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Cicognara, Leopoldo
Storia della scultura dal suo risorgimento in Italia sino al secolo di Napoleone per servire di continuazione alle opere di Winckelmann e di d'Agincourt (Band 2) — Venedig, 1816 [Cicognara, 18-2; 2486-2]

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https://doi.org/10.11588/diglit.1185#0207
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207

CAPITOLO PRIMO

STATO D' ITALIA DAL MD. AL MDC.



esto secolo di cui imprendiamo a segnare i principali avvenimenti si Daiì epo(.lle

distinte in
questo secolo

presenta in due metà assai distinte, sebbene alcune qualità furono comun> d """" '"

alla prima ed alla seconda epoca. Secolo pieno di valor militare, non nel
popolo, ma nella nobiltà: e perciò questo valore giovò solamente agli esteri
invasori spagnuoli o francesi che si disputavano l'Italia: ma il valor persona-
le dei cavalieri fu eroico. Secolo letteratissimo quanto mai noi fu alcun al-
tro . Secolo di erudizione profondissima nei dotti , di amena letteratu-
ra in tutti gli altri. Mai la cultura fu così diffusa in alcun' altra età ; ogni
genere, ogni sesso di persone se ne abbellì. V'era nel cinquecento dieci vol-
te più persone dotte nel greco, che oggi nel latino, frutto degli studj dell' e-
tà precedente. La prima metà del secolo fu eminentemente poetica e pittori-
ca. Nella seconda metà i dotti di professione ( conservando quasi tutti mol-
ta gentilezza di lettere ) si diedero alle scienze e alla filosofia: Tasso istesso
fu gran platonico e aristotelico: ma Giovanni Bianchini, Domenico Maria
Novara, il Toscanelli e i primi commentatori di Plinio avevano già mostrato
a Copernico, a Sarpi, a Gallileo, a Ticone che loro dovevan succedere come
si trovano i secreti della natura.

Secolo tormentato da guerre feroci e da miserie orribili, e nuli'ostante Disastri cne
desiderosissimo di piaceri ingegnosi, di lautezze, di magnificenze. Però let"°l°1'l^™'
arti furono più che in altro tempo onorate e premiate; ne mai vi fu cosi"81-
gran numero d'artisti: e nondimeno il secolo fu più povero del precedente,
perchè immense distruzioni apportarono le guerre, e il commercio era grande-
mente scemato. Ma tutta l'ambizione si sfogava nelle arti, e questo nobile
sentimento non animava soltanto i dotti, i principi, i signori, che bolliva
nel cuore degli uomini più volgari: basti il ricordare quel celebre Ramazzo-
to di Scaricalasino, il quale non era che un'insorgente di quei tempi, un
capo di parte in romagna, come lo chiamavano anche i pontefici, che in-
degnamente delle armi e dell'audacia ladronesca di lui si servivano, in fine
un ladrone deH'Appenino: eppure ornò una cappella in s. Michele in Bo-
sco di Bologna, ove si diede a fare un sepolcro, di cui Vasari e la sto-
ria delle arti si degnano di parlai* con lode. Per la qual cosa avremo un
 
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