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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 21.1918

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Fasc. 2
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Venturi, Adolfo: La lettera di Raffaello a Leone X sulla pianta di Roma antica
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https://doi.org/10.11588/diglit.17338#0083

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LA LETTERA DI RAFFAELLO A LEONE X

SULLA PIANTA DI ROMA ANTICA

Nel 1733, per i fratelli Volpi, fu pubblicata tra
le « Opere del Castiglione » (Padova, Cornino,
1733, 4, 10) una lettera al papa Leone X, supposta
dell'autore del Cortigiano, che era stata comuni-
cata agli editori, poi ch'ebbero finita la stampa,
dal marchese Scipione Maffei presso il quale si
conservava. « Noi », scrissero i fratelli Volpi nella
loro prefazione, « facciamo un regalo al pubblico
« di una lettera non più stampata, che in pro-
li posito dell'antica architettura scrisse il Conte
« a papa Leone X, cortesemente comunicataci
« quando era già terminata l'impressione del vo-
lt lume, dal dottissimo sig. marchese Scipione Maf-
« fei, tra' manoscritti del quale ella si conser-
« vava ». La lettera era stata conosciuta dagli
antichi biografi del Castiglione, dal. Marliani (Vita
del Castiglione, 1584), che disse il conte: «della
architettura assai studioso et intendente, per
quanto si può conoscere da una sua Lettera a Papa
Leon X »; e dal Beffa Negrini (Elogi di personaggi
della Famiglia Castiglione, Mantova, 1606), che
ci dice: « A papa Leone in una lunga e ben grave
Lettera volgare, non data alle stampe, nel prin-
cipio del Registro delle sue Lettere, il Castiglione
discorse dell'architettura, e di Roma, e fe' cono-
scere quanto valesse in quella scienza, che si tira
dietro per conseguenza tutte l'altre, e le Matte-
matiche specialmente, siccome fa vedere Vitruvio
nel magnificare essa Architettura nei suoi libri ».

Perdutosi il manoscritto, venne meno il mezzo
per stabilirne la natura. L'abate Serassi che lo
ristampò nelle « Lettere del Co. Baldessar Casti-
glione » (Padova, voi. I, pag. 149, a. 1769), non vi
fece commento alcuno, e solo congetturò che la
prima edizione della Lettera si facesse sopra una
copia dell'originale della biblioteca torinese, per-
chè Scipione Maffei, in una relazione sui mss.
di quella biblioteca vi aveva compreso un certo
volume di Lettere del Castiglione. Alla biblioteca
vaticana, come serbatrice del ms., accennò il tra-
duttore inglese del Cortegiano (1728), probabil-
mente inducendo che la lettera scritta a papa
Leone X si trovasse nella biblioteca papale; ma

niuno la vide mai tra le carte e i libri del Vaticano,
nè dovette vederla l'autore inglese, sprovvisto di
notizie proprie sull'autore del Cortegiano, tanto
da far ricorso al Marliani per dispensarne ai suoi
lettori. Citò la lettera Angelo Fabroni (Leonis X
Vita, Pisis, 1797), come presentata dal Castiglione
al Papa: « gratissimus vero iIli fuit donimi Epi-
« stolae »; ma il Fabroni altro non fece che traspor-
tare, nella narrazione de' rapporti tra. il letterato
e il pontefice, la cognizione avuta dell'edizione
(ch'egli cita) della lettera per i fratelli Volpi. Si era
diffusa, verso la fine del '700, la notizia della let-
tera, presso gli eruditi, che, come il Tiraboschi
nella Storia della Letteratura Italiana, discorsero
del Castiglione. Daniele Francesconi (Congettura
ohe una lettera creduta di Baldessar Castiglione sia
di Raffaello d'Urbino, (Firenze, per il Brazzini,
1799), in un discorso letto alla R. Accademia fioren-
tina, il giovedì 4 luglio 1799, mostrò di dubitare che
la lettera fosse di Baldassar Castiglione « il quale
però anche forse dettolla, e solamente non forse in
persona propria, ma in quella di Raffaello da Ur-
bino ». Le prove per la sua congettura furono
queste: « i principali fatti dell'Autore della Lettera
rassomigliano pienamente a quelli che altrove si
leggono di Raffaello; e sono fatti tali che in parte
non si può supporre di consimili a un tratto in due
Uomini, e in parte non sono fatti conciliabili colla
Vita del Castiglione ».

Il primo fatto richiamato dal Francesconi è nella
dichiarazione che si legge nell'epistola, circa l'im-
pegno di porre in disegno Roma antica, quale, se-
condo Celio Calcagnini (Celii Calcagni ni Ferrarien-
sis Protonotarii apostolici Opera aliquot. Basileae,
1544, Epistolarum, libro VII, pag. 100 e seg.),
e secondo Paolo Giovio (in Storia della LetteraUira
Italiana del Tiraboschi: Elogio di Raffaello), sFera
assunto Raffaello stesso.

Scriveva Celio Calcagnini a lacob Ziegler, che
l'Urbinate « facile omnium pictorum princeps...
ipsam piane Urbem in antiquam faciem et ampli-
tudinem ac symmetriam, instauratam magna
parte ostendit;... reque ad scriptorum veterum

L'Arte. XXI, 8.
 
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