FRANCESCO DI GIORGIO MARTINI SCULTORE
205
Il giovinetto principe veste, come il padre, la corazza, che allenta le sue classiche
maglie attorno al collo nudo; appena accennate sono le curve che seguon gli orli dell'ar-
matura; la forma, scolpita in pietra friabile, si presenta granulosa incompiuta, senza la
rasata liscezza della cute e delle vesti di Battista Sforza. Ma nonostante la superfìce
grezza, l'opera serba, nel contorno sinuoso adunco del casco di chioma, delle ciocche fini
Fig. 6. — Da Francesco di Giorgio: liusto di Federico da Montefeltro.
Firenze, Museo Nazionale.
e ricuive come penne d'ala, del malaticcio profilo, nell'affilatezza metallica del taglio, che
-.Iacea dal piano di base il rilievo sottile e netto della nuca e del collo, nello sboccio
nudato dei lineamenti, composti dello stesso tenue floreale tessuto che ammiriamo
contemplando l'effigie di Battista Sforza, l'impronta certa della sensitiva mano di
Francesco. Il rilievo s'accentua e si spegne per onde, altalena lieve come gli steli che
infiorano camini e porte nella sala urbinate del Magnifico, e un'interna luce, il chiaror
cristallino che traspare anche dalle immagini dipinte di Francesco di Giorgio, trasfigura
l'angolare malaticcio piotilo.
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Il giovinetto principe veste, come il padre, la corazza, che allenta le sue classiche
maglie attorno al collo nudo; appena accennate sono le curve che seguon gli orli dell'ar-
matura; la forma, scolpita in pietra friabile, si presenta granulosa incompiuta, senza la
rasata liscezza della cute e delle vesti di Battista Sforza. Ma nonostante la superfìce
grezza, l'opera serba, nel contorno sinuoso adunco del casco di chioma, delle ciocche fini
Fig. 6. — Da Francesco di Giorgio: liusto di Federico da Montefeltro.
Firenze, Museo Nazionale.
e ricuive come penne d'ala, del malaticcio profilo, nell'affilatezza metallica del taglio, che
-.Iacea dal piano di base il rilievo sottile e netto della nuca e del collo, nello sboccio
nudato dei lineamenti, composti dello stesso tenue floreale tessuto che ammiriamo
contemplando l'effigie di Battista Sforza, l'impronta certa della sensitiva mano di
Francesco. Il rilievo s'accentua e si spegne per onde, altalena lieve come gli steli che
infiorano camini e porte nella sala urbinate del Magnifico, e un'interna luce, il chiaror
cristallino che traspare anche dalle immagini dipinte di Francesco di Giorgio, trasfigura
l'angolare malaticcio piotilo.