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Introduzione. L'Antifonario di S. Gregorio

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gelo di S. Giovanni. La fotografia di esso non offre motivi per dire che
i neumi non siano stati inseriti di prima mano.

xvij) Il Pontificale di Poitiers, ms. Parigi, Arsen. 227, ha neumi per
XExultet che sono, quasi certamente, di prima mano. Ma poiché il ms. è
stato assegnato persino alla fine del sec. ottavo, sarebbe utile che i paleo-
grafi l'esaminassero più a fondo. Per parte mia, l'avrei messo al principio
del sec. ix, ma qualcuno che l'ha studiato recentemente sostiene la data
alquanto anteriore ; secondo il catalogo, è del sec. vm/ix.

xviij) Il ms. 101 27-10144 di Bruxelles si cita da Don Peillon nella
Revue Bènèdictine, xxix, 4 (Oct 1912), come frammento, probabilmente il
più antico che esiste, di notazione musicale; ma la riproduzione fotografica
che ivi si dà, colla disposizione dell'estremità inferiori delle lettere nella
linea precedente, e con i segni di contrazione e coi neumi sulle parole
« deus meus », mostra chiaro che questa linea di neumi sassoni, ovvero
della Germania settentrionale, è posteriore al testo che é del sec. viii/ix;
di quanto poi sia posteriore può dirlo soltanto 1' esame accurato del ms.
stesso.

Dell'esistenza, quindi, di neumi scritti verso il 800 e fors'anche alla
fine del sec. ottavo, non è a dubitare. Esiste però un codice con neumi
indubitatamente del sec. nono, che qui comparisce come Tav. 10, cioè il cod.
Regin. 215, ff. 1 30v, 1311, scritto nell'877 (per le ragioni di ciò, vedi p. 29);
esso contiene, per quanto io so, i soli neumi che portino la data del nono
secolo ; le date dei mss. citati di sopra poggiano soltanto su ragioni paleo-
grafiche. Quanto ai dubbi intorno ai neumi del ms. Ottobon. 313, che
sembrano del nono secolo, vedi più sotto, N° 1052.

Tenendo presenti questi fatti, è naturale che si desideri e si tenti
spiegare perchè mai nuli' altro ci resta di data più antica. Benché si pos-
seggano Sacramentari, Lezionari ed anche Antifonari senza note di quel
periodo, non ci rimane una sola nota neumatica lungo i due secoli che
seguirono immediatamente alla riforma tradizionale della musica liturgica
fatta da S. Gregorio. L'unica spiegazione possibile si é che le melodie
siano state tramandate dai maestri e non dai mss.

Ed ora veniamo alla seconda questione : Qual'é la testimonianza
storica più antica sull'introduzione dei neumi? Rigettando come eviden-
temente erronea l'asserzione messa fuori di recente dallo Staerk, 0. e,
1, 253, ed appoggiata sopra un ms. di Pietroburgo del sec. xn, il quale
attribuisce un Antifonario a S. Girolamo ; noi dobbiamo esaminare quali
prove abbiamo realmente per l'esistenza di una notazione nell'Antifo-
nario di S. Gregorio, posteriore a lui di tre buoni secoli. Che l'antica
notazione alfabetica greca era morta molto tempo prima di S. Gregorio
é risaputo da tutti ; se quindi il suo Antifonario ebbe una notazione,
questa non dovette essere che la neumatica. La menzione più antica del-
l'Antifonario di S. Gregorio è fatta da Egberto di York (metà del sec. vili),
il quale parla di « Antiphonaria quae cum missalibus suis conspeximus
apud apostolorum Petri et Pauli limina ». La tradizione che cantori romani
portarono in Francia, Germania ed Inghilterra copie dell'Antifonario gre-
goriano deve avere qualche solido fondamento; anzi tale racconto ha in
suo favore tale autorità storica da meritare ogni fede. Ma la questione se
quelle copie o il loro esemplare portavano notazione musicale, non è stata
sinora, per quel ch'io penso, discussa a dovere.

Io non trovo mai asserito in modo veramente assoluto che l'Anti-
fonario di S. Gregorio avesse neumi. Don G. Morin (Les vèritables ori-
gines du Chant grègorien, Rome, Tournai, 1904, pp. 61, 63) scrive che
v'è ogni ragione per credere che l'esemplare originale dell'Ant. di
S. Gregorio era notato in neumi; la P. M., I, p. 106, si contenta di credere

ch'esso potè essere neumatizzato ; un'attenta lettura dell'ultima opera
pubblicata su questo argomento, quella del Gastoué, non spinge ad accet-
tare in alcun modo tale opinione.

