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Bullettino archeologico Napoletano — N.S.5.1856-1857

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Nr. 114 (Aprile 1857)
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https://doi.org/10.11588/diglit.12304#0130
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favole che a sole monete autentiche, e per la massi-
ma parte da sè vedute ne' musei pubblici e nelle col-
lezioni private di Parigi, di Londra, di Berlino e d'al-
tre precipue città, credo ne abbia omesse alcune che
meritavano d'avervi posto : e viceversa qualcuna ve
ne pose di fede men certa, quale si è il denario della
Iulia (pi. XXI, 33) avente nel ritto 1"epigrafeIMP'
CAESAR- DIVI- F- III- VIR- R" P' C disposta in gi-
ro, senza tipo di sorta nel campo, e con gli strumenti
pontificali nel riverso , che non trovo se non che fra
le Golziane (Morelli Aug. num. Golz. tab.XLIX, 3 ).

La parte descrittiva è generalmente molto esatta
ed accurata ; ma pure qualche volta nella denomina-
zione delle deità, e nella spiegazione delle sigle e delle
voci abbreviate non è conforme ai progressi che fece
nel secol nostro lo studio di questa importantissima
serie della numismatica antica. Le dichiarazioni, che
l'autore soggiunge alla descrizione delle monete delle
singole famiglie, sono molto concise e lucide; pure ta-
lora riescono un po' digiune. Questi piccoli e rari di-
fetti forse derivano dal non avere egli potuto consul-
tare in fonte le Decadi del Borghesi ed altri scritti dei
numografi Italiani. De' tenui miei lavori non so se gli
venisse alla mano altro che il ragguaglio de' ripostigli,
eh' egli per sua gentilezza pregia oltre il merito; pure
non sempre ne profittò; poiché gli pervenne ad opera
inoltrata. Cosi, ad esempio, egli non avrebbe scritto,
che il denario di L. Cossulio Sabula co' tipi della te-
sta di Medusa, e di Bellerofonle a cavallo del Pegaso,
dev'essere dell'anno 710 per la colonia dedotta da
Cesare a Corinto, se avvertito avesse che quel dena-
rio non mancava nel ripostiglio di Cadriano, e per
conseguente è senza dubbio anteriore alla guerra ci-
vile di Cesare contra Pompeo. Parimente non avrebbe
attribuito a Metello Scipione i due denarii della Cae~
cilia (n. 38, 39) colle semplici epigrafi Q ■ C ■ M ■ P-
I ed IMPER , se avesse osservato eh' essi trovaronsi
entrambi ne' ripostigli di Roncofreddo e di Frascarolo
( non che in altri posteriori ), e che perciò furono si-
curamente impressi prima dell'anno 682, e che spet-
tano anzi a Q. Cecilio Metello Pio imperatore nelle
Spagne contra Sertorio.

Siccome poi uno de' principali sussidii per deter-

minare, almeno approssimativamente, l'età d'altron-
de incerta di molte monete di Famiglie Romane , si
è il peso accertato degli assi e loro spezzati ; così era
grandemente a desiderare che il eh. autore non omet-
tesse di notarlo, lo che non fece. Ancora il peso delle
monete d' oro anteriori a quelle di Cesare potea dar
lume riguardo alla loro età ed autenticità. Ma queste,
ed altre particolarità omesse nella prima edizione del-
l'egregia sua opera, egli le darà probabilmente in un
supplemento che mostra sia per pubblicare in appres-
so , oppure in una seconda edizione che può facil-
mente divenir necessaria dopo il pronto smercio che
si farà della prima. Quindi, pel solo desiderio di ve-
dere esente da alcuni piccoli nei un sì bel lavoro, mi
giovi proporre qualche rettificazione che può aver
luogo nel lungo discorso di essa, con la giunta di qual-
che dichiarazione specialmente delle monete or pri-
mamente descritte e date in disegno dal eh. autore le
quali non sono che poche, ma pregevoli assai; nò molte
potevano aspettarsene d'inedite segnatamente dopo le
ultime pubblicazioni fatte dal Riccio coadiuvato in
ciò dal sommo Borghesi e da altri.

Accoleia. Il eh. autore preferisce la vecchia opinio-
ne di chi ravvisava nel ritto di questi bei denarii la
testa di Climene , e nel riverso le sorelle di Fetonte
converse in larici; ma credo, che se avesse potuto
leggere la dotta e giudiziosa osservazione del Borghe-
si, si sarebbe accostato al suo avviso. Egli mostra non
avere avvertito la notevole particolarità dell'I assai più
alto dell' altre lettere nel cognome LARlSCOLVS(cf.
Ritschl, tit. Alalr. p. XV).

Acilia. 11 eh. autore avverte, che, secondo il Ric-
cio , il denario di Manio Acilio con la lesta SALV-
T1S, e con l'imagiue VALETVDINIS, riguarda uno
degli antenati della famiglia Acilia d' origine greca ,
che esercitò pel primo la medicina in Roma , e che
n'ebbe in ricompensa i diritti della cittadinanza Ro-
mana , come si ha da un luogo di Plinio. Io pel pri-
mo ( Append. p. 35) feci il riscontro di quel luogo
di Pli uio (IVaf. hist. XXIX, 6), che dice tutt altro,
cioè che Arcagato si fu il primo medico che venisse
dal Peloponneso a Roma nell'anno 535; eiqueius Qui-
ritium datum, et tabernam in COMPITO ACILIO
 
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