zi concorre ; poiché le ore intere dovrà pa-
zientar qualche volta: là dove anticamen-
te in qualunque scontro proseguiva ognuno
il suo cammino; perchè doppia essendo la
porta, e tenendoli ciascuno lu la sua drit-
ta, chi usciva non avea oracolo da chi en-
trava, ed avrebbe potuto nell’istessb tem-
po entrare uitf esercito, ed uscir l’altro.L’
Architettura presso gli Antichi avea spesso
mire così diverse dalle noslre, ed avverten-
ze tali, che per verità troppo lìam lontani
dal poterci porre in paragone. Lodò som-
PoìU.y inamente il Palladio tra le antiche brade
quella da Roma ad Oslia,che per esser fre-
quentatili] ma, fu, come osservò 1’ Alberti,
divisa in due da un corso di pietre alquan-
to più alte dell’ altre : per una li andava,
per I’ altra li veniva schivando 1’incon-
trarli .
Olservisì nel fregio delle due porte 1’
Iscrizione talmente compartita, che i verlì
trapallano se bene interrotti dall’intervallo,
come ben si rappresentano nella collezion
del Grutero: nell’ incavatura quadrata del-
le lettere lì conosce, che fu metallo. L’
iscrizioneè molto notabile, e per più ragio-
ni importante, e fu scolpitanell’ annodino-
la sai ute 265, imperando Gallieno. Di-
celi in erta come furono allora fabricate
le nostre mura; ma quanto alla porta li
è già nell’Moria considerato, come pare
doverli credere ci fortequalche tempoavan-
ti, perche i molti ed operoli intagli,ed or-
namenti che ha, non la mostrano lavorata
in così gran fretta come fur le mura; ed al-
tresì perchè pare, eh’altra iscrizione fòlse
prima nel fregio, abbussato nel raderla per
iscolpirvi lapresente; quale non capendovi,
si spianarono per elsa le due fasee superiori
dell’ architrave, che possòno osservarsi in-
tatte nello spazio fra le due porte interme-
dio. Piacelse a Dio, che li fòlle fatto an-
che qui come nel Panteon d’ Agrippa, do-
ve per la seconda Iscrizione di Settimio Se-
vero li pose bensì parimente in opera l’ar-
chitrave, ma non li abolì la prima. L’Ar-
chitettura di quella porta, benché viziola
per l’eccelso degli ornamenti , e per le li-
cenze in elsa tisate, moflra l’arte già gua-
ita, ma non perduta. Al Serlio dispiacque
tanto, che non volle llamparla con 1’ altre
anticaglie di quella Città, dicendo non me-
ritare di dar con esfe: e per verità la decli-
nazione da i migliori tempi ben li ravvisa;
ma con tutto ciò se ne disgustano forsè gli
occhi più del dovere per la deformità pro-
dotta dall’ abolizione della maggior parte
dell’ architrave polleriormente fatta,come
si è detto, e dall’ eccedente altezza, che
vien però ad apparire nel fregio. Il tutto in- 1
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berne è ben accordato , e meglio compari-
rebbe, se dalle cafe laterali non ne reslas-
ser coperte 1’ ellremità, come ancora sé
qualche parte non ne rimanere sotterrata.
L’ opera è sontuosa, e grande ; l’ordine Co-
rintio; le colonnette de’ due piani superiori
canalate tortuosamente : mancano le sette
del più alto, rimanendo però le bali,omo-
diglioni, su cui posavano:il libello inferio-
re che resta dell’ architrave, è tutto inta-
gliato. Dalla parte interiore nulla si ha di
quanto è forza vi forte annesso , per corris-
pehder con due piani alte dodici angusie te-
nebre, delle quali senza dubbio dovea far-
li uso in occasion di difesa.
Di qua si può passàre a osservar le mura
rifatte da Gallieno e nel sito delle prime di
nuovo erette. E avvenuto di esse per 1’ ap-
punto ciò, che ossèrvò Dionigi delle piùan- Vion.Hal.
tiche di Roma, quali erano a suo tempo l- “•
comprese parimente, e qua e là incorpora-
te nelle cale. Dalla parte delira un pezzo
ne rimaneva nella casa de’Conti Cossali,
che procedeva all’ Adige per linea retta,
disfatto non ha mole anni per occasion di
fabrica. Le grandilsime pietre fiate prima
in opera , e depositate ancora nel vicolo di
dietro, e fra quelle un pezzo di grossa co-
lonna Dorica canalata, posiono comincia-
re a far conoscere qual sorte di materiale si
usasse in quelle mura. Si è avvertito nell’ Mo-
ria, come poco diverse furon le mura di Ro-
ma fabricate poco dopo da Aureliano ;e co-
mepare appunto nel riguardar quelli avan-
zi , di veder le mura d’ Atene fatte in tem-
po di Temiflocle, delle quali scrisse Lucidi- lìb. 1,
de, eh’essendosi lavorate in fretta, vi si
erano adoprate le pietre, quali si prefenta-
vano, e postevi dentro colonne, e marmi
lavorati; anzi scrive Cornelio Nepote, eh’ inTbt-
eran fatte di Tempietti, e di monumenti. W'A
All’ ifielso modo si riconosce qui ancora ne
gli avanzi, che ne restano, come vi furono
impiegati non solamente salli, e mattoni,
ma pezzi di colonne, e di balli rilevi, e
quantità di pietre grandi, e lavorate, siate
prima in altri edifizj, e pofievi alla rinfu-
sa, ora per dritto, ora pertraverso. L’al-
tezza di quelle mura, e la grossèzza d’ ol-
tre a tre braccia, terribili rendevate, e ma-
gnifiche insieme.
I pezzi maggiori,che ne siano visibilian-
cora, sono presso alla Corte del Farina,ov’
anche porta è in esse , ma polleriormente
fatta, e non della prima cofiruzione. Un
vefligio ne rimane nel cortile di casa Carli,
che balla a inoltrar la continuazion della
linea : proseguivano corteggiando 1’ Arena
fin preslo la brada, che vien dalla Bra, e
va verso i Leoni, Quinci faceano angolo,
e voi-