02
La protezione speciale
oggi possibile conoscere, noi non ne abbiamo alcun ricordo ('),
in gran pa.ite per due ragioni, perchè quivi fu più lunga e più
violenta la lotta contro il cristianesimo e perchè coloro che li
compivano erano persone così nobili che della loro nobiltà si
facevano scudo contro gli editti imperiali che, in numero con-
siderevole, dalla metà circa del secolo quarto, proibirono i sa-
crifizi pagani (2). D'altronde non doveva essere cosa infrequente
che le vicende politiche portassero al potere coloro appunto che
per la loro fede indomitamente pagana, erano i meno adatti
alla esecuzione di questi editti, e d'ultra parte l'opera di tra-
sformazione di tutto un mondo morale doveva essere lunga e
contrastata quant'altra mai. Ma la nobiltà romana oppose una
fiera resistenza al trionfo del cristianesimo non solo perchè
questo era cristianesimo, ma perchè, fra l'altro era tutta la tra-
dizione del glorioso passato, e tutti i fasti di tanti secoli di
storia romana, e tutte le memorie più sacre, connesse con la
religione pagana, che venivano ad essere attaccate e distrutte.
(>) Il taurobolio che si accosta maggiormente al 295 d. C. fuori di
Roma, è quello fatto nel 263 (?) d. C. da una Junia Balbina? a Narbona
(C. /. L., XII, 4324).
(2) Il codice teodosiano (XVI, tit. X) ci offre una lunga serie di
questi editti; fin dal 341 d. C, per editto dell'imperatore Costanzio, si
ordinano pene per tutti coloro che celebrino sacrifizi (Cod. Theod., XVI,
tit. X, 2); Costanzio e Costante ordinano nel 346 [354 ?J che si chiudano
tutti i templi pagani (Ib., tit. X, 4) ; nel 356 Costanzio e Giuliano stabili-
scono la pena di morte contro coloro che facciano sacrifizi e adorin simu-
lacri (Ib., tit. X, 6). Dopo la breve restaurazione del paganesimo tentata
da Giuliano, e specie con la salita al trono di Graziano e poi di Teodosio,
ricominciano più violenti gli editti contro i pagani. Così nel 381 gl'im-
peratori Graziano, Valentiniano e Teodosio comminano forti pene a coloro
che compiano sacrifizi (Cod. Theod., XVI, tit. X, 7). e nel 392 abbiamo
l'altro editto degl'imperatori Teodosio, Arcadio e Onorio, in cui si ordina:
u Nullus omniuo ex quolibet genere, ordine hominum dignitatum vel in
potestate positus vel honore perfunctus, sive ,potens sorte nascendi sive
humilis genere condicione fortuna in nullo penitus loco, in nulla urbe sensu
c»rentibus simulacris vel insontem victimam caedat vel secretiore pianilo
larem igne, mero genium, penates odore veneratus accendat lumina, im-
ponat tura, serta suspendat etc. n (Ib., tit. X, 12).
La protezione speciale
oggi possibile conoscere, noi non ne abbiamo alcun ricordo ('),
in gran pa.ite per due ragioni, perchè quivi fu più lunga e più
violenta la lotta contro il cristianesimo e perchè coloro che li
compivano erano persone così nobili che della loro nobiltà si
facevano scudo contro gli editti imperiali che, in numero con-
siderevole, dalla metà circa del secolo quarto, proibirono i sa-
crifizi pagani (2). D'altronde non doveva essere cosa infrequente
che le vicende politiche portassero al potere coloro appunto che
per la loro fede indomitamente pagana, erano i meno adatti
alla esecuzione di questi editti, e d'ultra parte l'opera di tra-
sformazione di tutto un mondo morale doveva essere lunga e
contrastata quant'altra mai. Ma la nobiltà romana oppose una
fiera resistenza al trionfo del cristianesimo non solo perchè
questo era cristianesimo, ma perchè, fra l'altro era tutta la tra-
dizione del glorioso passato, e tutti i fasti di tanti secoli di
storia romana, e tutte le memorie più sacre, connesse con la
religione pagana, che venivano ad essere attaccate e distrutte.
(>) Il taurobolio che si accosta maggiormente al 295 d. C. fuori di
Roma, è quello fatto nel 263 (?) d. C. da una Junia Balbina? a Narbona
(C. /. L., XII, 4324).
(2) Il codice teodosiano (XVI, tit. X) ci offre una lunga serie di
questi editti; fin dal 341 d. C, per editto dell'imperatore Costanzio, si
ordinano pene per tutti coloro che celebrino sacrifizi (Cod. Theod., XVI,
tit. X, 2); Costanzio e Costante ordinano nel 346 [354 ?J che si chiudano
tutti i templi pagani (Ib., tit. X, 4) ; nel 356 Costanzio e Giuliano stabili-
scono la pena di morte contro coloro che facciano sacrifizi e adorin simu-
lacri (Ib., tit. X, 6). Dopo la breve restaurazione del paganesimo tentata
da Giuliano, e specie con la salita al trono di Graziano e poi di Teodosio,
ricominciano più violenti gli editti contro i pagani. Così nel 381 gl'im-
peratori Graziano, Valentiniano e Teodosio comminano forti pene a coloro
che compiano sacrifizi (Cod. Theod., XVI, tit. X, 7). e nel 392 abbiamo
l'altro editto degl'imperatori Teodosio, Arcadio e Onorio, in cui si ordina:
u Nullus omniuo ex quolibet genere, ordine hominum dignitatum vel in
potestate positus vel honore perfunctus, sive ,potens sorte nascendi sive
humilis genere condicione fortuna in nullo penitus loco, in nulla urbe sensu
c»rentibus simulacris vel insontem victimam caedat vel secretiore pianilo
larem igne, mero genium, penates odore veneratus accendat lumina, im-
ponat tura, serta suspendat etc. n (Ib., tit. X, 12).