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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 21.1918

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Fasc. 4
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Venturi, Adolfo: Raffaello e Michelangelo nel M.D. XIII
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https://doi.org/10.11588/diglit.17338#0307

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RAFFAELLO E MICHELANGELO NEL MDXIII

281

Gli avvenimenti del papato di Giulio II ebbero riflesso sulle pareti della stanza
d'Eliodoro. Come, nelle rappresentazioni pittoriche, erasi mantenuto il sincretismo fra
le immagini dell'antico testamento e quelle del nuovo, così s'andò foggiando, per opera
di Raffaello, il sincretismo di fatti evangelici e storici, con le gesta e i forti divisa-
menti di Giulio II: il presente si trasfigurava nel passato, o ne prendeva la maschera,
per indicar la concordanza de' fatti antichi con altri contemporanei. Raffaello rappre-
sentò, dunque, l'angelo di Dio che libera l'apostolo Pietro dalle catene, così come il
Pontefice, già cardinale di S. Pietro in Vincoli, anelante alla liberazione della Madre
Chiesa, sventò le mene di Francia e di Alemagna in suo danno con il conciliabolo di
Pisa; Giulio II medesimo assiste in persona alla Cacciata d'Eliodoro dal Tempio, così
come avrebbe voluto cacciare tutti i vassalli della Chiesa, i Baglioni, i Bentivoglio, gli
Estensi, fattisi padroni de' suoi propri beni; avanza verso Attila e gli Unni, come avrebbe
voluto avanzar contro altri barbari e dall'Italia cacciarli; prende parte in persona
all'avvenimento miracoloso di Bolsena, come s'egli fosse stato presente alla messa cele-
brata da un incredulo sacerdote tedesco quando avvenne il prodigio: ciò forse per ricor-
dare un voto ch'egli fece, all'inizio delle sue imprese guerresche, allorquando giunse a
capo delle sue truppe, precedute dal baldacchino del Sacramento eucaristico, nella
rocca d'Orvieto, e vi adorò il Santissimo Corporale.

La Stanza d'Eliodoro fu compiuta dopo la morte del Pontefice, così che nella scena
dell 'Incontro di Leone 1 con Attila, in luogo di Giulio II si trova Leon X; e tutta la
composizione fu quindi, e non felicemente, mutata. In generale la composizione della Stanza
d'Eliodoro e la sua esecuzione appartengono al periodo di Giulio II, che vi è glorificato.

Alla grande pace, al silenzio idilliaco della Stanza della Segnatura, alla compo-
stezza dei gruppi equilibrati, succede, nella Stanza d'Eliodoro, la foga, la vivacità del-
l'effetto, creato da linee in movimento contrario, da luci e ombre a contrasto. Un nuovo
elemento è entrato nel dominio di Raffaello: il colore, che assume subito valore di
elemento vitale nel gioco delle masse compositive.

In un grande tempio, foggiato internamente sul modello della chiesa madre della
Cristianità, con archi sonori enfatici che si precipitano in fuga verso lo sfondo nubiloso,
gli arcangeli vendicatori incalzano Eliodoro. E a tutto dà la sua vita fluttuante la luce,
che sveglia fulgori d'oro vecchio nei cavi sonori delle cupole; di cupola in cupola, nel
tempio profanato dalla cupidigia d'Eliodoro, s'incalzano riflessi aurei, più abbaglianti
verso il primo piano, avvivati dal sacttìo che si mette all'unisono con la corsa degli
arcangeli punitori; l'ombra delle navate laterali per la prima volta aggiunge il suo
mistero esaltatore alla composizione raffaellesca.

L'impulso del movimento non nuoce alla misura; alla simmetria dello sfondo ri-
sponde l'equivalenza delle masse di figure: il gruppo raccolto accentrato compatto a
sinistra; il gruppo sparso, tumultuante, a destra. Da sinistra avanza .— massa gran-
diosa nella sua stasi — Giulio II, trasportato dalle guardie, immoto, solenne, intento
alla vendetta divina; a destra, Eliodoro cade sotto le zampe del bianco'destriero di
Michele arcangelo, e si precipitano in fuga, urlando, i predoni suoi compagni.

L'oro vecchio dei lampi di sole accesi entro le cupole si riverbera dappertutto,
nei manti e nei copricapi muliebri, nel giaco di Michele, sulla spalla e sul busto del
suo compagno, come sulle figure dei profanatori del tempio; appare e riappare in zone
fulgide o in brividi, riecheggiando per tutto il quadro, dando all'affresco un'insolita
trionfale pompa di luci.

La libertà acquistata da Raffaello compositore si esprime con maggiore potenza
nella Messa di Bolsena, ove la limpida architettura della composizione si avviva della
sorprendente ricchezza coloristica acquistata dall'Urbinate, nel secondo periodo romano.
L'elemento colore si trasporta accanto all'elemento linea' la contrapposizione di masse
di luce e d'ombra acquista grande importanza nell'architettura compositiva di masse
e di linee.

L'Arti. £XI, 36.
 
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