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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 26.1923

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Fasc. 2
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Moschini, Vittorio: Benedetto Luti
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https://doi.org/10.11588/diglit.17343#0129

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BENEDETTO LUTI

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coloristico) è ben evidente, ed appare anche in quei suoi pastelli, un tempo tanto
famosi, nei quali si valse di tali tenerezze sfumate a dar dolce espressione alle sue
(ìgurette, certo assai spesso leziose-, ma talora d'una certa grazia (come quella testa
di cherubino che è agli Uffizi, fine opericciola di delicati colori).

Se v'è dunque la possibilità di dar vita ad un ambiente facendo echeggiare ri-
sonanze svanenti di luce e di colore, sì che le note vengano quasi a morire in una
nebbia lontana, questo il Luti seppe raggiungere, con una sua bravura, nell'ariosa
e delicata pala d'altare della cappella Odescalclii ai .SS. Apostoli, una delle sue ul-
time opere. S. Antonio, vezzoso fraticello, che adora Gesù Bambino apparso sull'al-
tare, viene ad essere valorizzato nel bruno colore della tonaca, nel pallido liliale
viso, è una nota dell'effetto decorativo di questo grande quadro destinato ad esser

Fig. 17. — B. Luti: Ritratto. Roma, Gali. Spada.
(Fot. Cabine to Fot. R. Sovrintend. ali.' Ga lerie).

viva parte della cappella e della sua coloristica architettura. Ogni profilo è corroso
da variazioni di colore e di luce le più tenui, si disfà ogni pienezza pittorica nella
vicenda dei neocorreggeschi sfumati, colori madreperlacei si sgranano nelle ombre azzur-
rine. Due putti, in primo piano, sui gradi dell'altare, sono una nota di rilievo pili mar-
cata, poi tutto svanisce e si sfigura, un coro d'angeli si colora in cielo nella bionda
luminosità risplendente tra gl'iridati vapori. Vediamo così il nostro delicato pittore
esprimersi in quest'opera che ben si conveniva a lui essenzialmente colorista.

Tutto questo che fin qui ho detto non potrebbe che portarci a concludere clic-
Benedetto Luti fu, a volte, un fine, arioso, intimo pittore, se non vi fosse un'opera
che rivela in lui un talento veramente di prim'ordine: quel suo ritratto della gal-
leria di S. Luca (fig. 10), certo tra i più belli del nostro primo settecento. Questo può
esser sufficiente a giustificare questo studio, che altrimenti potrebbe anche sembrare
un lungo discorso sulla mediocrità, un esercizio di virtuosismo critico.

Grigi e bianchi sfumati con gradazioni lentissime, toni perlacei e cinerini som-
messi nello sfondo arioso, nella parrucca che incornicia il volto come d'una vaporosa
 
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