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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 3.1900

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Fasc. 5-8
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Leonardi, Valentino: Paolo di Mariano Marmoraro, [2]
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https://doi.org/10.11588/diglit.24145#0301

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VALENTINO LEONARDI

rotula del ginocchio e nel lungo mantello proteso si generano due pieghe ; altre crescono
intorno la gamba destra, e queste ancora si contengono, ma sono alquanto rigide e spianate
così come se vi fosse passata sopra una salda leggiera.

* * *

ENTRE stridevano le opere alla rinnovazione delle scale e alla
costruzione del pulpito dentro l'antico San Pietro, Pio II curava
che dentro la basilica venisse edificata una cappella e un ci-
borio a onorarvi la memoria e a riporvi il capo di Sant'An-
drea. La cappella si apriva nella nave sinistra, presso l'ingresso
della chiesa ; e il ciborio, sorretto da quattro colonne corinzie,
imitava, secondo il costume, il fastigio di un tempio. Due pila-
strini dell'ordine corinzio seguivano l'altezza del ciborio fino ad
un frontone triangolare nel quale s'incastrava lo stemma dei
Piccolomini : al disopra poi delle imposte del ciborio, due angioli
in una lunetta recavano avvolta in un sudario l'effigie della testa
del santo. Molti attesero ai lavori per la cappella e pel ciborio ; furono di questi :1 Bartolomeo
Gresio, che attese ai lavori murari pel tetto e pel pavimento; Antonio Pacioli, da Roma,
che fornì i lavoranti di legname; Arigo, tedesco, che diè opera alle serrature; Nicolao Ale-
gretti, di Siena, che procurò una cassa di vetri colorati; maestro Marco da Fiorenza, che
pose le basi delle colonne all'altare ; maestro Simone, aurifabro, che fece gli sportelli dorati.
Lo stesso maestro Simone, orefice, gemmò il capo di Sant'Andrea; maestro Giovenale dipinse
nella cappella; Giannino di Firenze pinse lo stemma di Pio II; quattro scalpellini, maestro
Paolo e maestro Isaia diedero impulso ai lavori di marmo. E d'Isaia il gruppo marmoreo
degli angioli oggi conservato nelle grotte di San Pietro, di Paolo Taccone la statua
del santo, un tempo sotto il tabernacolo, oggi ancor essa neh1' andito della sacristia Vati-
cana. E una figura tozza e disaggradevole, che sembra ancora più bassa per il mantello di
portasanta dal quale è quasi tutta fasciata. Dello stesso marmo sono i sandali e la croce
simbolica a foggia di X; tutte le altre parti sono di marmo carrarese. Il difetto delle pro-
porzioni è maggiore che non nelle altre statue: la testa è piccola; i capelli sono lunghi, a
grosse fiamme, rari alle tempia, folti nel centro. Qui la fronte severa è corrugata più evi-
dentemente; ma nelle altre parti della faccia, e nel naso e nella bocca e negli occhi e nella
barba, i cui peli sono, come i capelli, condotti a grosse fiamme, ritroviamo i caratteri già
osservati. Le mani, grandi, e grandissime a riscontro del polso, hanno, come nelle altre
figure di Paolo, bene distinte le falangi, le vene eccedenti e le unghie a spatola. Le forme
già osservate ritroviamo nelle dita dei piedi, somigliano in tutto a quelli del San Paolo
della medesima sacristia; anche nel Sant'Andrea è enorme la distanza tra la punta delle
dita e la noce del malleolo ed il malleolo è scoperto dalla tunica breve. La tunica presenta
il solito partito di pieghe ; solo quelle sotto il mantello son più frequenti e parallele, mentre
quelle delle maniche sembrano quasi saldate. Le maniche hanno orli alti; il mantello
grande ha poche pieghe ampie.

Nella mano sinistra l'apostolo reca il libro, sotto il braccio destro, la croce, che pare
stia lì ad opprimere e la figura del santo e l'occhio di chi la guarda.

1 Muntz, Les arts à la Cour des Papes, I, pag. 283-289.
 
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