EUGÈNE FROMENTIN E LE ORIGINI DE LA MODERNA CRITICA D'ARTE 15
del Tebano Aristide, sapea dipingere l'animo o no »..' « L'orror de la morte, nel Santo
ferito, la costanza, la fede, chi è mai che non conosca nel primo aspetto? ».* Lo Zanetti
conciti de gli psicologici rilievi, osservando che « non poco ad esprimere il fatto, e a pre-
parare l'animo di chi lo mira ad un'idea d'orrore contribuisce anche il paese, che pre-
senta l'ingresso di un folto bosco »: 3 intuizione notevole, anche se espressa da chi non
comprende come l'artista, mediante il fondo e i personaggi, mediante la scena d'arte,
non proceda dal sentimento a la forma, ma da la forma al sentimento e al pensiero.
1 letterari influssi, dominanti il giudizio de l'opera tizianesca, conseguentemente
informano anche la trattazione degli altri maestri veneti.
« La composizione artifiziosamente confusa e sorprendente » del Giudizio universale
del Tintoretto è intenzionalmente molto studiata da lo Zanetti,4 —intenzionalmente, non
di fatto: che, egli si limita a descrivere, usando quasi le espressioni medesime del Vasari.
E se non giunge al giudizio conclusivo de lo storico aretino («... se quella capricciosa
invenzione fosse stata condotta con disegno corretto e regolato... ella sarebbe stata stupen-
dissima. E chi la mira così ad un tratto resta meravigliato: ma considerandola poi minu-
tamente, ella pare dipinta da burla»): 5 il Veneto gli si avvicina, tuttavia, ammettendo
che, a tale opera, non si debba chiedere « precisione, esecuzione attenta e purgatezza
intiera ».6 Lo Zanetti, in questo caso, subisce, attraverso il pensiero vasariano, una limi-
tazione derivata dal Giudizio di Michelangelo: di ciò, certo, non ha coscienza.
1 passi circa le opere cinquecentiste de la scuola di S. Marco7 e di San Rocco8 servono
più che mai a provare il carattere essenzialmente descrittivo di quella critica.. Come
sempre lo scrittore descrive per descrivere, e manca del tutto, ne la descrizione, il con-
cetto romantico di un rinnovamento, ne lo spirito del critico, e quindi del lettore, de la
vita che la creatura de l'arte ha vissuto ne lo spirito de l'artista. E se pur, anche sotto
questo riguardo, lo Zanetti giunge a volte, al di là d'estranei influssi, a qualche rilievo
essenzialmente critico,9 può dirsi senz'altro ch'essi siano rari: rari per i Cinquecentisti,
rarissimi per la pittura del Sei e Settecento. Neppur egli ha idea del valore compositivo,
considerato da un punto di vista meramente pittorico, indifferente ad ogni influsso let-
terario-storico-filosofico. Da tale non intelligenza, anzi, il Veneto è indotto a intender, per
invenzione, soggetto — per composizione, trattamento del soggetto — trattamento non come
fenomeno essenzialmente inventivo e creativo di linee e di colore, ma come illustrazione
di circostanze psicologiche, narrative, morali, ecc.
L'analisi del soggetto, quindi, è gran parte de la Pittura veneziana: al soggetto si
richiedono quelle doti di chiarezza, di nobiltà, di semplicità, e varietà psicologica, che,
dal Vasari in poi, la consuetudine acaclemica raccomandava.
V'ha una differenza, tuttavia.
L'Academia, in ogni tempo, aveva avuto preferenze: le grandi rappresentazioni sto-
riche, o bibliche, o allegoriche, colte in un momento saliente, che desser mezzo a l'ar-
tista d'esplicare anche, se non in ispecie, le doti vive d'illustratore, erano state da essa
sempre esaltate: si ricordino i precetti del Félibien, del Le Bruii, e, in certo modo, del
Diderot stesso.10
Lo Zanetti, invece, no: egli non ritiene che un soggetto sia più degno di un altro,
nè che v'abbia, in esso, un momento ad un altro preferibile. La scelta del soggetto gli
è del tutto indifferente. Ma, e ciò è notevole, scelto che sia, esso deve rispondere a quella
nobiltà, chiarézza, idealità, ecc., richieste da la tendenza classicista. 11 Caravaggio
1 Pitt. venez., 1. II, pag. 161.
2 Pitt. venez., 1. II, pag. 160.
3 Pitt. Venev., 1. II, pag. 161.
+ Pitt. venez., 1.., II, .pag. 181.
