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ADOLFO VENTURI
Basta la vita scintillante di questa chioma, la forza agile del collo indietreggiante, il
taglio aguzzo arcuato dei lineamenti a indicarci in Francesco di Giorgio l'origine dei
due singolari esempi di scultura in legno senese. Le pieghe raccolte in fascio, uncinate
e rigide come penne d'ala, dal fianco della Vergine a terra, la nobiltà della mano
sospesa sul petto, con eleganza squisita di gesto, il multiplo guizzo delle luci nelle
Fig. 18. — Francesco di Giorgio: Angioletto portatorcia in bronzo.
pieghe accartocciate, completano il fascino delle due statue colorite in una splendente,
e ora purtroppo accentuata, gamma di ori.
Qualcosa, tuttavia, si sottrae agli atteggiamenti consueti di Francesco di Giorgio:
il grosso volume delle pieghe, la minuzia del ricamo stampato sul raso degli orli di manto,
l'ampiezza pesant e del palmo dell'angelo, lo stupore dell'occhio dall'inde larga, spa-
lancato e fisso, l'aderir delle piante di piedi alla base, mentre con tanta leggerezza la
sfiorano quelle dei due angeli porta-candelabri nel duomo.
* * *
Con un capolavoro della scultura marmorea italiana chiudiamo l'elenco delle opere
a noi finora note di Francesco di Giorgio. È il marmo che ancor porta il nome di Desiderio
ADOLFO VENTURI
Basta la vita scintillante di questa chioma, la forza agile del collo indietreggiante, il
taglio aguzzo arcuato dei lineamenti a indicarci in Francesco di Giorgio l'origine dei
due singolari esempi di scultura in legno senese. Le pieghe raccolte in fascio, uncinate
e rigide come penne d'ala, dal fianco della Vergine a terra, la nobiltà della mano
sospesa sul petto, con eleganza squisita di gesto, il multiplo guizzo delle luci nelle
Fig. 18. — Francesco di Giorgio: Angioletto portatorcia in bronzo.
pieghe accartocciate, completano il fascino delle due statue colorite in una splendente,
e ora purtroppo accentuata, gamma di ori.
Qualcosa, tuttavia, si sottrae agli atteggiamenti consueti di Francesco di Giorgio:
il grosso volume delle pieghe, la minuzia del ricamo stampato sul raso degli orli di manto,
l'ampiezza pesant e del palmo dell'angelo, lo stupore dell'occhio dall'inde larga, spa-
lancato e fisso, l'aderir delle piante di piedi alla base, mentre con tanta leggerezza la
sfiorano quelle dei due angeli porta-candelabri nel duomo.
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Con un capolavoro della scultura marmorea italiana chiudiamo l'elenco delle opere
a noi finora note di Francesco di Giorgio. È il marmo che ancor porta il nome di Desiderio