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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 21.1918

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Fasc. 1
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Pittaluga, Mary: Eugène Fromentin e le origini de la moderna critica d'arte, [1]
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IO

MARY PITTA LUCA

soggetti, osservazioni meramente critiche, il riconoscimento, tuttavia, energico e spon-
taneo, de l'importanza de l'immaginazione in arte, non può non porgere singoiar carat-
tere a quelle pagine; chè in esso è il principio di condanna del naturalismo. È pur
vero, che lo scrittore giunge a tale riconoscimento nolente, e quasi si perita di dire
ciò che dice, ne sa sottrarsi a concessioni frequenti a le idee consuete; è pur vero che
egli scrive, ancor, del Tintoretto: « Il furioso entusiasmo che gli occendea il core, portò
alcuna volta il di lui spirito oltre i confini de la verità e del verosimile e del fatto
sembra dolersi. Ma ciò altro non è che indice di consapevolezza. Nel giudizio del Bo-
schini ' due criteri coesistevano, e de la coesistenza il critico cpiasi non aveva sentore.
Nel giudizio zanettiano, invece, in questo caso almeno, uno prevale ; il critico «a de la
prevalenza, e, per quanto di academico e di tradizionale ancor v'ha in lui, cede quasi
a forza al fascino de l'intuizione, ma cede; e scrive: « [Tintoretto] viene incolpato
d'aver poste in attitudini troppo violente le figure degli Apostoli, senza necessità. Chi
potea mai dar leggi a quel genio, e come si può chiedere regolarità intiera, dove arde
un vivo fuoco, che vuole unicamente libertà? ».2 1! pensiero è intimamente romantico.

Altra volta il libero criterio si esplica indirettamente, ma in forma significativa:
il giuoco di luci del Martirio di S. Lorenzo di Tiziano non persuade affatto il critico,
il quale cerca di mitigar così l'essenza del giudizio: « È vero che i vari lumi, e di fuoco,
e di faci, e di celeste splendore, richiedeano, per la verità, l'ombre decise e forti. Ma
questa fu scelta di Tiziano, non necessità de la rappresentazione »4 — si riconosce, così,
a l'artista la facoltà di scegliere, implicitamente, ogni mezzo d'arte, al di là di qual-
siasi esigenza realistica.

Ne la critica zanettiana, dunque, come in quella del Boschini, come in quella di
molti critici scrittori d'arte, i due concetti di naturalismo e di antinaturalismo si scam-
biano mutevolmente: il prevaler de l'uno o de l'altro dipende dagli speciali caratteri
de la pittura, che, volta a volta, si considera; la quale, mancando a la coscienza del
critico un'effettiva omogeneità e semplicità d'indirizzo, è quasi sola a determinare
questo o quell'atteggiamento del giudizio. Nessun critico, altra volta s'è detto, saprebbe
serbarsi coerentissimo ad un solo indirizzo d'idee: dinanzi ai multiformi aspetti de l'arte,
egli sente bisogni, impulsi spirituali, diversi e opposti, i quali esorbitano dai confini di
una concezione. Da ciò, incertezze contradditorie, da ciò facili indulgenze a teorie
antagonistiche; attraverso le quali può divenir ardua impresa scorgere perfino il senti-
mento del puro significato emozionale, che l'opera d'arte racchiude in sè.

Ma, ne la Pittura veneziana, non appaiono soltanto due criteri opposti: un terzo
ve n'ha che, in qualche luogo, prevale quasi assoluto; esso, anzi, attribuisce a quelle
pagine un carattere particolare, che le distingue da ogni antecedente scritto d'arte,
dovuto a penna di Veneto.

Lo Zanetti non ama diffondersi in discussioni astratte su la natura del bello, non
parla di scelta de le parti belle, non d'imitazione de la bella natura, non di bello ideale -
ma se manca, ne l'opera sua, ogni asserto di teoria classicista, l'eco de le dottrine del
secolo, che è il secolo del Winckelmann e del Mengs, del David e del Canova, appare
or più, or meno distinta, in evidente contrasto con voci nuove.

Così, dopo aver detto che Paolo Veronese trattò con intelligenza il naturale dal
quale trasse ispirazione a « la pellegrina bellezza che [ne le opere sue] s'ammira « 5 il
critico esalta « questa bellezza, figlia d'una fonte sì pura, che, oltre a l'essere sublime in
sè, è facile a concepirsi da ogni spettatore...»; e soggiunge: «Io credo che sia più
propria per la pittura, che l'altra bellezza ideale, che tanto si cerca, che raramente

1 Pitt. venez., 1. II, pag. 178. 4 Pìtt. venez., 1. II, pag. 167.

2 Cfr. art. prec, in Arte, 20 sett. 1917, pag. 250. 5 pìtt. venez., 1. II, pag. 223.

3 Piti, venez., 1, II, pag. 213. :
 
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