MER.AVVIAR TE PO LETOR CHE MIRI
LA GRAN MAGNIFICENCIA EL NOBEL QVARO
QVAL MONDO NON A PARO
NEAN SEGNOR CVMQVEL CHE FE MEVZIRI
O VERONESE POPOL DA LVI SPIRI
TENVTO EN PACE LA QVAL EBE RARO
jtalian, nel karo
TE SATVRO LA GRAZIA DEL GRAN SIRI
CANSIGNORO QVEL CHE ME FECI INIRI
MILLE TRECENTO SETTANTA TR.I E FARO
PO ZONSE EL SOL VN PARO
DE ANNI CHEL BON SIGNOR ME FÉ FINIRI.
Po per puoi disfero ì Veronesi , perchè do-
veano in latino pronunziar /blamente la pri-
ma sillaba di potes. Per quaro intendi lospa-
zio quadrilungo del ponte: quara chiamali
fino in oggi nel contado il tratto di limil fi-
gura , contenuto fra due filari di. viti : quar-
to ulavali per quadrato ,e quarro per quarto
usaron già qualche volta anche i Toscani.
Qual è scritto in vece di Cb' al, secondo 1’
antica pronunzia Latina . Per Meu^iri forsè
intende Oliri. Caro per carestia, o per pe-
nuria dissero i buoni Antichi,e si trova in
Dante, e in Giovan Villani: più voci del
nostro dialetto confrontano col Toscano an-
tico .
Ma più degli altri è da osfervare il pon-
te del Cartel vecchio, per poter dire d’aver
veduto forsè forsè il maggior arco del mon-
do; tanto più mirabile, quanto che a pro-
porzione non molto s’ alza, ma lì distende
ampiamente per lungo , con istupore dell’
occhio che d’appressò il rimira. Il suo di-
leguo lì è tisato per fregio nel seguente Ca-
po. Fu edisicato il ponte l’anno 1354, ma
non è rimalo il nome dell’Architetto. Co-
municando col Cartello, e dovendo servire
per tor dentro soccorsi da quella parte, o
per avere abitando in elso un’ useitainpron-
to, vi si cammina a coperto tra i due mu-
ri merlati delle sponde. L’ Adige in quel
lito li dilata assai più che altrove , talché
non computando se non l’importar de i tre
archi, e delle due pile di mezo , il ponte
vien ad esser lungo piedi 348. Gli archi ,
principiando dalla parte di là, vanno cre-
seendo in lunghezza, e in altezza : la corda
del primo è di piedi 70, e la prima pila di
18. l’arco secondo è di piedi 82 , e la pila
di 3 6. Ma la corda del terzo arco arriva
alla lunghezza di piedi 142., della qual’
estensìone non si ha notizia, eh’ altri lì sia
arrisehiato in nissuna parte di cortruire una
volta, Ilfamoso ponte di Rialto daam fian-
co all’ altro tira piedi 86. il piè Veronese
fa un palmo e mezo di Roma.
Tra le Qhiese de’mezani secoli oltre a S.
Zenone, ed al Duomo, della cui struttu-
ra si è già toccato più volte, merita osser-
vazione quella di Sant’ Anastagia, che con
buona simetria s’incominciò nel principio
del 1300, e corrisponde alla magnificenza,
che per l’afsluenza delle ricchezze regnava
in Italia a que’tempi.La facciata doveaes-
ser’istoriata in gran parte con quadri di bas-
so rilevo, di che si vede il principio prelso
la porta. Meritano d’elsere osservati anche
i portoni della Bra, se ben’ alquanto poste-
riori per elsere i grand’ Archi non di sello
Gotico, ma di ben condotto giro.
Ma dove abbiamnoi lasciati i monumen-
ti Scaligeri di S.Maria Antica, alla nobiltà
de’quali non si troveranno forsè gli uguali
di que’ tempi ? In terra, e meze sepolte son
prima tre arche di marmo nostrale, quali
non si sa per qual di quella Gasa servissero,
poiché non hanno iscrizione alcuna ; ben’
hanno 1’ arme sopra i coperchi, e nel me-
zo di uno si vede la Scala con Aquila sopra,
onde s’intenda il verso di Dante, ch’era
Ghibellino;
E ’n fu la Scala porta ilfanto uccello.
