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ADOLFO VENTURI
bianchi fili dei pistilli, per chiudersi, all'altro, in una sferzante voluta fogliacea. Tra
quella pomposa espansione di ornati, appare più mingherlina l'acuminata figura del Re-
dentore sulla spiaggia bigia, presso il mare verde con onde come ciuffi d'erbe, nell'un-
cinato manto di osso bianco rosa.
Una I (fig. 3), similmente composta di larghe, dense, ritorte foglie di cardo, delimita nei
grevi strascichi del suo tessuto il campo turchino cupo in cui sorge dalla screziata base
di marmo l'immagine aguzza del cavaliere Sant'Ansano, in parata, col vessillo e la palma.
Rigida e tesa, come la iniziale che essa impersona, la figura si disegna affilata sotto
gli spigoli, gli aculei delle pieghe, da cui esce fragile una manina pendula a regger la
palma verde oro. Esile come le dame che strascicano lunghe tuniche chiare sui prati
del Paradiso, nel quadro del Giudizio Universale, ora in parte all'Accademia di Siena,
il giovinetto cavaliere sgrana tondi occhi senza luce, sotto palpebre sottili, arcuate
come antenne di farfalla, e ricama il nimbo
_ coi fili d'erba attorti che compongono la
— sua chioma ricciuta: le sagome aguzze del-
l'ossea forma, la posa in tensione lievemente
obliqua, l'asta lunga sottile del vessillo com-
AéNHB ^ pongono la snella iniziale.
Una ghirlanda, formata, come il dosso
della N, mediante strati di foglie varie e
di frutti multicolori, disegna, legandosi ai
capi in due larghi nodi pomposi, la 0 (fig. 4)
infissa a una di quelle aste, di quelle ricche
antenne, che il pittore spiega con varietà
lussuosa di fregi lungo le carte del codice.
Ne formano i capi due chiusi fioroni di cardo
inseguiti da foglie accartocciate, sbuffanti,
e al fiorone della base tende una farfalla,
che inizia l'asta adorna. Un quadretto finis-
simo s'inghirlanda della multicolore corona:
San Girolamo allo scrittoio, lumeggiato con
cura sottile, nei lineamenti stretti, nelle ru-
ghe profonde, nei fili chiari della barba e
delle sopracciglia ispide sugli occhi aggrot-
tati. Il volto burbero e infantile ad un tempo, e il largo bavero bianco sbocciano con
letizia di tinte chiare dal rosolaccio vermiglio della tunica e del cappello.
Una O, composta di simile ghirlanda, schiude ai nostri occhi uno dei più deliziosi
quadretti del Quattrocento senese (fig. 5): due martiri e due aguzzini in una gioiosa
campagna piantata d'arbusti, divisa in ampie scacchiere da strade rettilinee, corsa da rivi
simili a capigliature ondate, e chiusa, nel fondo, da montagne coniche, verdi e azzurre.
I pomi sugli alberelli del piano accendono luminarie di festa, e i ciuffi d'erba bianchicci
sprizzano dai colli come sbuffi di vampa, avvivando la bassa voce dei colori, grigi, verdi
chiari, azzurri sbiaditi, la gentile smorta gamma cromatica di questo tardo erede del
gotico fiorito. Entro la scacchiera dei campi si disegna lo scacco delle quattro figure,
uncinate come in un'opera di Lorenzo Monaco, fragili e angolose, simili a fanciulli i due
martiri, uno dei quali si copre il viso con la mano ossuta e annicchia il capo, quasi bimbo
impaurito: la gentilezza coloristica delle tuniche, e l'azzurrino dilavato, striato di veli
bianchicci, del cielo, completano l'attrattiva della scena composta con paziente lavoro,
con grazia infantile e delicata.
Parallela a questa, un'altra istoria, VApparizione di Cristo a un Santo diacono (fig. 6),
spiega la stessa scena di campi arborati, di sprizzanti steli, di frange d'alberi attorno
Fig. 5. — Gio. di Paolo: Miniatura.
Dall'antifonario della Biblioteca civica di Siena.