5 Vite: Vita dì Battista Francesco, t. VI, pag. 591.
5 Pitt. venez,, 1. II, pag. 182.
7 Pitt. venez., 1. II, pag. 186 e segg.
8 Pitt. venez., 1. II, pag. 190 e segg.
9 Pitt. venez., 1. II, pag. 195.
10 Cfr. art. prec, in Arte. (31 Maggio 1917).
del Tebano Aristide, sapea dipingere l'animo o no »..' « L'orror de la morte, nel Santo
ferito, la costanza, la fede, chi è mai che non conosca nel primo aspetto? ».* Lo Zanetti
conciti de gli psicologici rilievi, osservando che « non poco ad esprimere il fatto, e a pre-
parare l'animo di chi lo mira ad un'idea d'orrore contribuisce anche il paese, che pre-
senta l'ingresso di un folto bosco »: 3 intuizione notevole, anche se espressa da chi non
comprende come l'artista, mediante il fondo e i personaggi, mediante la scena d'arte,
non proceda dal sentimento a la forma, ma da la forma al sentimento e al pensiero.
1 letterari influssi, dominanti il giudizio de l'opera tizianesca, conseguentemente
informano anche la trattazione degli altri maestri veneti.
« La composizione artifiziosamente confusa e sorprendente » del Giudizio universale
del Tintoretto è intenzionalmente molto studiata da lo Zanetti,4 —intenzionalmente, non
di fatto: che, egli si limita a descrivere, usando quasi le espressioni medesime del Vasari.
E se non giunge al giudizio conclusivo de lo storico aretino («... se quella capricciosa
invenzione fosse stata condotta con disegno corretto e regolato... ella sarebbe stata stupen-
dissima. E chi la mira così ad un tratto resta meravigliato: ma considerandola poi minu-
tamente, ella pare dipinta da burla»): 5 il Veneto gli si avvicina, tuttavia, ammettendo
che, a tale opera, non si debba chiedere « precisione, esecuzione attenta e purgatezza
intiera ».6 Lo Zanetti, in questo caso, subisce, attraverso il pensiero vasariano, una limi-
tazione derivata dal Giudizio di Michelangelo: di ciò, certo, non ha coscienza.
1 passi circa le opere cinquecentiste de la scuola di S. Marco7 e di San Rocco8 servono
più che mai a provare il carattere essenzialmente descrittivo di quella critica.. Come
sempre lo scrittore descrive per descrivere, e manca del tutto, ne la descrizione, il con-
cetto romantico di un rinnovamento, ne lo spirito del critico, e quindi del lettore, de la
vita che la creatura de l'arte ha vissuto ne lo spirito de l'artista. E se pur, anche sotto
questo riguardo, lo Zanetti giunge a volte, al di là d'estranei influssi, a qualche rilievo
essenzialmente critico,9 può dirsi senz'altro ch'essi siano rari: rari per i Cinquecentisti,
rarissimi per la pittura del Sei e Settecento. Neppur egli ha idea del valore compositivo,
considerato da un punto di vista meramente pittorico, indifferente ad ogni influsso let-
terario-storico-filosofico. Da tale non intelligenza, anzi, il Veneto è indotto a intender, per
invenzione, soggetto — per composizione, trattamento del soggetto — trattamento non come
fenomeno essenzialmente inventivo e creativo di linee e di colore, ma come illustrazione
di circostanze psicologiche, narrative, morali, ecc.
L'analisi del soggetto, quindi, è gran parte de la Pittura veneziana: al soggetto si
richiedono quelle doti di chiarezza, di nobiltà, di semplicità, e varietà psicologica, che,
dal Vasari in poi, la consuetudine acaclemica raccomandava.
V'ha una differenza, tuttavia.
L'Academia, in ogni tempo, aveva avuto preferenze: le grandi rappresentazioni sto-
riche, o bibliche, o allegoriche, colte in un momento saliente, che desser mezzo a l'ar-
tista d'esplicare anche, se non in ispecie, le doti vive d'illustratore, erano state da essa
sempre esaltate: si ricordino i precetti del Félibien, del Le Bruii, e, in certo modo, del
Diderot stesso.10
Lo Zanetti, invece, no: egli non ritiene che un soggetto sia più degno di un altro,
nè che v'abbia, in esso, un momento ad un altro preferibile. La scelta del soggetto gli
è del tutto indifferente. Ma, e ciò è notevole, scelto che sia, esso deve rispondere a quella
nobiltà, chiarézza, idealità, ecc., richieste da la tendenza classicista. 11 Caravaggio
1 Pitt. venez., 1. II, pag. 161.
2 Pitt. venez., 1. II, pag. 160.
3 Pitt. Venev., 1. II, pag. 161.
+ Pitt. venez., 1.., II, .pag. 181.
5 Vite: Vita dì Battista Francesco, t. VI, pag. 591.
5 Pitt. venez,, 1. II, pag. 182.
7 Pitt. venez., 1. II, pag. 186 e segg.
8 Pitt. venez., 1. II, pag. 190 e segg.
9 Pitt. venez., 1. II, pag. 195.
10 Cfr. art. prec, in Arte. (31 Maggio 1917).