PITTORI PISANI DEL XIV SECOLO
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Vanni che noi chiamiamo il secondo per distinguerlo
dall'altro di cui si è già detto.
Prima di parlare di Turino Vanni, sarà bene che
accenni ad un altro pittore della stessa famiglia ed
a cui nella Pinacoteca pisana sono attribuite la
maggior parte delle tavole dipinte da quel maestro
che noi abbiamo battezzato dell'« Universitas au-
rificum ». È questi Nello di Vanni.
Il nome di Nello di Vanni ci è stato tramandato
dagli antichi cataloghi, che attribuivano a lui la
cimasa di un polittico in cui è raffigurato l'Eterno
che sorregge un Crocifisso (sala V, n. 28). Ora, se si
Turino Vanni il secondo e ci fanno sapere che fino
al 1438 si hanno sue notizie.
Nel settembre del 1427 dichiarava al catasto di
Pisa: « Io maestro Turino soprascripto sono di tempo
di anni settantotto e sono in nel letto infermo. —Mona
Bonacia sua donna d'anni 50, Vanni suo figliuolo
d'anni 13 Monna Margarita sua suocera d'anni 80 ».
Dunque Turino Vanni era nato nel 1349 e non è
improbabile che fosse il figlio o il nipote del pit-
tore Nello Vanni, ricordato nel passo dal De Mor-
rona sopra citato, che dipingeva madonne e poli-
ttici verso il 1340. Ad ogni modo questo poco ci
Fig. 24. — Scuola Pisana: La consegna della Regola. Firenze, Uffizi. (Fot. Alinari).
fa attenzione a quello che dice il Da Morrona a pro-
posito del primo Turino, questo Nello sarebbe forse
il fratello di quel pittore e figlio di un Vanni che
fioriva appunto verso il 1300.
Che debba o non debba attribuirsi a questo Nello
la cimasa di polittico in cui è raffigurato l'Eterno
ed il Crocifìsso, è una cosa che potrà solo decidersi
quando si rinverrà una qualche opera sua firmata,
od un qualche documento che ci parli del suo la-
voro. Ad ogni modo oggi noi possiamo solo dire una
cosa: che il frammento in parola è completamente
isolato e che non ha nulla a che fare con le altre ta-
vole che nel Museo pisano vanno sotto il suo nome
e che noi abbiamo attribuito ad un maestro chia-
mato, tanto per intenderci, dell'« Universitas auri-
ficum ». Tale maestro fiorì negli ultimi anni del
1300 e nei p-imi del 1400 e quindi fu coetaneo del
secondo Turino Vanni.
Il Ciampi, il Bonaini ed il Tanfani Centofanti
pubblicarono parecchi documenti che riguardano
interessa, il nome di Vanni essendo molto frequente
in quell'epoca a Pisa, a Siena e per tutta la To-
scana e quindi le omonimie molto comuni.
Il Sirèn che ha creduto essere i dueTurini un solo
pittore gli ha attribuito oltre dodici quadri nel
Museo Pisano, altre tavole crede aver scoperto nella
Pinacoteca Vaticana ed in collezioni private. Ma noi
ben poche opere possiamo dare alla sua mano, e nel
Museo Civico di Pisa una sola gli appartiene con
sicurezza.
Il più antico suo dipinto è .erto quella Madonna
circondata da Angeli che si vede nella chiesa di Ri-
goli, patria di Turino, paesetto poco distante da
Pisa; la segue forse, in ordine di tempo, il trittico
del monastero dei Benedettini di Palermo ove, a
dire del Cavalcasene, l'influenza senese di Simone
Martini e di Lippo Menimi è più manifesta che non
quella di Taddeo di Bartolo. Viene quindi, secondo
me, sempre in ordine di tempo, la Madonna del
Louvre (fig. 19), a cui si riallaccia, ma in un tempo
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Vanni che noi chiamiamo il secondo per distinguerlo
dall'altro di cui si è già detto.
Prima di parlare di Turino Vanni, sarà bene che
accenni ad un altro pittore della stessa famiglia ed
a cui nella Pinacoteca pisana sono attribuite la
maggior parte delle tavole dipinte da quel maestro
che noi abbiamo battezzato dell'« Universitas au-
rificum ». È questi Nello di Vanni.
Il nome di Nello di Vanni ci è stato tramandato
dagli antichi cataloghi, che attribuivano a lui la
cimasa di un polittico in cui è raffigurato l'Eterno
che sorregge un Crocifisso (sala V, n. 28). Ora, se si
Turino Vanni il secondo e ci fanno sapere che fino
al 1438 si hanno sue notizie.
Nel settembre del 1427 dichiarava al catasto di
Pisa: « Io maestro Turino soprascripto sono di tempo
di anni settantotto e sono in nel letto infermo. —Mona
Bonacia sua donna d'anni 50, Vanni suo figliuolo
d'anni 13 Monna Margarita sua suocera d'anni 80 ».
Dunque Turino Vanni era nato nel 1349 e non è
improbabile che fosse il figlio o il nipote del pit-
tore Nello Vanni, ricordato nel passo dal De Mor-
rona sopra citato, che dipingeva madonne e poli-
ttici verso il 1340. Ad ogni modo questo poco ci
Fig. 24. — Scuola Pisana: La consegna della Regola. Firenze, Uffizi. (Fot. Alinari).
fa attenzione a quello che dice il Da Morrona a pro-
posito del primo Turino, questo Nello sarebbe forse
il fratello di quel pittore e figlio di un Vanni che
fioriva appunto verso il 1300.
Che debba o non debba attribuirsi a questo Nello
la cimasa di polittico in cui è raffigurato l'Eterno
ed il Crocifìsso, è una cosa che potrà solo decidersi
quando si rinverrà una qualche opera sua firmata,
od un qualche documento che ci parli del suo la-
voro. Ad ogni modo oggi noi possiamo solo dire una
cosa: che il frammento in parola è completamente
isolato e che non ha nulla a che fare con le altre ta-
vole che nel Museo pisano vanno sotto il suo nome
e che noi abbiamo attribuito ad un maestro chia-
mato, tanto per intenderci, dell'« Universitas auri-
ficum ». Tale maestro fiorì negli ultimi anni del
1300 e nei p-imi del 1400 e quindi fu coetaneo del
secondo Turino Vanni.
Il Ciampi, il Bonaini ed il Tanfani Centofanti
pubblicarono parecchi documenti che riguardano
interessa, il nome di Vanni essendo molto frequente
in quell'epoca a Pisa, a Siena e per tutta la To-
scana e quindi le omonimie molto comuni.
Il Sirèn che ha creduto essere i dueTurini un solo
pittore gli ha attribuito oltre dodici quadri nel
Museo Pisano, altre tavole crede aver scoperto nella
Pinacoteca Vaticana ed in collezioni private. Ma noi
ben poche opere possiamo dare alla sua mano, e nel
Museo Civico di Pisa una sola gli appartiene con
sicurezza.
Il più antico suo dipinto è .erto quella Madonna
circondata da Angeli che si vede nella chiesa di Ri-
goli, patria di Turino, paesetto poco distante da
Pisa; la segue forse, in ordine di tempo, il trittico
del monastero dei Benedettini di Palermo ove, a
dire del Cavalcasene, l'influenza senese di Simone
Martini e di Lippo Menimi è più manifesta che non
quella di Taddeo di Bartolo. Viene quindi, secondo
me, sempre in ordine di tempo, la Madonna del
Louvre (fig. 19), a cui si riallaccia, ma in un tempo