ADOLFO VENTURI
bianchi fili dei pistilli, per chiudersi, all'altro, in una sferzante voluta fogliacea. Tra
quella pomposa espansione di ornati, appare più mingherlina l'acuminata figura del Re-
dentore sulla spiaggia bigia, presso il mare verde con onde come ciuffi d'erbe, nell'un-
cinato manto di osso bianco rosa.
Una I (fig. 3), similmente composta di larghe, dense, ritorte foglie di cardo, delimita nei
grevi strascichi del suo tessuto il campo turchino cupo in cui sorge dalla screziata base
di marmo l'immagine aguzza del cavaliere Sant'Ansano, in parata, col vessillo e la palma.
Rigida e tesa, come la iniziale che essa impersona, la figura si disegna affilata sotto
gli spigoli, gli aculei delle pieghe, da cui esce fragile una manina pendula a regger la
palma verde oro. Esile come le dame che strascicano lunghe tuniche chiare sui prati
del Paradiso, nel quadro del Giudizio Universale, ora in parte all'Accademia di Siena,
il giovinetto cavaliere sgrana tondi occhi senza luce, sotto palpebre sottili, arcuate
come antenne di farfalla, e ricama il nimbo
_ coi fili d'erba attorti che compongono la
— sua chioma ricciuta: le sagome aguzze del-
l'ossea forma, la posa in tensione lievemente
obliqua, l'asta lunga sottile del vessillo com-
AéNHB ^ pongono la snella iniziale.
Una ghirlanda, formata, come il dosso
della N, mediante strati di foglie varie e
di frutti multicolori, disegna, legandosi ai
capi in due larghi nodi pomposi, la 0 (fig. 4)
infissa a una di quelle aste, di quelle ricche
antenne, che il pittore spiega con varietà
lussuosa di fregi lungo le carte del codice.
Ne formano i capi due chiusi fioroni di cardo
inseguiti da foglie accartocciate, sbuffanti,
e al fiorone della base tende una farfalla,
che inizia l'asta adorna. Un quadretto finis-
simo s'inghirlanda della multicolore corona:
San Girolamo allo scrittoio, lumeggiato con
cura sottile, nei lineamenti stretti, nelle ru-
ghe profonde, nei fili chiari della barba e
delle sopracciglia ispide sugli occhi aggrot-
tati. Il volto burbero e infantile ad un tempo, e il largo bavero bianco sbocciano con
letizia di tinte chiare dal rosolaccio vermiglio della tunica e del cappello.
Una O, composta di simile ghirlanda, schiude ai nostri occhi uno dei più deliziosi
quadretti del Quattrocento senese (fig. 5): due martiri e due aguzzini in una gioiosa
campagna piantata d'arbusti, divisa in ampie scacchiere da strade rettilinee, corsa da rivi
simili a capigliature ondate, e chiusa, nel fondo, da montagne coniche, verdi e azzurre.
I pomi sugli alberelli del piano accendono luminarie di festa, e i ciuffi d'erba bianchicci
sprizzano dai colli come sbuffi di vampa, avvivando la bassa voce dei colori, grigi, verdi
chiari, azzurri sbiaditi, la gentile smorta gamma cromatica di questo tardo erede del
gotico fiorito. Entro la scacchiera dei campi si disegna lo scacco delle quattro figure,
uncinate come in un'opera di Lorenzo Monaco, fragili e angolose, simili a fanciulli i due
martiri, uno dei quali si copre il viso con la mano ossuta e annicchia il capo, quasi bimbo
impaurito: la gentilezza coloristica delle tuniche, e l'azzurrino dilavato, striato di veli
bianchicci, del cielo, completano l'attrattiva della scena composta con paziente lavoro,
con grazia infantile e delicata.
Parallela a questa, un'altra istoria, VApparizione di Cristo a un Santo diacono (fig. 6),
spiega la stessa scena di campi arborati, di sprizzanti steli, di frange d'alberi attorno
Fig. 5. — Gio. di Paolo: Miniatura.
Dall'antifonario della Biblioteca civica di Siena.