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Bullettino archeologico Napoletano — N.S.5.1856-1857

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Nr. 105 (Dicembre 1856)
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https://doi.org/10.11588/diglit.12304#0064
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]'imperterrito Achille (bull, dell' Ist. 1846 p. 69).
Il sig. Schmidt nell' Ukalegon il noncurante ricono-
sce ancora un Mirandone, quasi sprezzalore di Aga-
mennone [amai. cit. p. 146 ). Egli crede che nella
Ninfa KTMO0EA sia da ravvisare la slessa Teli ( ib.
p. 144); la quale opinione, ammessa pure nel corpus
inscr. graecarum., può riputarsi probabile. Intanto
il eh. Iahn (1. c.) giudica la denominazione di Uka-
legon un vero nome di qualche eroe , e non già un
nome significativo , ricordandone un esempio presso
lo Scoliaste di Euripide (Phoen. 26): la quale osser-
vazione del dotto archeologo diede causa ad un al-
tro articolo del eh. Schmidt inserito nella stessa arch.
Zeitung del Gerhard 1853 p. 169 seg.

Io credo sia mestieri partire da un diverso punto
di vista , per ben comprendere le due scene ritratte
sul vaso , e la significazione dell' eroe Ukalegon. La
riunione di molti eroi della trojana guerra iu rap-
porto con una Nereide ci conduce alla idea di un
soggiorno in vicinanza delle marine acque : e perciò
noi crediamo che quegli eroi sono figurati dopo la
loro morte , siccome felici abitatori delle isole fortu-
nate , o piuttosto dell' isola di Achille , ove fu pur
messo il soggiorno di altri eroi. Perciò si veggono tra
loro ravvicinati Agamennone ed Achille, che in quella
beata dimora si suppone avesser deposto ogni ran-
core, eh' ebber fra loro nella vita mortale.

Piuttosto che la bevanda del congedo, Patroclo ed
Achille ricevono dalla figlia di Nereo la bevanda del-
l' apoteosi e della immortalità. Questa spiegazione
vien confermata dal vaso di Nocera da noi pubbli-
cato in questo bullellino tav. II, ove si scorge appunto
una delle Nereidi preparare il licore ad Achille, che
giunge a prender possesso della sua isola : e lo stesso
fa da noi riconosciuto nel bel vaso agrigentino , di
cui dicemmo di sopra pag. 19. Sicché questo du-
plice confronto viene in appoggio della nostra inter-
pretazione , la quale non incontra la difficoltà che
sorge da! veder così ravvicinati fra loro Agamennone
ed Achille, che in si gravi dissidii furono presentati

nelle omeriche poesie. Quello che tanto più ci per-
suade della verità della nostra intelligenza , è la fi-
gura di Ukalegon. Sarebbe fuor di luogo il supporre
che valesse ad indicare lo spregiatore di Agamenno-
ne , o il non curante de'pericoli , od altra simile si-
gnificazione ; giacché al compagno di Achille si at-
tribuirebbe un carattere , che meglio sarebbe attri-
buire al figliuol di leti, e si attribuirebbe senza un
parlicolare motivo , che avesse rapporto alla scena.
Non dubito che non poche volte ci fu dato di osser-
var su' vasi denominazioni di figure convenienti al-
l' azione rappresentata : e noi slessi ne citammo al-
trove gli esempli ( vedi questo bulletlino an. IV pag.
77, e an. V pag. 19 ) Ma qui 1' Ukalegon non tro-
vasi in alcuna particolare azione ravvicinato ad A-
chille e ad Agamennone. Sicché non potrebbe giusta-
mente riportarsi quel nome al soggetto rappresentato.
Ove però si consideri la riunione di tutti quegli eroi
dopo la loro morte, nella beata esistenza delle ani-
me, si darà la più bella spiegazione della presenza di
Ucalegon. £ da notare che la vera significazione di
à\iyu> è aver pensiero che rattristi, d' onde l'addiet-
tivo àXsys/vòs usato in questo senso da Omero, e da-
gli altri antichi poeti. OwcscXsywv adunque dinota co-
lui che non ha più cure affligenti, eh' è libero da
pensieri che lo rattristino. Così soltanto si comprende
la introduzione di un tal personaggio, che esprime
col suo nome lo stato di tutti coloro che lo circon-
dano. Essi non si prendon cura di nulla: vivono la
vita delle anime che meritarono l'apoteosi. In questa
intelligenza quel nome avrebbe tutta la sua impor-
tanza ; laddove in tutt' altro intendimento appena si
potrebbe , con troppo sottili ragioni, giustificar la
presenza di quella significativa figura , la quale in
sostanza dinota la personificazione di tutti coloro, che
per le virtuose operazioni della vita son fatti degni
di una nuova e lieta esistenza , non turbata da cura
alcuna ; ed essi bene a ragione si chiamano oòx «Xs-
yovtfes.

MlNERVINI.

Giulio Minervini — Editore.

Tipografia di Giuseppe Càtaneo.
 
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