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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 21.1918

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Fasc. 1
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Pittaluga, Mary: Eugène Fromentin e le origini de la moderna critica d'arte, [1]
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https://doi.org/10.11588/diglit.17338#0035

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EU GÈ NE FROMENTIN E LE ORIGINI DE LA MODERNA CRITICA D'ARTE 9

i quali, pur ponendo fine de l'arte l'imitazione naturalistica, esigevano che ad essa si
giungesse attraverso libera interpretazione. Ciò vale, per lo Zanetti dinanzi a Tiziano,
anche quando egli sembra attenersi con rigida coerenza al criterio tradizionale; così,
quando, per esempio, loda la celebratissima tavola di S. Pietro Martire.1 In questo,
e in casi affini, per dare equo significato a pensieri, che anno veste realistica, oc-
corre aver presente il giudizio generale, che il critico formula de l'arte tizianesca, prima
de l'esame de le singole opere: poiché al generale vanno subordinati i giudizi particolari,
da l'intelligenza di quello essendo facile afferrare lo spirito di questi, anche al di là
d'eventuali travisamenti verbali. Egli scrive dunque: « Furono gli studi di Tiziano uni-
camente indirizzati a far pitture che chiamassero a sè il passeggero, e l'intrattenessero
con dolce violenza; mercè la viva rappresentazione de la natura, che in esse recar
volea nel grado più semplice e forte. Alla natura, perciò, ei rivolse tutte le meditazioni
e ne fece quell'uso, che a ottimo Pittore si conviene. Fu gran naturalista Tiziano,
ma giudiziosissimo; e non mai languì nel ricopiare servilmente il vivo posto studiosa-
mente a modello... conoscea perfettamente i modelli de la verità più opportuni alle pit-
toresche rappreselitaz;oni: li ricercava con attenzione e con la grande forza della fan-
tasia, necessaria molto in quest'arte ».2

Lo Zanetti non s'avvicina, così, al concetio di trasfigurazione stilistica del fatto
reale? Certo che, se fa ancor de l'academismo, quando dice ch'esistano « modelli di
verità » più opportuni di altri ne le 0 pittoresche composizioni », mostra pur innega-
bilmente d'aver coscienza di ciò che è fantasia, ossia soggettivismo, ne la creazione
artistica; coscienza che a l'anteriore critica, più intimamente « naturalistica », era quasi
del tutto mancata.

Più evidente tuttavia, appare la singolarità del pensiero zanettiano, là dove il
Veneto protesta contro l'opinione che Tiziano, col tempo « mutasse maniera ». e II
mutar maniera è termine de l'arte, con cui significar si vuole cangiamento d'azione
nel]'immaginare » 3 egli dichiara, e, se non può non veder differenze, ne la pittura del
maggior Vecellio, le spiega con l'aver il maestro dapprima subito influssi belliniani e
giorgioneschi, con l'aver, più tardi, fatto prevalere assolutamente la sua personalità,
e con l'essersi questa alterata negli ultimi anni a causa de la minor sicurezza di mano;
ma non mai «si cangiò il carattere de'suoi pensieri, e il metodo de l'arte sua... »4 —
avrebbe, in tal caso, dovuto cangiare la facoltà d'immaginazione, l'anima sua !

Ln pittura, come ogni arte, è governata da rigide leggi — ma, perchè esse conseguano
il fine loro, occorre che la fantasia lavori sì da far, di ciascuna, quasi un'eccezione. Pur
esprimendosi col frasario tradizionale lo Zanetti ha intuito tale fatto specialmente at-
traverso la pittura del Tintoretto: « Gran fuoco d'immaginazione, fecondità di fantasia,
prontezza, felicità e tutti i doni di un genio grande, sorprendono il senso al primo
aspetto in questa rappresentazione »,5 egli scrive, spontaneamente indetto dal gusto
intuitivo — ma ecco che il teorico interviene a moderar tanta spontaneità, e dichiara:
« Niente essa avrebbe di singolare, se non reggesse ai riflessi più severi d'ogni dotto
conoscitore ».* Poi, ancora, schiettamente, l'intuito innato prevale, in forma esplicita,
quasi polemica: « Arditi modi di pensare, difficilissimi impegni, libertà che passa i
confini troverà forse qui la critica a riprendere [ne le -pitture de la scuola di S. Rocco];
ma rispettar dovrà sempre il terribile vigore d'una grande immaginazione ».7 Se, nei
rilievi da lo Zanetti dedicati « al Tintoretto, che pensa, sceglie, propone e conchiude » 8
v'ha tanta indulgenza ai criteri tradizionali, mancando, ne la disamina monotona dei

1 Pitt. venez., 1. II, pag. 157.

2 Pitt. venez., 1. II, pag. 129.

3 Pitt. venez., 1. II, pag. 142.

4 Pitt. venez., 1. II, pag. 143.

5 Pitt. venez., 1. II, pag. 186.

6 Pitt. venez., 1. II, pag. 186.

7 Pitt. venez., 1. II, pag. 198.

8 Pitt. venez., 1. II, pag. 193.

L'Arte. XXI, 2
 
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