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Cicognara, Leopoldo
Storia della scultura dal suo risorgimento in Italia sino al secolo di Napoleone per servire di continuazione alle opere di Winckelmann e di d'Agincourt (Band 2) — Venedig, 1816 [Cicognara, 18-2; 2486-2]

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https://doi.org/10.11588/diglit.1185#0110
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Ilo LIBRO QUARTO

e talmente che a'veloci suoi primi passi mal rispondeva la lena di coloro che
tentavano di muovere sulle orine eh' egli andava imprimendo.

Durò per qualche tempo questo primato in Nicola da Pisa, finché rag-
giunto egli pure da molti che vennero dopo lui si conobbe essere quelle le
tracce che ricondur potevano unicamente alla perduta eccellenza emulan-
do gli autori di quei modelli che si andavano ogni giorno disotterrando con
tanta avidità.

Da questo primo stato dell'arte si passò attraverso a molti ostacoli, e con
infinita lentezza allo stato che noi stiamo ora descrivendo: ma le cose ave-
vano già mutato d'aspetto: era stata già raggiunta la prima guida dell'illu-
stre Pisano sul finire del secolo precedente dal suo concittadino Andrea, e
raggiunta non solo, ma superata in tal guisa che meraviglia ne fece l'intera
Firenze, pronta a contendere sempre con tutti in merito d'arte e di stiuìj, e
singolarmente coi limitrofi. Le porte che Andrea aveva fuse per il s. Giovan.
ni avevano fatto già dimenticare quelle che il Bonanno pose alla cattedrale
di Pisa, e non si pensava forse che dopo il periodo di 70. anni dovevano
correre esse pure lo stesso destino, ecclissate dall'opera del Ghiberti. Am-
maestrati dall' esperienza e dall'andamento dei primi passi si trovarono mol-
ti eoneorrenti alla meta, ne l'uno per così dire dell'altro sapendo, videro
che per diverse vie s'erano già proposto uno scopo conforme: ma tutti vi
tendevano con quella indipendenza che è propria dell' Uomo non assogget-
tato, dalle opinioni, 0 da quella tirannia che pur troppo anche si estese nelle
cose del gusto. Tutti videro la natura, ma la videro come un modello che
vien imitato da cento studiosi disegnatori, e ciò senza calcare gli stessi an-
damenti, senza forse tener di mira tutti d' accordo le stesse bellezze; e per
conseguenza ancora senza cadere negli stessi difetti: ed e,cco la ragione per
cui non sorgendo al principio di questo secolo XV. alcun colosso dominante
che regnasse sulla turba degli artisti minori, fuionvi moltissimi che tenden-
do all' eccellenza si valsero delle sole lor proprie forze, e giunsero a un gra-
do di celebrità molto considerevole, senza che neppur potesse dirsi ( persino
nella medesima Toscana) che vi fosse una vera scuola, una vera conformità
di metodi, d'insegnamenti, di stile, una maniera in fine che imprimesse un
carattere particolare alle opere degli artisti d' una patria comune. E legge
di natura che i forti dominino i deboli; ma dove però son deboli molti, e
forti uno o pochi, esso 0 essi hanno principato, che dove son molti forti ivi
non pub essere imperio d'uno 0 di pochi, e sorgerà una specie d' aristocra-
zia dei migliori; cioè ciascuno de'forti sarà indipendente da ogni altro forte,
e avrà dominio sui deboli intorno a lui. Se Michelangelo dominò nel suo
secolo, fu perchè gli altri, singolarmente nella scultura aves'yno assai meno
ingegno di lui: riè però tanto poco che non si sentissero vigore e ardire di
 
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