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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 21.1918

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Fasc. 2
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Venturi, Adolfo: La lettera di Raffaello a Leone X sulla pianta di Roma antica
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6o

ADOLFO VENTURI

« hanno permesso le mine et disfacimenti delli
« templi antichi, delle statue, delli archi et altri
« edificii, gloria delli loro fondatori? »

« Quanti Pontefici, Padre Santissimo, li quali
« avevano il medesimo officio che ha Vostra San-
« tità, ma non già il medesimo sapere, nè il mede-
« simo valore, e grandezza d'animo, nè quella cle-
« menza che la fa simile a Dio: quanti, dico, Polite-
li fici hanno atteso a rumare tempi antichi, statue,
« archi, e altri edifici gloriosi! ».

In un altro passo la riduzione si fa grande:
« Nè senza molta compassione posso io ricor-
« darmi che poi ch'io sono in Roma, che ancor non
» sono dodici anni, sono state ruinate molte cose
« belle, come la Meta ch'era nella via Alexandrina,
« l'archo che era alla entrata delle therme Diocle-
« tiane et el tempio di Cerere nella via Sacra, una
« parte del Foro transitorio, che pochi dì sono fu
« arsa et distructa, et de li marmi fattone calcina,
« ruinata la magior parte della basilica del Foro...:
« oltra di questo, tante colonne rotte e fesse pel
« mezzo, tanti architravi, tanti belli frigi spezzati
« che è stato per una infamia di questi tempi
« l'averlo sostenuto, et che si potria dire veramente
« ch'Annibale, non che altri, non fariano più ».

« Nè senza molta compassione posso io ricor-
« darmi, che poi ch'io sono in Roma, che ancor non
« è l'undecimo anno, sono state ruinate tante cose
« belle, come la Meta che era nella via Alessandrina,
« l'Arco mal'avventurato, tante colonne e tempi,
« maximamente da M. Bartolomeo della Rovere ».
Ed ecco un'altra riduzione puramente formale:
« Non debbe adunche, Padre Santo, esser tra gli
« ultimi pensieri di Vostra Santità lo haver cura
« che quello poco che resta di questa antica madre
« della gloria et nome Italiano, per testimonio di
« quelli animi divini, che pur tallor con la memoria
« loro excitano et destano alle virtù li spiriti che
« hoggi dì sono tra noi, non sia extirpato in tutto, e
« guasto dalli maligni et ignoranti ».

« Non deve adunque, Padre Santissimo, essere
'< tra gli ultimi pensieri di Vostra Santità lo aver
« cura che quel poco che resta di questa antica
« madre della gloria, et della grandezza Italiana,
« per testimonio del valore, e della virtù di quegli
« animi divini, che pur talor con la loro memoria
« eccitano alla virtù gli spiriti che oggidì sono tra
« noi, non sia estirpato, e guasto dalli maligni e
« ignoranti ».

I mutamenti della madre del nome italiano in
madre de.lla grandezza italiana, e del testimonio delli
animi divini in testimonio del valore e della virtù di
quegli animi divini, e di con la memoria loro exci-
tano et destano alla virtù in con la loro memoria ecci-
tano alla virtù gli spiriti mostrano il maggiore or-
dine logico de' pensieri, la accresciuta esattezza

dell'espressione, la valutazione più attenta celle
parole e dell'estensione del loro significato.
Il periodo riportato dianzi, si chiude così:
« che pur troppo si sono insino a qui facte in-
giurie a quelli animi, che col sangue loro parturi-
rono tanta gloria al mondo et a questa Patria et
a noi ».

Nell'edizione cominiana si chiude invece con
le parole tanta gloria al mondo, e restan cancellate
le altre aggiunte et a questa Patria et a noi comprese
in quella del mondo.

Così, in un periodo seguente della lezione di
Monaco, dicesi che:

« dalla pace, e concordia nasce la felicità a' po-
poli, e il laudabile ozio, per lo quale ad esse [arti]
si può dar opera e farci arrivare al colmo dell'ec-
cellenza ».

Ma prima, l'autore non avendo messo quel
laudabile ozio, per lo quale ad esse [arti] si può dar
opera, giungeva dalla felicità de' popoli al colmo
dell'eccellenza, senza che s'intendesse per quale
via a questo si arrivasse. Prima si diceva:

« dalla pace et concordia nasce la felicitate a'
popoli et aggiunge al colmo della eccellentia ».

Nella lezione di Monaco:

n Come pur per il divino consiglio et auctorità
di Vostra Santità ».

Nella lezione cominiana:

« dove per lo divino consiglio di vostra Santità »,
e resta soppressa la parola auctorità, inutile dopo
la divinità del consiglio.

Dopo la perorazione a favore delle reliquie di
Roma, l'autore torna a discorrere de' suoi studi, del
suo lavoro per la pianta di Roma, così:

« Ma per ritornare a dir di quello, che poco
«avanti ho tocco, dico, che havendomi Vostra
« Santità comandato che io ponessi in disegno
« Roma anticha ».

Più rapidamente nell'edizione cominiana:

« Essendomi adunque comandato da Vostra
Santità che io ponga in disegno Roma antica ».

Soggiunge:

« Per il che ho usato ogni diligentia a me stata
possibile, aciochè l'animo di Vostra Santità, et di
tutti gli altri che si deietteranno di questa nostra
fatica, restino senza confusione ben satisfatti ».
E più semplicemente nella lezione del 1733:
« ho usato ogni diligenza a me possibile, ac-
« ciocché l'animo di Vostra Santità resti senza
.« confusione ben satisfatto». TI buon cortigiano,
scrivendo al papa ordinatore del lavoro, lascia di
parlare degli altri ai quali potrebbe tornare la sua
fatica a diletto, e solo al papa si volge e per il papa
lavora.

Nel far la pianta di Roma, l'autore scrive:

« E ben ch'io habbia cavato da molti auctori
 
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