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Bullettino archeologico Napoletano — N.S.5.1856-1857

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Nr. 121 (Agosto 1857)
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https://doi.org/10.11588/diglit.12304#0186
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— 178 —

no !e oenochoe e le patere delle tombe di Nocera. E
noi siam di credere che altresì il colo sia da riputa-
re inserviente a'riti delle sacre libazioni, come quello
che veniva appunto destinato a rendere scevri d'im-
purità i liquidi adoperati nelle funebri cerimonie: dir
vogliamo l'acqua ed il vino.E questo sacro intendimen-
to è mestieri ancorravvisarenell'altro colo di Gnathia,
da noi sopra citato ; piuttosto che considerarlo come
semplice arnese da cucina. Nè è da tacere che il colo,
per la sua propria destinazione, è un eccellente simbolo
di purificazione; e per questo motivo altresì è ben con-
veniente ornamento ad un sepolcrale monumento.

Non saremo quindi maravigliati nel vedere il de-
funto circondato da' prochoi e dalle patere, che accen-
nano a'liquidi usatine'funebririti:e che visi aggiunga
il colo, ove quei medesimi liquidi furono per avventu-
ra purificati; dandosi ancora una più alla intelligenza
di purificazione in rapporto col defunto. Alle medesime
iJee va senza dubbio riportato ilsimpulodi particolare
forma , che ora pubblichiamo. Noi già parlammo
di simili istrumenti nell' anno III del presente bui-
lettino tav. Ifig. 2pag. 129segg., citando altri esem-
pli provenienti da differenti località. Piacemi pertan-
to di ricordare il piccolo ed elegante simpulo, che fu
tratto da una tomba di Nocera, ove era collocato in-
sieme col magnifico vaso di Vivenzio, ora nel real
museo Borbonico. E certamente questa coincidenza,
traile scoperte di tempi diversi dovute al medesimo
sito, merita di richiamare l'allenzionedegli archeologi.

Notabilissimo è il vaso con eleganti baccellature, e
con manico superiore, che si assomiglia perfettamen-
te alla secchia dell' acqua benedetta adoperata fra noi
negli ecclesiastici riti. Noi pubblicammo altra volta
un aspersorio di bronzo, ritrovato in un sepolcro di
Gnathia, di forma identica a quelli che attualmente si
adoperano nelle cerimonie della Chiesa (monum. ined.
di Barone tav. Xl fig. 3). Il confronto della nostra
secchia lustrale coli' aspergillo di Fasano , esclude
qualunque dubbio sulla provenienza pagana di quel
monumento. Ed entrambi vengono ad accrescer gli
esempli delle esterne forme di pagani utensili passate
poscia nell'arte cristiana,che venne ad adottarle:es-
sendo ben naturale che la civiltà cristiana si giovasse

della pagana ; abbenchè fossero assolutamente dissi-
mili 1' antica superstizione, e !a nuova religione.

Tra queste somiglianze , delle quali parlarono fra
gli altri il Marangoni nel suo libro delle cose gentile-
sche, e più recentemente il Raoul-Rochette nelle sue
dotte memorie sulle antichità cristiane delle catacombe,
mi sembra notabilissima quella ravvisata non ha guari
in alcuni dipinti della casa di M. Lucrezio inPompei.
Fra molte dionisiache rappresentanze vie ripetutala
effigie di un vaso della forma del calice con cover-
chio, ed al di sopra un rosso pannicello, che lo rico-
pre: cose tutte,che richiamano l'aspetto del sacro ca-
lice della Eucaristia. La qual somiglianza mette capo
nella simile religiosa cura de'pagani nel serbare il mi-
stico licore della loro bugiarda divinità, e de'cristia-
ni nel custodire il Corpo SS. del Salvatore.

Tornando agli oggetti da noi pubblicati nella no-
stra tav. III, non saprei a qual uso fosse destinato
quell'istrumento di ferro , figurato orizzontalmente
al di sopra de'prochoi.

Lo stesso dirò del retlangoletto convesso e tutto
traforalo di punti, che dà perfettamente la idea di una
grattugia {radula, xyrprfpiov). Due ne diedero gli
scavi de' signori Primicerio ; e mi venne assicurato
che esse poggiavano sul petto de'defunli. Altra ne vi-
di alcun tempo addietro rinvenuta in una tomba di
Sorrento ; ma non potei conoscere in qual modo fos-
se collocala in relazione col sepolto cadavere. Diffe-
rirò dunque ad altro tempo la determinazione di que-
sti singolari oggetti. Conservalissimo è l'arnese cilin-
drico con due manichi superiori, e riparlilo in dieci
uguali divisioni. Alcuni di questi modii, di lavoro ro-
mano , si conservano nel Real Museo Borbonico. U
noslro è elegantissimo, e di greco lavoro; e perciò si
rende non poco pregevole : rimanendo a studiarne la
capacità per determinare a qual greco recipiente debba
riportarsi.

La necessità di chiudere il quinto anno del bullet-
lino ci vieta di entrare in più ampie discussioni ; ma
ci proponiamo di tornar di nuovo sullo stesso argo-
mento, e di presentare altre dilucidazioni sugl'im-
portanti vasi delle tombe di Nocera.

Minervino
 
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