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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 26.1923

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Fasc. 2
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Moschini, Vittorio: Benedetto Luti
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https://doi.org/10.11588/diglit.17343#0115

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BENEDETTO LUTI

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E, quello che è più interessante, i più vivaci artisti non riuscirono a vincere il tradi-
zionalismo ed a fare scuola: basti pensare a Giovanni Odazi, che tradusse in disegno
ed in sfumato quanto potè apprendere dal Gaulli suo maestro.

Se il Luti non avesse avuto una sua certa personalità, passando dalla scuola fio-
rentina alla Roma marattesca, ancor giovane e senza possedere ancora veramente
l'arte sua, sarebbe stato senz'altro assorbito dal marattismo, mentre egli conservò
invece un suo proprio fare e, come vedremo, si venne liberando dalla scuola e mani-
festando come vivace e colorista pittore. Dato tale carattere della sua arte e tale sua
innegabile tendenza, anche se troppo spesso mortificata, dovremo quindi tener conto,
se vorremo risalire indietro nella formazione del nostro artista, del fatto che in Roma
egli, oltre alle opere dell'andazzo marattesco in voga, trovò quelle del più vivace se-
centismo romano e nel complesso un ambiente assai più barocco di quello fiorentino,
specie se si terrà pure conto delle opere architettoniche e di scultura. Scriveva il

Fig. 3. — B. Luti: Studio. Firenze, Uffizi.
(Fot. Gabinetto Fot. delle RR. Gallerie Uffizi).

Luti al Gabbiani poco dopo del suo arrivo a Roma:1 « ...ho veduto.... molte belle cose,
a segno che io non so dove mi abbia la testa, per vederne io del continovo, e in par-
ticolare di fabbriche di bella architettura. Ma siccome io sono in tutto privo d'inten-
dimento di tale arte, io tacerò per non dire qualche sproposito... ma, confessando il
mio gusto, mi paiono gran maraviglie », e di quel suo gusto dobbiamo tener conto,
perchè ci riveld la sua più intima vita.

Se anche il Luti fu in relazione col Maratta, che dopo poco dal suo arrivo a Roma
andò certo a trovare2 stento però a credere quanto narra il Gaburri, che cioè il Luti ed
i suoi compagni di studi Tommaso Redi ed Antonio Balestra « andavano ogni giorno
a disegnare insieme sempre indispensabilmente, e poi di concordia ponevan le loro
virtuose fatiche sotto gli occhi di Carlo Maratti, che cortesemente gli dirigeva... »3 e
se anche ciò fosse storicamente vero, rimane certo che il Luti, come artista, non si pose
senz'altro al seguito del Maratta.

Trovatosi in Roma con una stia certa autonomia, il nostro pittore, desideroso di
esperienze, si mise a frequentare vari ambienti e varie compagnie, certo vedendo
stampe ed opere d'ogni sorta ed affinando così il suo gusto di dotto artista e di ama-

1 Citata lettera del io maggio 1691. disposto, non appena ristabilito vi sarebbe an-

- Y. lettera cit. del 19 maggio 1691: non era dato,
stato ancora dal Maratta perchè questi era in- 3 Gaburri, op. cit.
 
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