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ADOLFO VENTURI
Quando il Maestro si recò nella capitale elei Montefeltro a continuar l'opera grande
di Luciano Laurana, Battista Sforza era già morta, ed egli dovette ricorrere, per
tradurne le sembianze, al dittico di Piero della Francesca, il che spiega il velo greve
delle palpebre sull'occhio socchiuso e la rigidezza funerea della posa. Ma, nonostante la
costrizione al modello tratto dal mondo immoto cristallino di Piero, la vita delle forme
di Francesco di Giorgio anima i tratti della esigua immagine: basti osservare l'arco
vivente delle labbra, il respiro avido che dilata la trasparente narice, l'onda ripetuta delle
ciocche sulla tempia scoperta. Assottigliata, consunta, affilata dal male, l'immagine sem-
Fig. 3. — Francesco di Giorgio: Medaglia di Federigo da Montefeltro
nel British Museum a Londra.
bra animata dallo sforzo del respiro, dalla tenacia dello spirito vitale. Quest'animazione,
sia pure funerea, questo fremito che percorre la trasparente anelante figura alla soglia
del sepolcro, e si ripercuote nel velo, piegato ad angolo, quasi appuntato da spilla
invisibile al petto, per risalire, guizzando, la spalla, allontana dalla rara opera il nome
di Francesco Laurana. Nò mai, inoltre, vedemmo, nell'arte del grande plastico, il rilievo
assumere una così fogliacea diafana esiguità, un così lieve e a un tempo acuto sbalzo
dal fondo, quasi di lamina in duttile metallo: nelle medaglie, come nel piedistallo della
Madonna di Noto, la pienezza, la compattezza del rilievo, rivela in ogni particolare,
anche nei più attenuati, la costante preoccupazione plastica dell'arte lauranesca. La
stessa curva sinuosa che profila il naso sottile, e che non trova riscontro nei massicci
lineamenti dell'immagine dipinta da Piero della Francesca, è tipicamente senese, e
ADOLFO VENTURI
Quando il Maestro si recò nella capitale elei Montefeltro a continuar l'opera grande
di Luciano Laurana, Battista Sforza era già morta, ed egli dovette ricorrere, per
tradurne le sembianze, al dittico di Piero della Francesca, il che spiega il velo greve
delle palpebre sull'occhio socchiuso e la rigidezza funerea della posa. Ma, nonostante la
costrizione al modello tratto dal mondo immoto cristallino di Piero, la vita delle forme
di Francesco di Giorgio anima i tratti della esigua immagine: basti osservare l'arco
vivente delle labbra, il respiro avido che dilata la trasparente narice, l'onda ripetuta delle
ciocche sulla tempia scoperta. Assottigliata, consunta, affilata dal male, l'immagine sem-
Fig. 3. — Francesco di Giorgio: Medaglia di Federigo da Montefeltro
nel British Museum a Londra.
bra animata dallo sforzo del respiro, dalla tenacia dello spirito vitale. Quest'animazione,
sia pure funerea, questo fremito che percorre la trasparente anelante figura alla soglia
del sepolcro, e si ripercuote nel velo, piegato ad angolo, quasi appuntato da spilla
invisibile al petto, per risalire, guizzando, la spalla, allontana dalla rara opera il nome
di Francesco Laurana. Nò mai, inoltre, vedemmo, nell'arte del grande plastico, il rilievo
assumere una così fogliacea diafana esiguità, un così lieve e a un tempo acuto sbalzo
dal fondo, quasi di lamina in duttile metallo: nelle medaglie, come nel piedistallo della
Madonna di Noto, la pienezza, la compattezza del rilievo, rivela in ogni particolare,
anche nei più attenuati, la costante preoccupazione plastica dell'arte lauranesca. La
stessa curva sinuosa che profila il naso sottile, e che non trova riscontro nei massicci
lineamenti dell'immagine dipinta da Piero della Francesca, è tipicamente senese, e