, e i fratelli
ferraresi frate Aurelio e Girolamo Lombardi, aggiungendo che costui fu
scolare di Andrea ed il migliore che abbia avuto.3 Altri, fra i suoi allievi,
citano, oltre a Jacopo Latti, Raffaello da Montelupo, Francesco da San-
gallo (f 1575), Nicolò dei Pericoli, detto il Tribolo (1485-1550), Simone Cioli, Domenico da
Montesansavino, Lionardo del Tasso (1465-1500) e suo fratello Zenobi, Alfonso Lombardo,
chiamato anche Cittadella,4 Properzia dei Rossi, Francesco Mosca e un Ranieri da Pietra-
santa. 5
E certo che molte opere, sparse qua e là nelle chiese di Roma, manifestano come il
Sansovino abbia lasciato qui una numerosa scuola, la quale, sebbene talvolta non sia priva
di pregi, non ebbe una grande floridezza e non si rese mai degna del maestro. Fatta eccezione
di Jacopo Tatti, che ben presto abbandonò le orme di Andrea per darsi tutto a Michelangelo,
gli altri, bisogna pur dirlo, non dimostrarono nè genio, nè singolare valore. D'altronde pare
naturale che cotesta scuola non abbia avuto sviluppo, sia perchè il maestro si allontanò
subito da Roma, sia anche perchè fu sopraffatta da quella molto più forte del Buonarroti.
Io credo che si sia creata un po' di confusione nel dare come scolari del Sansovino gli
artisti già innanzi nominati, giacché il fatto di averli assunti per un lavoro come quello della
Santa Casa, cosa che del resto ogni capo maestro soleva fare, non significa che proprio tutti
sieno usciti dalla sua bottega. Non si può però dubitare che Andrea ne conducesse parecchi
da Roma, e ciò dinota che la scuola già si era formata, e che non ne spetta il merito sola-
mente a Loreto, come qualcuno ha accennato.
Molte incertezze, intanto, vi sono intorno a cotesti scultori, perchè nessuno mai se 11'è
occupato e i documenti sono assai scarsi. Ciò non ostante, senza tema di errare, si può dire
che prima della metà del Cinquecento la scuola sansovinesca, veramente genuina, era tra-
montata.
* * *
33 ER ordine di merito e di età vien primo Jacopo Tatti, detto il Sansovino,
il quale venne in Roma, come dissi, poco dopo Andrea, e salì subito ih
gran fama non solo come scultore, ma anche come architetto, onorato
dall'amicizia del Perugino, del Pinturicchio, di Luca Signorelli, di Bra-
mante, di Michelangelo e di Raffaello. Egli prese stanza nel palazzo del
cardinale di San Clemente insieme col Perugino, pel quale modellò una
Deposizione, che, dopo numerose vicissitudini, è giunta in Londra alla
National Gallery. Fece inoltre un gran numero di figure in cera, destinate a servire da mo-
delli, ed al Vaticano eseguì una copia del Laocoonte, fusa di poi in bronzo, che, lasciata per
1 II Perkins dice che Andrea morì in Roma (op. cit.,
pag. 278), mentre pare cosa certa, come narra anche
il Vasari {Vite. Firenze 1879, voi. IV, pag. 522), che
abbia finito i suoi giorni nel paese nativo.
2 Notizie dei professori del disegno. Milano, 1811.
3 B erto lotti, Artisti bolognesi, ferraresi ed alcuni
altri del già Stato Pontificio in Roma nei secoli XV,
XVI e XVII Bologna, 1886, pag. 70.
4 Frediani, Ragionamento storico intorno ad Al-
fonso Cittadella. Lucca, 1834.
5 II Vasari fra i discepoli di Andrea nota solamente
Girolamo Lombardo, Simone Cioli fiorentino (padre
di Valerio Cioli), Domenico dal Monte Sansavino e
Lionardo del Tasso (op. cit., pag. 522).