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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 21.1918

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Fasc. 3
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Pittaluga, Mary: Eugène Fromentin e le origini de la moderna critica d'arte, [3]
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https://doi.org/10.11588/diglit.17338#0207

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EUGÈNE FROMENTIN E LE ORIGINI DE LA MODERNA CRITICA D'ARTE 181

moitié des vérités nécessaires, et qu'il s'en faut à la fois de très peu et de beaucoup qu'ils
n'aient strictement raison».1 Evidentemente, un'arte quale quella di un Manet poteva
sconcertare il giudizio fromentiniano, il quale era costretto a riferire, anche nolente,
quelle formule ribelli, a la pittura dei maestri prediletti, così intimamente opposta:
tuttavia, il gusto aveva in lui esigenze — e che esigenze!- — egli dovè così sentire ciò
che vi era di positivo in quel dipingere chiaro su chiaro ■— in quel metter in tono meno
vivo, ma tuttavia « en valeur », ciò che altri avrebbe rivestito d'ombra — in quel colo-
rire tutto, e distribuir i piani ne la maggior luce. Nel suo dolersi che i migliori fra i « rea-
listi » non avesser conseguito il massimo degli effetti, a causa d'una specie d'incapacità
d'usar di loro attitudini; v'ha la conferma de la non intelligenza de l'impressionismo,
per parte del Nostro: il quale, dal Courbert al Manet, e agli altri, non vide mutamento
di visione.

Il riconoscimento degli alti effetti di colore, che, ne l'impressionismo, il sano occhio
e la vivacità sensibile degli artisti hanno conseguito, può dirsi, così, il limite estremo,
cui la capacità critica del Fromentin giunge, circa ciò che fu pittura del suo tempo: egli
perviene fin su le soglie di quella concezione, ma le soglie non sa varcare: qualche cosa
lo lega tuttavia al passato: forse, ancor una volta, la sua. pratica professionale. Il Bau-
delaire, invece, le aveva varcate.

Ora, la complessa questione del colorismo del Rembrandt.

In una lettera a l'amico de Mesnil 2 il nostro dice dell'Olandese: « La question n'est
pas de savoir si l'homme est un grand artiste, originai, presque unique, un très grand
cerveau quand il rève, imagine, invente, et s'appuie bien nettement sur sa sensibilité.
La question est plus spéciale. Il s'agit de savoir s'il est plus grand ici dans ses ceuvres
si fameuses, que dans les autres que nous possédons ou connaissons: et de bien établir
si, lorsqu'il n'est que praticien, c'est un très beau peintre, ou s'il n'a que certaines parties
dominantes, mais exclusives, étroites, d'un très beau peintre, et s'il n'en fait pas abus
quelquefois, notemment ici ». Queste righe, indefinite ancor nel pensiero, lascian pure
intravedere qual sia l'opinione del Fromentin in proposito, e quale la tesi, che nei Mattres
sosterrà: « Les oeuvres si fameuses » sono la Lezione d'anatomia, e la Ronda notturna.
L'analisi de la prima è breve — contiene, per capi essenziali, i criteri d'analisi de la seconda,
di cui può dirsi preparazione — la critica de la Ronda, invece, ha significato assai vasto,
ch'esorbita dai limiti di un problema particolare: rivela il pensiero fromentiniano circa
tutta l'opera del Rembrandt.

Non si può spiegare il giudizio specialissimo, che di quest'opera dà l'autore dei Mattres,
senza ammettere in lui una specie di insuperato dramma spirituale.

Il Fromentin dovè provare, dinanzi a la celebre tela, il più imprevisto disinganno:
pieni gli occhi e l'anima de la visione dei quadri rembrandtiani del Louvre, egli fu
deluso, quando vide la Lezione e la Ronda, di fama ben superiori a le opere di Francia.
Allora, per inconscio bisogno di giustificare a se stesso l'effetto ingrato, fu indotto a cer-
care, in un complesso d'apprezzamenti strani e d'analisi arbitrarie, ciò che poteva esser
causa di quell'effetto; e parlò di soggetto, di composizione, d'esecuzione, in modo del
tutto inconsueto, come avrebbe potuto parlare il pittore Fromentin, in un momento di
perniciosa assenza del critico Fromentin. Così che, anche quando il critico effettivamente
intervenne, e subito vide quanto vi fosse d'eterno ne la tela famosa, (la luce per la luce,
trasformatrice mutevole de le cose, mezzo potente d'inverosimile realtà) non seppe tut-
tavia riconoscere, ne la Ronda, il capolavoro: chè la prima impressione serviva ancor di
limite a la sua coscienza.

1 Maitres, pag. 224. Cfr. Histoire des peintres 2 Les années de maturile d'E. F., di I.echalas.
impressiomstes, di Th. Duret. Paris, H. Floury in Année philosophiques, 1913, pag. 82.
éd., 1906.
 
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