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Bullettino archeologico Napoletano — N.S.5.1856-1857

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Nr. 107 (Gennaio 1857)
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https://doi.org/10.11588/diglit.12304#0074
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— G6 —

Palici, debban credersi rappresentare le acquose ed
umide esalazioni sotterranee , animate dall' igneo ca-
lore dell'Etna. Questa idea, sostenuta dal eh. de Gui-
gniault ( rélig. de V anliq. voi ult. p. 1246 a 1252:
vedi pure il eh. Corcia Storia del Regno delle
Due Sicilie voi. IV p. 179 seg. ) , par che sorga
limpidamente da tutti i luoghi degli antichi scrittori
messi ad esame dallo stesso Welcker, e più recen-
temente dal dottor Carlo Gustavo Michaelis nella sua
recente pubblicazione die Paliken , ehi Beìtrag zur
Wurdigung allilalischer Culle, impressa in Halla
nel 1856. Veggasi pure ciò che scrivea il dottissimo
Creuzer nella III edizione della sua Simbolica t. IV
p. 815 segg.

Non perchè i Palici si dicono figli di Vulcano ,
debbono ritenersi come artefici: e se 1'antichità non
applica ad essi questa particolarità , non siamo au-
torizzati ad attribuirla loro noi stessi. Il simbolo del-
la scure trovar dovrebbe un confronto nell'antichità,
perchè ci fosse lecito ritenere che valga ad indica-
re i Palici. Ma che diremo , se 1' antichità stessa ci
ha fornito la imagine ed i simboli dei Palici? Di
fatti Strabone dicendo : ol JIxXixoì xpxrrpxs f-
X&offlv àYuftaWoYrci$ wfop tl$ SoXouììls xvajpvtf'ryiAOt
xoù itv.\is E»S ròv uvròv oefalJCsvóvS iwxpv ( lib. VI c.
2 §. 9 1.1 p. 437 Cramer), viene ad additarci inqual
modo figurar si dovrebbe questa sicula divinità.

É pur da osservare che vedendo la medesima
rappresentanza in varii siti ripetuta , e non mai ve-
nuta fuori dal suolo della stessa Sicilia , potrebbe an-
che per questo dubitarsi che il soggetto de'Palici ,
assolutamente locale, siesi voluto figurare ne' varii
monumenti, ove finora comparve. Mi sembra poi
che il nostro vaso di Nocera dia l'estremo crollo alla
opinione del cav. Welcker ; giacché sebbene sieno
due personaggi presso una testa di donna , che mo-
stra in continuazione una turgida mammella , pure
non sono entrambi forniti de'medesimi simboli; non
veggonsi entrambi nella medesima posizione. È poi
notabilissimo che quello fra'due, ch'è armato di scure,
porta al fianco un oggetto, somigliantissimo ad un
turcasso: cose tutte le quali non offrono nel mito de'
Palici una sufficiente spiegazione. Il vaso di Nocera

distrugge pur la opinione, che riferisce il soggetto a
Pandora; giacché nessun lontano rapporto vi si vede
nè al satirico dramma di Sofocle , nè ad altra circo-
stanza , che favorir possa quella conghiettuta. E tutte
le proposte spiegazioni sono indebolite da una gene-
rale avvertenza: ed è la colossale grandezza di quella
testa in due de' monumenti , che s'impresero a dilu-
cidare. Pria di proporre un'altra novella spiegazione,
osservo che i pretesi mallei devono invece riputarsi
bipenni. Così le vediamo non poche volte figurate nei
vasi dipinti, e più si scorge nel vaso di Nocera, ove
la forma si approssima più a quella di una scure. A
noi sembra che possa proporsi una novella spiega-
zione de' monumenli riportati a' Palici. Pare eh' essi
trovino il comento in una tradizione riferita lunga-
mente da Callimaco. Racconta questo innografo che
Erisiktone figlio di Triopa commise a' suoi servi di
troncare il bosco sacro di Cerere nel Triopio di Ca-
ria. Dice il poeta che tulli quei servi erano di vigo-
rosa età e di gigantesca statura . . . kmvvlS h àx{x%
ITocWas o àySpoy/yavrccS.......

Cominciarono essi a far uso delle loro armature ,
che si dichiarano scuri e bipenni .... jreXgXélrffi xcù

à£tvauffiv: ed impresero a tagliare un grosso pioppo.
Cerere sdegnata che si toccassero le sacre piante prese
la forma della sacerdotessa Nicippe, e si dolse conE-
risitlone di quella profanazione. Allora minaccioso l'e-
roe ordinò che partisse, se non voleva provare i colpi
della scure : (xy\ <tm irikzxvv \x{ya.v h Xfù' Al-
l'empia parola la dea gli appare in tutta la sua mae-
stà, di forme tanto colossali e gigantesche che il poeta
ce la presenta co'piedi al suolo e colla testa nell'Olim-
po: "I&jxaroc ixìv %{p<Suj,xi^uXò, ^ °' 'Gkóliwut.
Fuggirono spaventali i servi di Erisiltone , ed il pa-
drone subì la vendetta della spregiata divinità sof-
frendo una insaziabile fame, che lo ridusse a mendi-
care dopo aver divorato tulle le sue sostanze (in Cer.
23-116 ). Anche Ovidio narra lungamente questo
fatto medesimo. Egli avverte che Erisiltone era un
empio

.... qui numina Divùm
Spernerel ; et nullos aris adoleret honores.
Fa disegno di troncare il bosco sacro, ed impone
 
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