// « lithostroton r di Siila
nel 1885, nella mia Guida archeologica dell'antica Preneste, e
vi tornai poi sopra, confermandola ancora, nella mia citata disser-
tazione sui mosaici di Palestrina, inserita in questo periodico (').
Fra gli argomenti da me addotti per negare che il passo
di Plinio possa applicarsi al mosaico Barberiniano e per attri-
buire invece questo mosaico ad epoca posteriore a Siila e pre-
cisamente ai tempi di Adriano, io indicai quello paleografico,
cioè della forma della sigma lunata nei nomi greci degli ani-
mali, forma che non è anteriore ai tempi imperiali. E così pure
addussi per prova, la somiglianza che ha la composizione pre-
nestina con altre che si veggono su mosaici certamente adrianèi
rinvenuti nella villa tiburtina.
E in questo mio secondo studio aggiunsi un altro argomento
importante, cioè quello di aver riconosciuto nel mosaico nilotico
lo stesso concetto espresso da Eliano nei suoi libri di storia na-
turale; il che confermerebbe appunto il giudizio dell'epoca
adrianèa. E vedo con piacere che questa mia opinione è stata
recentemente seguita anche dal eh. prof. Vaglieli (2).
Ma a questi argomenti io ne aggiungo ora anche un altro.
Il mosaico Barberiniano è una grande opera d'arte ; e se
esso adornava un pavimento, non potrebbe però davvero chia-
marsi una decorazione ordinaria da pavimento, che anzi era
proprio un ornamento del tutto eccezionale e rarissimo.
Ora, il passo di Plinio non deve prendersi così isolatamente
ma deve considerarsene l'intiero contesto ; ed osservando ciò ri-
sulta che Plinio, nel passo citato, parla dei pavimenti ordinari e
comunemente adoperati da tutti.
Egli comincia, nel capo 60 del libro XXXVI, a parlare dei
pavimenti: « Pavimenta originem apud Graecos habent. . . douec
lithostrota expulere eam ».
(■) Bull. arch. con., 1904, pag. 251.
(s) Notizie degli scavi, 1907, fase. 4° pag. 292.
nel 1885, nella mia Guida archeologica dell'antica Preneste, e
vi tornai poi sopra, confermandola ancora, nella mia citata disser-
tazione sui mosaici di Palestrina, inserita in questo periodico (').
Fra gli argomenti da me addotti per negare che il passo
di Plinio possa applicarsi al mosaico Barberiniano e per attri-
buire invece questo mosaico ad epoca posteriore a Siila e pre-
cisamente ai tempi di Adriano, io indicai quello paleografico,
cioè della forma della sigma lunata nei nomi greci degli ani-
mali, forma che non è anteriore ai tempi imperiali. E così pure
addussi per prova, la somiglianza che ha la composizione pre-
nestina con altre che si veggono su mosaici certamente adrianèi
rinvenuti nella villa tiburtina.
E in questo mio secondo studio aggiunsi un altro argomento
importante, cioè quello di aver riconosciuto nel mosaico nilotico
lo stesso concetto espresso da Eliano nei suoi libri di storia na-
turale; il che confermerebbe appunto il giudizio dell'epoca
adrianèa. E vedo con piacere che questa mia opinione è stata
recentemente seguita anche dal eh. prof. Vaglieli (2).
Ma a questi argomenti io ne aggiungo ora anche un altro.
Il mosaico Barberiniano è una grande opera d'arte ; e se
esso adornava un pavimento, non potrebbe però davvero chia-
marsi una decorazione ordinaria da pavimento, che anzi era
proprio un ornamento del tutto eccezionale e rarissimo.
Ora, il passo di Plinio non deve prendersi così isolatamente
ma deve considerarsene l'intiero contesto ; ed osservando ciò ri-
sulta che Plinio, nel passo citato, parla dei pavimenti ordinari e
comunemente adoperati da tutti.
Egli comincia, nel capo 60 del libro XXXVI, a parlare dei
pavimenti: « Pavimenta originem apud Graecos habent. . . douec
lithostrota expulere eam ».
(■) Bull. arch. con., 1904, pag. 251.
(s) Notizie degli scavi, 1907, fase. 4° pag. 292.