GIAN PAOLO DE AGOSTINI A NAPOLI
5i
L'incisione del libro del Colangelo è abbastanza fine e precisa per convincere che
un medesimo maestro eseguì il ritratto già nella coli. Lancellotti e quello oggi presso
il conte Contini. Un medesimo squadro, un medesimo modo di considerare il modello,
insomma un medesimo stile. Quello della collezione Lancellotti corrisponde alla determi-
nazione del Summonte: « insino al cinto ». E la data 1516 corrisponde anch'essa alla desi-
gnazione summontiana dell'attività del De Agostini in Napoli: « in questi proximi anni ».
Il ritratto Contini palesa chiaramente nella trattazione del colore la scuola di Giovanni
Bellini, e nel disegno risente appena di formalismo raffeallesco. Il carattere belliniano
bene corrisponde, sia con la designazione summontiana: « fo discepolo di Joan Bellino »,
Fig. 2 — Gian Paolo de Agostini : Ritratto del Sannazaro.
Roma, presso il conte Contini.
sia col doppio ritratto firmato dal De Agostini esistente nel Fine Art Museum di De-
troit (Stati Uniti).1 In questo invece nulla rivela l'influsso di Raffaello; ma è assai pro-
babile che il pittore veneziano, giunto a Napoli, abbia voluto modificare il proprio stile
verso il formalismo dell'Italia centrale, come d'altronde fece in simili condizioni An-
tonio Solario. E appunto il formalismo raffaellesco trasse in inganno i vecchi « cono-
scitori » napoletani che attribuirono a Raffaello stesso il ritratto Lancellotti. Resta
quindi pienamente confermata l'ipotesi del Croce. E il ritratto Contini è una replica
in minori proporzioni del ritratto Lancellotti, eseguita dal medesimo maestro, oppure
è il. medesimo ritratto rimpicciolito causa le cattive condizioni di conservazione ricor-
date dal Passavant. A quest'ultima ipotesi non ostacolano le leggere differenze nei
capelli e nel collo, forse « abbelliti » dall'incisore, ma ostacola il fondo. Un saggio di re-
1 Pubblicato dal Berenson, op. cit.
5i
L'incisione del libro del Colangelo è abbastanza fine e precisa per convincere che
un medesimo maestro eseguì il ritratto già nella coli. Lancellotti e quello oggi presso
il conte Contini. Un medesimo squadro, un medesimo modo di considerare il modello,
insomma un medesimo stile. Quello della collezione Lancellotti corrisponde alla determi-
nazione del Summonte: « insino al cinto ». E la data 1516 corrisponde anch'essa alla desi-
gnazione summontiana dell'attività del De Agostini in Napoli: « in questi proximi anni ».
Il ritratto Contini palesa chiaramente nella trattazione del colore la scuola di Giovanni
Bellini, e nel disegno risente appena di formalismo raffeallesco. Il carattere belliniano
bene corrisponde, sia con la designazione summontiana: « fo discepolo di Joan Bellino »,
Fig. 2 — Gian Paolo de Agostini : Ritratto del Sannazaro.
Roma, presso il conte Contini.
sia col doppio ritratto firmato dal De Agostini esistente nel Fine Art Museum di De-
troit (Stati Uniti).1 In questo invece nulla rivela l'influsso di Raffaello; ma è assai pro-
babile che il pittore veneziano, giunto a Napoli, abbia voluto modificare il proprio stile
verso il formalismo dell'Italia centrale, come d'altronde fece in simili condizioni An-
tonio Solario. E appunto il formalismo raffaellesco trasse in inganno i vecchi « cono-
scitori » napoletani che attribuirono a Raffaello stesso il ritratto Lancellotti. Resta
quindi pienamente confermata l'ipotesi del Croce. E il ritratto Contini è una replica
in minori proporzioni del ritratto Lancellotti, eseguita dal medesimo maestro, oppure
è il. medesimo ritratto rimpicciolito causa le cattive condizioni di conservazione ricor-
date dal Passavant. A quest'ultima ipotesi non ostacolano le leggere differenze nei
capelli e nel collo, forse « abbelliti » dall'incisore, ma ostacola il fondo. Un saggio di re-
1 Pubblicato dal Berenson, op. cit.