Nessuno degli Antifonarii esistenti, scritti prima del secolo decimo,
porta notazione musicale; per il ragguaglio di questi, vedi Gastoué, 0. e,
pp. 247-250. [La menzione che egli fa, nelle pp. 247, 248, di un Antifo-
nario della Messa nella Biblioteca Vaticana deve sopprimersi; l'Antifo-
nario pubblicato da Pamelius, II, pp. 62-176, che egli cita, si fonda su tre
mss. (cf. Revue Bènèdictine, XXIX, 4 (Oct. 1912), dei quali nessuno è
Vaticano; lo sbaglio è nato probabilmente dal non aver letto in modo
esatto l'ultima frase della Prefazione al 50 voi. delle opere di S. Gregorio,
ed. Romae, 1593].

Si citano due casi in cui Antifonari con notazione sarebbero stati
spediti da Roma. Il Dictionnaire d'Archèologie chrètienne, III, c. 722, afferma
che Papa Paolo I (758-768) mandò da Roma due libri notati; ma le fonti
originali non parlano di notazione : « Libros, antiphonale et responso-
riale » (Jaffé, Monumenta Carolina, pp. 101, 139, 223). Il Duchesne, Hist.
Frane, II, p. 75, cita una vita di Carlo Magno scritta da un Monachus
Engolismensis: « At ille (Papa Adrianus) dedit ei Theodorum et Benedi-
ctum Romanae ecclesiae doctissimos cantores, qui a Sancto Gregorio (!)
eruditi fuerant, tribuitque Antiphonarios Sancti Gregorii quos ipse notaverat
nota romana ». - Ma è ambiguo se queU'zjAyé si riferisca a S. Gregorio o
ad Adriano, e tutta questa narrazione, scritta quattro secoli dopo i tempi
di S. Gregorio, rappresenta soltanto la tradizione dell'undecimo secolo.

In tutti i casi i missionarii maestri di coro andarono con libri di
qualche sorta. Ma poiché allora la musica s'insegnava ad orecchio e non
colle note, i maestri, che pure avevano imparato le melodie dalla tradi-
zione orale, le trasmettevano ai cantori, i quali del pari non avevano
bisogno di notazione. 1 Quindi il libro poteva contenere soltanto il testo
riordinato dell'Antifonario di S. Gregorio.

Insomma io non ho potuto trovare testimonianze anteriori al secolo ix
le quali provino l'esistenza di una notazione musicale neh' Occidente.
S. Isidoro (f 636), opponendo la tradizione orale a quella scritta, afferma
{Etym., III, 15, 2) : « Nisi enim ab homine memoria teneantur soni, pereunt,
quia scribi non possunt ». Sembra impossibile che egli potesse scrivere
così, se allora si fosse usata o conosciuta una qualche notazione. L'espres-
sione dello pseudo-S. Prospero (sec. v) (Migne, P. L., LI, 856) : « Restat...
resonat » citata dal Wagner, 0. c., p. 18, non si riferisce, a mio giudizio,
ad una determinata scrittura musicale.

Questa opinione è, naturalmente, una mera ipotesi, ma finché essa
non venga confutata, si presenta "come una possibile spiegazione della
difficoltà di cui abbiamo parlato sopra. Siffatta opinione, s'intende, non
tocca menomamente la tradizione che fa di S. Gregorio l'ordinatore e
probabilmente il semplificatore dei canti esistenti al suo tempo e quindi
il fondatore del Cantus Romanus. Codesta tradizione ha prove sicure in
favor suo ; la continuità e la perpetuazione di una stessa melodia in tutti
i mss. « gregoriani » esistenti è argomento di gran forza ; solo tre mss. si
trovano estranei a questa tradizione, cioè uno nella Biblioteca Vaticana,
Vatic. 5319 (N° 162, p. 47 di quest'opera) e due nell'Arch. Capit. di
S. Pietro. (L'opinione di Don Andoyer, che tali mss. siano un resto della
liturgia pregregoriana, si trova esposta nella Revue du Chant grègorien, XX,
pp. 69-75, 107-114). Le melodie gregoriane tuttavia poterono conservarsi
non cosi bene forse, ma almeno sostanzialmente, per tradizione orale; in
altre parole, la mancanza di un Antifonario neumatizzato non toglie a
S. Gregorio il diritto di essere ritenuto il restauratore delPAntifonario,
come la mancanza di un Sacramentario gregoriano non ci vieta di ritenerlo

1 L.£ leggenda che in un'occasione i dodici cantori mandati da Roma fallirono allo
scopo della loro missione, perchè ciascuno cantava una melodia differente, può aver fon-

damento soltanto supponendo che essi avessero portato seco dei graduali o antifonari
senza note.
 
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