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Tavole di neumi. 1. 2. Tavv. la, Ib. (Palat. 235. 78)

2

Gli accenti grammaticali, acuto, grave e circonflesso vengono raffi-
gurati sopra il testo e nel margine coi loro segni usuali, come vir. i e \ ;
pun. (inclinato) 3; e fl.h\o; la piccola voltata orizzontale od obliqua in
su, alla fine della fl. è naturale effetto dell'alzamento della penna e si vede
anche nella figura del subposilum sopra il testo e nel margine, benché nel
secondo caso sia accidentalmente esagerata perchè va a finire in una delle
tante cavità tra due pori della cartapecora dove perciò l'inchiostro s'è
dilatato un poco all' in su. Torna un po' male il dirla, come fa il Gastoué,
una « forme ancienne », vale a dire, una virga iacens, poiché lo scriba
adopera proprio la stessa figura per indicare il subposittim. I tre « modi »
del « punctus », cioè il « brevis, gravis, subpositus », son rappresentati in
modo simile tre volte, p. e. (i) sulle parole, (2) fra brevi-ed et e (3) nella
seconda linea del margine; le forme sono rispettivamente pun. 4, pun.
(inclinato) 3, e linea orizzontale pun. planum Ai; i tre « modi » della
« nota longa » cioè « producta, acuta, circumflexa » si mostrano nella
terza linea del margine, dove le forme rispettivamente sono: (1) vir. con
epis. 12, (2) vir. e (3) fl. D 5. [Gastoué le rappresenta rispettivamente (1)
come « note ordinaire allongée » virga iacens, (2) come « accent aigu
[allongé] » ossia virga con quasi epis. a sinistra e (3) come « accent circon-
flexe [droit 011 renversé] » ossia fl. e pes].

Le note in composizione, tanto ascendenti quanto discendenti, a co-
minciare da quelle di due sino a quelle di otto membri, sembrano rappre-
sentate nella quarta linea del margine da un pes fl. E 1, quii. A 1 * e
pes. B13 e nella prossima linea da un neuma incerto che ascende e
discende, il quale potrebbe benissimo rappresentare il melisma dell'Alleluia:
« Beatus vir sanctus Martinus » che monta e scende d'un'ottava, oppure
la melodia in fine della prima parola di « Commovisti » (Traclus della
Sessagesima).

Non conoscendo noi la melodia di « Valeat falanx nostra » - proba-
babilmente parte di sequenza - non ci è dato di mettere a confronto
i neumi della 1. 7 ; ma tutto il resto dei neumi del margine corrisponde
benissimo agli esempi recati nel testo. I primi due nella \. 8, pes B 13 e
sai. («. E 2 *) son quelli delle due parole «In his » dell'Ani. «Ecce
nunc tempus acceptabile » (ad Magnificat della domenica Ia di Quaresima),
dove Hartker pel secondo neuma mette vir. e pes quassus sangallese
E 6 (composto di or. e vir.). Gli altri due neumi della 1. 8, due pes come
sembra, differenti l'uno dall'altro solo per ciò che il primo è più arroton-
dato del secondo, rappresentano (1) un pes liq. 14, cioè « brevis et liquida »,
ch'è il neuma della prima sili, di « Circumdederunt » (Introito della Set-
tuagesima) e (2) un pes, B 13, «gravis et longa » che si trova in « Tertia
dies est», citazione non ancora verificata. 1 Nella 1. 9 i primi tre neumi,
apparentemente pun., quii, senza tratto verticale e anc. 5 rappresentano
la melodia « gravis et producta vel circumflexa » della prima sili. deW'Ant.
« Euge serve bone... et fidelis », dove Hartker unisce il quii, al neuma
seguente. Il quii. Ai*, in fine della linea rappresenta la prima sili, di
« Ex ore » (Introito dei SS. Innocenti), sebbene qui sia detto « tremula »
e spiegato come composto di due « brevis » ed un' « acuta » ; la « coa-
gulata » - due acute ed una subposita - sembra un'altra denominazione
del pressus; le prime due figure della 1. 10 non hanno la forma di un
pr., ma rappresentano la esplicazione del testo, e un pr. occorre nella
seconda sili, di « estis » e nell'ultima di « meruistis » neWAnt. « Beati
estis » (Hart. p. 207). L'ultimo neuma è detto « triangulata », cioè trigon

1 Cf. Baralli, Rass. Gregor. IV (1905), col. 63.

• La prima parte, nel sec. xm, apparteneva all'Abbazia di Schonau, f. I' «Iste
liber pertinet monasterio beate Marie Magdalene in franchentael ordinis canonicorum
regularium infra Spyram et Wormaciam » e la seconda nel sec. xiv allo stesso mona-
stero: f. 137" (ult.) « I. 1. p. m. b. m. m. in majore f. i. S. e. W. ».

