Universitätsbibliothek HeidelbergUniversitätsbibliothek Heidelberg
Metadaten

L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 21.1918

DOI Heft:
Fasc. 1
DOI Artikel:
Pittaluga, Mary: Eugène Fromentin e le origini de la moderna critica d'arte, [1]
DOI Seite / Zitierlink: 
https://doi.org/10.11588/diglit.17338#0039

DWork-Logo
Überblick
loading ...
Faksimile
0.5
1 cm
facsimile
Vollansicht
OCR-Volltext
EUGÈNE FROMENTIN E LE ORIGINI DE LA MODERNA CRITICA D'ARTE 13

la vera eleganza » solennemente scrive ; e quasi formula, nel Settecento e a Venezia,
la legge del « grand-goùt » cara al Le Brun; continua: « Sappia che maestri di que-
st'arte sublime furono in Grecia, quella nazione che rendette nel suo fiorire ogni
altr'arte ed ogni scienza perfetta, per consenso di molti secoli. Non si lasci questo studio
e non si rifinisca mai d'osservare, finché non si giunga ad imitare fedelmente la sim-
metria, la grazia de' contorni di quelle statue, le forme de le teste e delle altre estremità »;
e conclude che, dopo ciò soltanto, si può passar con fondamento e sicurezza a studi più
sciolti e vivaci 1 Anzi, lo Zanetti vorrebbe che si scrivesse « in compendio un tal precetto
su le porte de le moderne Academie di pittura... che niuno entrar potesse per disegnare
il nudo, se prima non avesse fatto studio con molta attenzione de l'antico, per imparar
a conoscere le belle parti, e a imbellire le perfezioni del naturale »2 — e anticipa, in
certo modo, il detto de l'Ingres: « Scriverò su la mia porta Scuola di disegno e farò dei
pittori ».

È notevole, poi, che l'effetto de l'atteggiamento zanettiano rispetto a l'antico, non
si esplichi indirettamente nel classicismo discreto di un rilievo, ma balzi anche in forma
esplicita, con riferimenti determinati a statue famose; per la decorazione del Veronese
sul soffitto de la Sala Maggior del Consiglio dei Dieci, ad esempio, si legge: « Infatti v'è
chi riconosce nel Giove qualche immagine tolta a la famosa statua del Laocoonte; e
nelle altre figure credono di vedere non inutili e lodevoli sforzi di seguire le dottrine e
la grandezza de l'antico disegno »' — un po' più di dogmatica sicurezza, ed il passo è degno
del Félibien!

Più ancora un altro: « Sono quasi certo che Tiziano avesse in mente quei bassorilievi,
che stanno ne la chiesa di Santa Maria de' Miracoli, sotto l'organo con alcuni amori, che
portano lo scettro di Giove e la spada di Marte... Tiziano non ùsci punto del naturale
carattere in questi suoi; tutta conservò la dotta leggiadria di quelle forme antiche, che
avea davanti; facendo un innesto meraviglioso di grazia e di sincera verità, del greco
stile e del suo, tanto desiderato da professori forestieri de' tempi suoi; siccome trovasi
scritto »4 II passo, e una nota esplicativa,, farebbero pensare a un tardo influsso del Pous-
sin e de l'Academia francese: ma esso non è giunto direttamente; sebbene attraverso dot-
trine, per tempo prossime a lo scrittore.

Comunque, se multipli sono i criteri dominanti la coscienza de lo Zanetti — e se da
tanta molteplicità vengono a quel giudizio aspetti diversi, è innegabile che, in questo
scrittore del Settecento, il quale del secolo accoglie ogni tendenza, una prevalga, pale-
sandosi negli effetti, distinta. Per Carpaccio egli formula, sì, l'enunciato più rigoroso del
naturalismo; per Tiziano e per Tintoretto riconosce, pur contro voglia, il libero dominio
de la fantasia, innalzandosi ad asserti preromantici; ma rivela anche, in varie parti de
la vasta opera, l'influsso classicista, e sopratutto là dove tratta del Sei e Settecento: al
qual proposito, anzi, egli attenua quasi ogni conseguenza di altre concezioni d'arte.

Un fatto, tuttavia, conviene stabilire: gli aspetti classicisti rappresentano una con-
vinzione de lo spirito zanettiano, o un'apparenza di convinzione ? Sono effettivamente
parte di quella coscienza, oppure un quid teorico, come le frasi.su l'antico degli scritti
dolciani e boschiniani, che pur non toccano l'essenza di quelle critiche?

È ciò che si vuol fissare più innanzi.

1 Pitt. venez., I. V, pag. 631. Tale passo segue
l'elogio de l'ab. Filippo Farsetti, mecenate mu-
nifico, che « avendo raccolto ne' suoi viaggi in
Italia le plastiche delle più celebrate sculture
antiche, le dispose poi in bell'ordine nel suo pa-
lazzo di S. Luca, affinchè ogni studioso potesse

studiaile » (Molmenti,' Storia di Venezia' ne la
vita privata. Bergamo, 1908; Ist. art. giaf., parte II ,
pagine 124).

Pitt. venez., 1. LI, pag. 204. .

3 Pitt. venez., 1. II, pag. 248.

4 Pitt. venez., 1. II, pag. 160.
 
Annotationen