CAPITOLO SECONDO
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Donato possa essere stato richiesto di fondere le portìcelle del tabernacolo ,
se lo stile di questo lavoro non ne lascia quasi alcun dubbio? (i) E chi po-
teva poi continuare gli abbellimenti di quell' altare se non il Riccio , che fra
i successori in quest'arte non ebbe chi l'uguagliasse? Quel venerando tem-
pio era un aggregato d' insigni preziosità, e può anzi dirsi un museo di bel-
le arti, e a gara vi concorreva ogni genio per renderne più magnificata la ce-
lebrità e decoro, siccome avrem luogo di riconoscere all'occasione di pro-
durre i monumenti più colossali che siansi impresi in questo secolo per eter-
nare le memorie degli augusti patrizi di quella fiorente repufelica •
a«cste
ito*
(2)l_E però da osservarsi una circostanza, ed
è quella che Mielielozzo Michelozzì crea-
to e compagno di Donato in parecchi de'
più distìnti suoi lavori, come vedremo
nel capitolo susseguente, se non venne a
Venezia col suo maestro, ci stette però
tutto quel tempo che vi dimorò Cosimo
de Medici esule dalla sua patria : e non è
perciò meraviglia che artefice insigne as-
sai più del Vellano potesse aver fatto lavo-
ri di qualche preziosità. Il Vasari cita di
fatto alcune opere del Micheknzo, che
non istette certamente ozioso in Vene-
zìa, il quale oltre a molti disegni e mo-
delli che vi fece di abitazioni private e
pubbliche. Ornamenti per gli amici di
VÓJ..H.
Cosimo ■> fece per ordine e a spese dì Co-
simo la librerìa del Monasierìo di san
Giorgio Maggiore ec. fi inoltre fu in Ve-
nezia che per un' esperienza fatta in una
casa presso s. Barnaba, sostituendo a una
colonna pericolante una colonna più fer-
ma, si mise in caso di cambiar tutte le
colonne del cortile nel palazzo della Signo-
ria di Firenze, rifacendo tutta la parte in-
feriore senza recare alcun danno alla su-
periori:. Non ostante questo nostro dub-
bio promosso, per non ommettere ogni
considerazione in questo argomento, noi
crediamo che le portìcelle indicate pos-
sansi fondatamente attribuire a Donato.
. 16
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Donato possa essere stato richiesto di fondere le portìcelle del tabernacolo ,
se lo stile di questo lavoro non ne lascia quasi alcun dubbio? (i) E chi po-
teva poi continuare gli abbellimenti di quell' altare se non il Riccio , che fra
i successori in quest'arte non ebbe chi l'uguagliasse? Quel venerando tem-
pio era un aggregato d' insigni preziosità, e può anzi dirsi un museo di bel-
le arti, e a gara vi concorreva ogni genio per renderne più magnificata la ce-
lebrità e decoro, siccome avrem luogo di riconoscere all'occasione di pro-
durre i monumenti più colossali che siansi impresi in questo secolo per eter-
nare le memorie degli augusti patrizi di quella fiorente repufelica •
a«cste
ito*
(2)l_E però da osservarsi una circostanza, ed
è quella che Mielielozzo Michelozzì crea-
to e compagno di Donato in parecchi de'
più distìnti suoi lavori, come vedremo
nel capitolo susseguente, se non venne a
Venezia col suo maestro, ci stette però
tutto quel tempo che vi dimorò Cosimo
de Medici esule dalla sua patria : e non è
perciò meraviglia che artefice insigne as-
sai più del Vellano potesse aver fatto lavo-
ri di qualche preziosità. Il Vasari cita di
fatto alcune opere del Micheknzo, che
non istette certamente ozioso in Vene-
zìa, il quale oltre a molti disegni e mo-
delli che vi fece di abitazioni private e
pubbliche. Ornamenti per gli amici di
VÓJ..H.
Cosimo ■> fece per ordine e a spese dì Co-
simo la librerìa del Monasierìo di san
Giorgio Maggiore ec. fi inoltre fu in Ve-
nezia che per un' esperienza fatta in una
casa presso s. Barnaba, sostituendo a una
colonna pericolante una colonna più fer-
ma, si mise in caso di cambiar tutte le
colonne del cortile nel palazzo della Signo-
ria di Firenze, rifacendo tutta la parte in-
feriore senza recare alcun danno alla su-
periori:. Non ostante questo nostro dub-
bio promosso, per non ommettere ogni
considerazione in questo argomento, noi
crediamo che le portìcelle indicate pos-
sansi fondatamente attribuire a Donato.
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