3 Per causa del metro, la seconda sillaba di climacus è fatta lunga.

4 Per la derivazione di alcuni di questi termini, vedi: Ambros, Geschichte der

nella sua forma ordinaria 1 : « ex tribus brevibus » e nella forma « sub-
punctis » 10*: « in tribus brevibus et subposita gravi » e i due neumi si
vedono nel margine; un'altra forma di «triangulata» quando è seguita
da una lunga, « excipitur a longa », si dà nell' ultima linea, clim. F 2
praepun. resup. rispondente al neuma della seconda sili, della prima parola
dell' Introito : « Loquetur dominus » (Montp. p. 43).

Lo scriba ha pure usato alcuni neumi nel trattatello di Computus
nella parte superiore della pagina, cioè pes fl.Eó, pes subbipun. e trigon,
ma solo per richiamar l'attenzione alle frasi o parole fra loro connesse -
uso che sarà segnalato anche altrove. Torna difficile supporre che egli
intendesse, come suggerisce il Gietmann (1. e), di indicare la cadenza alla
fine di una frase e le sue parti.

N°2. Tav. ib Palat 78, f. 137/

Il Palat. 78 è un Collectaneum (ff. 137; 22X13CIT1.) composto di due
diversi mss. 2 Parte Ia (ff. ir-QQv): Proverbia Salomonis ed Ecclesiastes con
glosse (16 linee per pagina) copiata nel sec. xn; Parte IIa (ff. ioosgg.)
dello stesso formato, ma con 22 linee la pagina: Epistolae canonicae con
glosse, scritta verso il 1 100; il fol. 137*" (ult.) contiene il prologo di S. Giro-
lamo alle sette epistole canoniche copiato da uno scriba nei primi anni
del sec. xn, e, in calce, diverse aggiunte dello stesso sec, la più antica
delle quali consiste nei versi mnemonici che cominciano :

Eptaphonus, Strophicus, Punctum, Porrectus, Oriscus.

La forma originale, data da Gerbert e Fétis (vedi sopra, p. 1) -
costui la prende da una fonte del sec. xi - sembra che sia stata :

Scandicus et salicus climacus :i torculus ancus
Pentafonus strophicus gnomo porrectus oriscus
Virgula cefalicus clinis quilisma podatus
Pandula pinnosa guttralis trantea cenix
Proslambanomenon trigon tetradius ygon
Pentadicon et trigonicus et franculus orix
Bisticus el gradicus tragicon diatnius exon
Ypodicus centon agradatus atticus astus
Et pressus minor et major non pluribus ulor
Neumarum signis erras qui plura refingis.4

La versione della nostra tavola è in sostanza la stessa di quella che
si trova nei mss. di Murbach, Tolosa e Venezia riferita a p. 1. I primi
quattro versi occorrono in Mus. Brit. add. ms. 23892, f. i7v (Trattato
grammaticale del sec. xm) con le varianti : « climates » per « climacus »,
« Depressus » per « Et pressus ». 5 I versi si trovano altresì nel ms.
Palat. 1346, f. 17V [N°3, tav. u] ma con l'inserzione, dopo il verso
quarto, di

Hac discernuntur norma quaecumque canuntur,

con « plura refingis » nel verso 5 e con cinque versi aggiunti :

Hec condit signa celle memori puto digna.
Per que fìt neuma qualem dai promere pneuma.
Hec finxit Guido distinxit et ordine digno.
Musica quo vixit vivo moriente refrixit.
Nomina neumarum sic cessent commemorata.'1'

Musik. IT, 73 sgg. ; Thibaut, Origine Bysantine de la Notation Neumatique de l'Eglise
Latine, Paris, 1907, pp. 8 sgg.

s Depressus s'incontra pure nel ms. di Venezia (vedi sopra) e nella ristampa di
un libro tedesco stampato di buon'ora (P. Raphael Molitor, Deutsche Choral Wiegen-
drucke, Regensburg, 1904.

0 Degna di nota n'è l'ortografia: eutaphnus, punctus, ceufalicus, cliivus, pedatus,
scaidicus, aggus. Coussemaker, tav. XXXVIIIr, sbaglia leggendo: Eutaphum, podatus.
 
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