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Bullettino archeologico Napoletano — N.S.5.1856-1857

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Nr. 110 (Febbraio 1857)
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BALLETTINO ARCHEOLOGICO NAPOLITANO.

NUOVA SERIE
N.° 110. (12. dell'anno V.) Febbraio 1857.

Poche osservazioni intorno ad una pietra Basiìidiana.—Notizia di una latina iscrizione di Capita.—Osser-
vazioni sopra alcune monete di M. Aurelio Imperatore. Continuazione del n. 408.—Bibliografia.

Poche osservazioni intorno ad una pietra
Basiìidiana.

L' ametista incisa , di cui diamo nella nostra tav.
V fig. 3 il disegno , in dimensioni doppie dell' origi-
nale , ci sembra di non poca importanza fra' gnostici
monumenti.

Essa appartiene al coltissimo sig. cav. Luigi Fir-
rao intelligente amatore delle antiche memorie , e
possessore di una notabile raccolta di antiche me-
daglie.

Vedesi una figura giovanile, che si appoggia colla
sinistra ad allo bastone, e tiene con la destra un pa-
niere. Ma la maggiore importanza vien costituita
dalle moltiplica iscrizioni, che si mirano non solo
intorno alla suddetta figura, ma benanche sulle brac-
cia e sul corpo di essa , non che sul bastone mede-
simo da lei tenuto. Questo sistema di scrivere altresì
sul corpo di personaggi effigiati riscontrasi in altri
gnostici monumenti : e la nostra pietra appare senza
dubbio gnostica dal celebratissimo IA00, che più volte
vi si ripete. Io non tenterò la spiegazione di tutte le
lettere, le quali si veggono sparse sul pregevole mo-
numento del sig. cav. Firrao ; giacché sovente que-
ste gnostiche iscrizioni non offrono alcuna chiara in-
telligenza. Richiamerò soltanto l'attenzione sopra al-
cune particolari leggende, che mi sembrano di non
heve importanza , e la cui significazione apparisce
assai probabile , se dir non vogliasi certa.

E pria di tutto , a me sembra che alla figura ef-
figiata nella gemma del cav. Firrao debbasi attribui-
re una solare intelligenza. Essendo scheggiata la par-
te superiore della testa poco può diffiùirsi , se yì

ANNO Y.

fosse alcun simbolo che al sole si riferisse , come
sarebbero i radii ; ma certamente il bastone nelle
idee egiziane è un simbolo eminentemente solare-
Già Macrobio ci dà lo scettro munito di un occhio
siccome geroglifico del sole : Osirim Acgijplii, quem
seleni esse asserunt, quolies hierogliphicis literis suis
exprimere volunt, insculpunl sceplrum , inque eo spe-
ciem oculi (Salum. 1. 1. cap. 2). Ma più fa al caso
nostro un luogo classico di Plutarco, che fa il più pre-
ciso confronto al nostro monumento. Dice il Chero-
neo: rrj cTs oyctó] t'vovrcs rov (p*w<p) BAKTHPIAS
'HAIOT yeye&Xiw ayouiri \kirv. $§iY07rujpivriY ìarjxi-
pwey, \y®«iw*esoJw 'TIIEPEISMAToS StTff&ou xoù
'P£l%~ECl% , ?ìp Ti SeptAtjj yivófx-ycv x.où tuT §wrì
svosòi, zXivóixivoY xàìì TfXayiov rjxùiv (pspo/xsvov [De
Is. el Osir. cap. 52 p. 92-93 ed. Parlhey). Yigesima
secunda die mensis Phaophi, post aequinoctium aulu-
mnale, solis baculi diemnalalem celebrali!, quo ostcndunt
vcluli fulcro et firmi late solcm jam indigere, qui incli-
natus cum jam a nobis per obliquum ferri incipit, el
caloris et luminis aliquam silpassus diininutionem. Ab-
biamo dunque che volle figurarsi l'affievolimenlo della
luce e del calore solare nell' equinozio di autunno
col simbolo del bastone , il quale così veniva ad es-
ser forza e sostegno di quella divinità. Tralasciando
qualunque osservazione sulla determinazione della
data di quella festa , intorno alla quale si vegga lo
slesso Parlhey (ad 1. c. p. 248 seg. ), consideriamo
la iscrizione segnata sul bastone della nostra figura ,
e vi ravviseremo appunto la medesima idea svilup-
pata da Plutarco. Essa dice <X>PHU)PAIA , die fa-
cilmente si scioglie nelle due voci di 3>PH , o <ì>P€

nome e gerogliGco del sole , ed OJPA, che nel co-

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