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Bullettino della Commissione Archeologica Comunale di Roma — 44.1916

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Galieti, Alberto: Intorno al culto di "Iuno Sispita Mater Regina" in Lanuvium
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https://doi.org/10.11588/diglit.14886#0010
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Intorno al culto

nasse alla luce la base marmorea, oggi conservata nel museo
capitolino, riferentesi alla statua fusa da Adriano nel 136 d.
Cr. (1), forse un àvàOijfia.

Iuno Sispita, come è chiamata da Festo (2), dalle iscri-
zioni (s) e dalle monete di Antonino Pio e di Commodo (''), e
più comunemente detta pur Sospita, può vedersi, nella partico-
lare acconciatura ora descritta, su i rovesci di alcune monete,
oltre quelle dei due imperatori, battute da triumviri monetali
originari da Lanuvium spesse volte in compagnia di un ser-
pente che, come si dirà in seguito, era l'attributo particolare
della dea (6).

(') 0. I. L-, XIV, 208S. L'altra grande statua muliebre, proveniente
dal territorio lanuvino e che oggi trovasi per le scale (al n. 6) del museo
Capitolino, nonostante la sospetta leggenda: Iuno Lanumvina, molto pro-
babilmente scolpita sul plinto dopo che quel marmo fu rinvenuto, per la
forma membruta del soggetto, non raffigura la dea di Lanuvium. Difatti
la pelle che ricopre quella statua, non è la caratteristica pelle di capra,
propria alla Giunone lanuvina, ma piuttosto quella di un felino, come di-
mostrano le zampe munite di unghie adunche. È più facile adunque che
con essa siasi voluto raffigurare una Libera (Demetra) dalla posa rigida,
imitata probabilmente da qualche tipo greco della grande epoca. Cfr. Hclbig,
Fùhrer, P, 426; Bottari, III, 5; Montagnani, I, 11; Clarac. Ili, pi. 418,
n. 732; Overbeck, Kunstmythologie, III, pag. 163 ; Streart-Iones, Catalogne
of the Capitoline Museum, n. 6.

(') Pesi, De verb. sign., pag. 343, M.

(3) C. I. L., XIV, 2090 ed Eph. epigr., IX, 605.

(4) I. I. Eckhel, De nummorum veterum doctrina. Vindobonae, 1792-
1859, VII, pp. 14 e 107.

(5) La dea appare in piedi, voltata a destra, come nei nummi degli
imperatori Antonino Pio e Commodo, sul verso delle monete battute dalle
genles Procilia e Mettia (Babelon, Monnaies de la Republ. Romaine,
Paris, 1885, II pp. 223 e 385); voltata a sinistra, nell'aureo e nei danari
della gens Cornu/icia (ivi, I, 433) ed in piedi sur una biga, che corre a
destra, in varie monete delle famiglie Mettia e Procilia. Sul recto di altre
monete della gens Mettia, Papia, Procilia, Poscia e Thoria (ivi, II, pp. 279-
285; 400-403 e 487-488) è impiessa la sola protome di Imo sispita, che
guarda a destra, coperta della pelle di capra.

(°) Talvolta il serpente si erge tra i piedi o sotto la biga della dea,
tal'altra, nei rovesci del sesterzio della famiglia Mettia e dei danari della
Papia e della Roscia (Babelon, loc. cit., II, pp. 224, 284 e 402), vedesi driz-

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