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II panorama di Roma
urbano della Flaminia (Corso) con il Mausoleo d'Augusto, l'arco
« di Portogallo ». la colonna di M. Aurelio ('). Del resto la città
bassa sulla riva destra del Tevere, è un agglomeramento fitto
di case, di palazzi, di chiese, senza che si vedano le strade
interposte. Noto la chiesa di S. Agostino, il Pantheon, il teatro
di Marcello (delineato in senso opposto al vero). A sud di questo
la veduta diviene più libera e si distinguono il Giano del Velabro,
s. Maria in Cosmedin, cui sovrasta l'Aventino con s. Sabina, e,
prossimo al Tevere, l'antico tempio rotondo, volgarmente detto
« di Vesta ».
Il Tevere è rapptesentato in tutto il suo corso, dal ponte
Milvio a Eipagrande. Si vedono: il ponte S. Angelo, con le
statue di s. Pietro e s. Paolo, il ponte Sisto, l'isola di S. Bar-
tolomeo con i relativi ponti, il ponte S. Maria, o Palatino, in-
tegro.
La città sulla destra del Tevere è appena accennata. Spicca
ben delineato Castel S. Angelo; il gruppo vaticano è invece
una massa confusa, chiusa nel recinto delle mura di Leone IV.
Con esattezza sono segnate le mura gianicolensi da porta Set-
timiana a porta S. Pancrazio e a porta Portese; come anche
le chiese di s. Onofrio e di s. Pietro in Montorio. Del resto
null'altro si distingue sul Gianicolo e nel popoloso quartiere ad
esso sottoposto.
Questo rapido sguardo io credo sia sufficiente a dimostrare
che il panorama del van Cleef non è trascurabile, quale docu-
mento per la topografia e la storia di Koma.
Esso è degno di trovare un posto, e non ultimo, nella ormai
(') Il tronco della Flaminia, dall'arco di Portogallo al palazzo di
s. Marco, fu regolarizzato — come vedesi nel panorama del van Cleef —
nel 1538 da Paolo III (Lanciani, La via del Corso drizzata e abbellita
nel 1538 da Paolo 111 in questo Bull, 1903). Si chiamò allora via Pao-
lina, al qual nome però prevalse l'altro di Corso, per le corse carnevale-
sche, che vi si facevano già dai tempi di Paolo II (Infessura, Diario, ed.
Tommasini, p. 69).
II panorama di Roma
urbano della Flaminia (Corso) con il Mausoleo d'Augusto, l'arco
« di Portogallo ». la colonna di M. Aurelio ('). Del resto la città
bassa sulla riva destra del Tevere, è un agglomeramento fitto
di case, di palazzi, di chiese, senza che si vedano le strade
interposte. Noto la chiesa di S. Agostino, il Pantheon, il teatro
di Marcello (delineato in senso opposto al vero). A sud di questo
la veduta diviene più libera e si distinguono il Giano del Velabro,
s. Maria in Cosmedin, cui sovrasta l'Aventino con s. Sabina, e,
prossimo al Tevere, l'antico tempio rotondo, volgarmente detto
« di Vesta ».
Il Tevere è rapptesentato in tutto il suo corso, dal ponte
Milvio a Eipagrande. Si vedono: il ponte S. Angelo, con le
statue di s. Pietro e s. Paolo, il ponte Sisto, l'isola di S. Bar-
tolomeo con i relativi ponti, il ponte S. Maria, o Palatino, in-
tegro.
La città sulla destra del Tevere è appena accennata. Spicca
ben delineato Castel S. Angelo; il gruppo vaticano è invece
una massa confusa, chiusa nel recinto delle mura di Leone IV.
Con esattezza sono segnate le mura gianicolensi da porta Set-
timiana a porta S. Pancrazio e a porta Portese; come anche
le chiese di s. Onofrio e di s. Pietro in Montorio. Del resto
null'altro si distingue sul Gianicolo e nel popoloso quartiere ad
esso sottoposto.
Questo rapido sguardo io credo sia sufficiente a dimostrare
che il panorama del van Cleef non è trascurabile, quale docu-
mento per la topografia e la storia di Koma.
Esso è degno di trovare un posto, e non ultimo, nella ormai
(') Il tronco della Flaminia, dall'arco di Portogallo al palazzo di
s. Marco, fu regolarizzato — come vedesi nel panorama del van Cleef —
nel 1538 da Paolo III (Lanciani, La via del Corso drizzata e abbellita
nel 1538 da Paolo 111 in questo Bull, 1903). Si chiamò allora via Pao-
lina, al qual nome però prevalse l'altro di Corso, per le corse carnevale-
sche, che vi si facevano già dai tempi di Paolo II (Infessura, Diario, ed.
Tommasini, p. 69).