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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 21.1918

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Fasc. 2
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Bollettino bibliografico
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https://doi.org/10.11588/diglit.17338#0170

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BOLLETTINO B1BLI0GRA FICO

al tempo dell'invasione francese e per effetto del grande
ti volgimenti d'idee che la Rivoluzione operò anche intorno
al costume, la tenuta degli svizzeri cadde nella forma più
infelicemente ibrida sebbene lo Stendhal la considerasse an-
cora di stile «quattrocentesco»!

11 colonnello Repond ha messo fine a questo stato di cose
esteticamente insopportabile attuando un savio ripristino
del costume nella sua epoca migliore. Le tappe di quest'opera
di restauro sono narrate nell'epilogo del ricco volume che si
legge col gusto di un buon libro di storia dell'arte, dacché
l'autore fu tratto a questa ricerca di storia del costume da
un interesse estetico attuale e non dalla mera curiosità e
insana petulanza che formano troppo spesso il fondo mentale
degli studi su argomenti siffatti. adolfo vetnuri.

47. Voss (H), Handzeichnungen alter Meister
ini Leipziger Museum. (Ausstellung in Sommer
1913). (Zeitschr. f. B. Kst., XXIV, 10).

Era una raccolta poco nota; il riordinamento del Museo
ha condotto a metterla in luce e valore. Il Voss ha infatto
l'agio di illustrare bei disegni non solo nordici (Schongauer,
Holbein, Sebald Beham, Iorg Breu, Spranger, Goltzius,
Moyaert, Bramer, Avercamp), ma anche Italiani vecchi e
novi. Ricordiamo che figurano Filippino Lippi, Alvise Viva-
fiini, Farinati, Cambiaso, Castiglione, Guercino con bellis-
simi studi per il San Guglielmo d'Aquitania di Bologna,
Preti con un disegno (ripassato a penna?), per la Decollazione
di S. Caterina nel soffitto di S. Pietro a Majella, Luti con uno
studio bello per un Narciso, e alcuni altri italiani e francesi
del '700.

48. Beltrami (Luca), Leonardo da Vinci pit-
tore di barde (Rass. d'arte, luglio-agosto 1917).

Quel Mag. Leonardo che diceva d'aver finito una barda
« solo che gli manca le franze et doy cordoni », citato in un
documento già pubblicato dal Motta nei suoi appunti sugi1
Armajolì milanesi nel periodo Visconteo, dev'essere proprio,
afferma Luca Beltrami, Leonardo da Vinci.

49. Piccirilli (Pietro), L'oreficeria aquilana
nei secoli XVI, XVII e XVIII e la croce profes-
sionale della Chiesa Madre di Fossa (Rass. d'arte,
settembre-ottobre 1917).

Contro chi aveva tentato di dimostrare che l'oreficeria
aquilana non è mai esistita, il Piccirilli segue ricordando ed
illustrando opere d'orefici aquilani del cinquecento come
Bartolomeo Romanelli, coi due figli Raffaele e Gaspare, il
Rosecci e, nel seicento, Bernardino Coletta, (Giuseppe Ra-
scine, ecc.

Si sofferma sopratutto sulla bella croce processionale di
Fossa,opera del 1557; opera che stilisticamente è di deriva-

zione «romana» come, a detta del Ventini, tutte le cose
migliori dell'oreficeria aquilana dal '500 alla lini' de! se-
colo xvnr.

50. Ricci (Corrado), ritratto di Cristina
Paleotti del Mignard (Boll, d'arte, I-II, 1917).

La celebre avventuriera che già aveva occupato l'atten-
zione del Ricci in uno studio a parte, è apparsa finalmente
in effigie genuina in un ritratto di Paolo Mignard entrato da
poco nella Galleria di Tonno, e intorno al quale esistono do-
cumenti indiretti rintracciati dal Ve~me, oltre ad una copia
condotta da Paolo Veglia, conservata nel Pai. Chigi di Aliccia.

51. Columba (G. M.), La data del trittico di
Stefano Giordano, messinese (Boll, d'arte, I-IT,
1917).

1538-40, 1540, o I54r? Chi sa!

52. Munoz (Antonio), Monumenti d'Abruzzo:
Cittaducale (Boll, d'arte, I-II, 1917).

Tenacissima a conservare i propri caratteri, adontadelle
replicate sciagure telluriche, è Cittaducale.

Gruppi interi di edifici privati conservano ancora i loro
originari caratteri medievi o rinascimento; belli sono i por-
tali gotici di parecchie chiese, fra l'altri quello di Sant'Ago-
stino (1450); ma di bellezza anche più alta è il legg o gotico
di S. Maria del Popolo, un brano ini ffabile di quella che
chiamano «arte industriale», eppure non meno complesso e
intelligente di materiali commessi e di profili aguzz;, che non
sia una casa, una strada o una figura medieva.

53. Zucchini (Guido), La Chiesa e il chiostro
di S. Vittore presso Bologna.

Accurata rassegna delle vicende infinite di questo monu-
mento dal suo nascere nel più bel momento del romanica,
ai giorni nostri, che un po' si è restaurato e più lo si vorrebbe
restaurare. Avanzi bizantini, stalli quattrocenteschi, quadri
dell'atelier del Carrara, affreschi correnti di Cesare Baglione,
e sventramenti del Genio Militare.

54. Biadego (Giuseppe), La fiorentina famiglia
Ervari trapiantata a Verona, il poeta Donato e il
pittore Ranuccio (Estr. da Mad. Verona, IX, 36,
Verona, 1915).

La famiglia Ervari originariamente fiorentina si trapiantò
a Verona nella seconda metà del dugento. Il Biadego ne
cita numerosi ricordi, sparsi dal r277 al T413. Donato Ervari
dovette pur essere poeta nella prima metà del '300; Ranuccio
fu pittore nella prima metà del '400, come dimostrò Giuseppe
Fiocco illustrandone i pochi dipinti residui.

Redattore del « Bollettino ;>: Roberto Longhi.

Per i lavori pubblicati ne L'ARTE sono riservati tutti i diritti di proprietà letteraria ed artistica

per 1 Italia e per Testerò.

Adolfo Venturi, Direttore.

Roma, Tip. dell'Unione Editrice, Via Federico Cesi, 45.
 
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