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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 26.1923

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Fasc. 3
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Ortolani, Sergio: Coltura ed arte, [1]
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https://doi.org/10.11588/diglit.17343#0170

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SERGIO ORTOLANI

Ne risulta che noi potremo bensì interessarci ;illa storia di questo linguaggio, ma
solo perchè esso ci rivela il sorgere e l'evolversi di una nuova civiltà che trova espressione
d'arte, e quindi porge novello lume a quell'unica e totale Storia dell'arte che ci siamo pro-
posti. Infatti la ricerca tecnicistica, di stile, di maniera, di fattura, è buona solo in quanto
serve quel concetto unitario e non lo divide: essa è insomma parte e non tutto della
Storia, perchè in certo modo considera l'arte dall'esterno, scorporata del suo creatore.
La vede infine sub specie fihilologiac, come il factum vichiano interrogato dagli eruditi;
ma per esser storia vera si deve fondere con la ricerca dall'interno, della natura e atteg-
giamenti dello spirito, quella diremmo che si fa sub specie philosophiae e che il rerum
ha per fine. Solo nell'unità di filologia e filosofia, di vero e fatto, la storia ritrova se stessa,
nel campo dell'arte come d'ogni altra attività dello spirito.

Eppure parrebbe che ai modernissimi critici del seicento restasse una intima ra-
gione da noi non toccata. Basta interrogare il nostro gusto riguardo a tanti secentisti
italiani e caravaggeschi! Ci piacciono e perchè? Perchè l'interesse lirico dell'artista vi è,
come si dice, ridotto alla « materia espressiva ». Che è mai questa materia? Nonsenso!
Diremo meglio che l'unica vera vita dello spirito, ridotta nella povertà dei tempi, pri-
mitiva e sensuale, si rifugia nella parola del tocco, nella frase, nella pennellata, cioè ap-
punto in quello che è soggetto più che altro all'esame del critico filologo. Si può dire
anche che si « sensibilizza » lino alla nausea tutta la propria espressione e allora la indivi-
dualità dell'artista, sminuzzata nella serie delle, gustosità descrittive e pittoriche tutte
poste in primo piano, si nasconde — svuotata com'è — nella tenebrosità del « fondo nero »,
Proprio così. Se noi ci liberiamo — e l'esserne tanto presi è veramente il maggior segno
della disumanità e miseria del nostro senso artistico — da tutti quei simboli e — sia pure —
da quella preliminare sincerità sensuale di trascrizione pittorica, e avremo la forza di guar-
dare dietro: tutto è fosco e monocromo: il mondo informe e oscuro del nostro tristissimo
secolo. Quelle mele, quei canestri, quei bicchieri, quelle vesti, quelle gale, quella ricerca
d'incrocio di piani, di obliquità costruttive sono confessioni di una nudità intima spesso
spaventosa: tal quale le seriedi « frammenti lirici in prosa » che formano la odierna let-
teratura di poesia.

* * *

Non vorremmo però che, con tali opposizioni, si credesse da noi misconosciuto
quanto è reale ricchezza della moderna critica: il senso di ciò che è « pittorico », non
perchè una realtà sia pittorica, un'altra lirica, un'altra musicale e via via, ma perchè
una volta espressa con quel linguaggio ch'è pittura e non lirica o musica, va come pit-
tura goduta e giudicata. Se la cultura d'un pittore può essere indifferentemente logica
pratica o estetica, la sua « espressione » o « conoscenza viva » dovrà essere tutta risolta
in un linguaggio pittorico, con i suoi movimenti e le sue inflessioni, per essere attuata
intera. Nè varranno simboli o ricordi letterari o richiami musicali o altro.

Stabilito una buona volta, scartando le laterali deviazioni critiche, che la pittura
è conoscibile come « espressione », ci piace iniziare il nostro lavoro con uno studio appunto
della tradizione pittorica italiana, intesa come linguaggio. Ciò non ha ormai alcun peri-
colo per noi. Sappiamo che l'opera d'arte in quanto si fa « coltura » d'un altro artista,
più che prenderlo con la sua intimità tutta originale, gli vale come una retorica del-
l'arte, ove provvisoriamente egli trae di maniera, le parole, le inflessioni, i modi e i legami
sintattici con cui tentar primamente la .« sua » espressione. Egli appunto vi opera sempre
la scissione fra « tecnica » e « contenuto » e s'interessa solo alla prima. Noi ce ne interes-
seremo a traverso il suo spirito, pur sapendo che questa non è già Storia dell'arte, ma
della coltura artistica generale d'un pittore moderno. Dal confronto di essa con quella
singola degli artisti, che compiutamente studieremo, un primo elemento si trarrà per
caratterizzarne lo spirito e i motivi dell'arte.

(Continua) Sergio Ortolani
 
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