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Bullettino della Commissione Archeologica Comunale di Roma — 44.1916

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Galieti, Alberto: Intorno al culto di "Iuno Sispita Mater Regina" in Lanuvium
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https://doi.org/10.11588/diglit.14886#0011
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di « luno Sispita Mater Regina » in Lanuvium

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Il santuario di Lanuvium divenne ben presto meta di pel-
legrinaggi da parte di devoti, che vi affluivano a sollecitare
grazie e prodigi anche da lontani paesi, favorendo così in modo
particolare lo sviluppo della città, che ripete esclusivamente dal
tempio il motivo principale della sua importanza nella storia.
A questi pellegrinaggi poi bisogna aggiungere quelle escursioni
che i bontemponi di allora non tardarono ad inaugurare a scopo
di k sport » e di divertimento.

In Properzio (') è il ricordo di tali gite, che ai tempi del
poeta già da un pezzo erano entrate nell'abitudine della vita
specialmente da parte della gioventù galante, la quale col pre-
testo di rendere omaggio a Giunone di Lanuvium, volentieri ab-
bandonava la casa per cercare piaceri ed avventure (2)

Ricco per conseguenza dobbiamo immaginarci il tesoro del
santuario che Ottaviano, sapendolo ben fornito (probabilmente
vi si conservava ancora il dono di quaranta libre d'oro (3) recato
in espiazione dai Eomani ai tempi della seconda guerra punica),

zato su se stesso nell'atto di ricevere da una giovane le sacre offerte. Nei
nummi della Cornuflcia sulle spalle di luno appare posato un uccello, che
può sembrare una cornacchia (cornix, cfr. Babelon, loc. cit., I, 433-434). E
anche quell'uccello, come il serpente, un simbolo della dea lanuvina, ov-
vero la sua presenza colà va spiegata col nome della famiglia Cornuficia?
Le cornacchie come è risaputo (Paul. epit. Fest., pag. 64; C. I. L., I, 811
Liv. XXIV, 10) erano in tutela lunonis. Però anche il cuculo era partico-
larmente sacro a Giunone, quale messaggio della primavera.
(') Propert., Eleg , IV, 8.

(2) Da quanto si è accennato apparisce che la città di Lanuvium
debba considerarsi come un centro esclusivamente religioso, il quale deve
al santuario lo stesso suo nome e del santuario seguì le vicende tristi e
liete, fino a scomparire dalla istoria con la chiusura di esso, avvenuta ai
tempi di Valentiniano e Teodosio. Tale carattere, del resto, è confermato
dai numerosi templi ed edicole sacre che vi esistevano e che offrivano pia-
cevole materia allo spirito razionalista dell'amico di Cicerone, Thorio Balbo,
il brillante cultore lannvino di filosofia epicurea (Cic, De Finib., II, 20, 03).

(3) Liv, XXI, 62,8: ... et donum ex auri pondo quadriginta La-
nuvium ad lunonis porlatum est. Una libra d'oro corrispondeva a circa
1070 lire.
 
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