Su gli angoli hanno quel rilevamento , che
si osserva in molte delle antiche, onde si può
riconoscere, quanto durasse 1’ imitazione
dell’opere Romane: una di esse è grandissì-
ma, e tutta lavorata e figurata . Altra ve
n’ha prefio la Chiesa, porteriormente le-
gnata del nome, e dell’arma d’altra fami-
glia: quella è nobilmente collocata, e fin-
ge esfer coperta da un padiglione formato
da sei gran lastre di marmo, che si uniseon
nella cima in un piccol quadro con palla so-
pra, e posano su i traversi di siotto per via
di piccolilsimoincastro molto artisiciosamen-
te. Abbiam dal Moscardo,come in quella ia>. 9.
fu collocato Martino primo, che nel 1261
fu eletto Capitan Generale del popolo in vt-
ta\ titolo corrispondente appunto a quel d’
Imperadore in Roma , e col quale Martino
ocoperse, o si fece sirada al dominio: 1’
istellò Storico recita l’iscrizione, della qua-
le ora non si trova vestigio alcuno.
Sopra la porta della Chiesa è l’arca di Can-
Grande primo con la sua figura, che mostra
giacer sopra un letto, e nella cima del tut-
to la sua rtatua armata a cavallo , con vi-
siera calata, ma ricadendogli il cimiero die-
tro le spalle, coperto tutto di maglia il ca-
vallo ancora: le colonne,e i capitelli sono
aliai ragionevoli. Quelli morì nel 1328,do-
po aver dilatato il dominio non solamente
in Brescia, e in Padova , ma nel Friuli, e
in tutta la nortra Marca fino a Trièste. Il
Mausoleo, ch’èsu l’angolo dalla parte del-
la piazza tien 1’ossa di Martino , che morì
nel 1350, e di cui dice l’iscrizione:
Me
LA GRAN MAGNIFICENCIA EL NOBEL QVARO
QVAL MONDO NON A PARO
NEAN SEGNOR CVMQVEL CHE FE MEVZIRI
O VERONESE POPOL DA LVI SPIRI
TENVTO EN PACE LA QVAL EBE RARO
jtalian, nel karo
TE SATVRO LA GRAZIA DEL GRAN SIRI
CANSIGNORO QVEL CHE ME FECI INIRI
MILLE TRECENTO SETTANTA TR.I E FARO
PO ZONSE EL SOL VN PARO
DE ANNI CHEL BON SIGNOR ME FÉ FINIRI.
Po per puoi disfero ì Veronesi , perchè do-
veano in latino pronunziar /blamente la pri-
ma sillaba di potes. Per quaro intendi lospa-
zio quadrilungo del ponte: quara chiamali
fino in oggi nel contado il tratto di limil fi-
gura , contenuto fra due filari di. viti : quar-
to ulavali per quadrato ,e quarro per quarto
usaron già qualche volta anche i Toscani.
Qual è scritto in vece di Cb' al, secondo 1’
antica pronunzia Latina . Per Meu^iri forsè
intende Oliri. Caro per carestia, o per pe-
nuria dissero i buoni Antichi,e si trova in
Dante, e in Giovan Villani: più voci del
nostro dialetto confrontano col Toscano an-
tico .
Ma più degli altri è da osfervare il pon-
te del Cartel vecchio, per poter dire d’aver
veduto forsè forsè il maggior arco del mon-
do; tanto più mirabile, quanto che a pro-
porzione non molto s’ alza, ma lì distende
ampiamente per lungo , con istupore dell’
occhio che d’appressò il rimira. Il suo di-
leguo lì è tisato per fregio nel seguente Ca-
po. Fu edisicato il ponte l’anno 1354, ma
non è rimalo il nome dell’Architetto. Co-
municando col Cartello, e dovendo servire
per tor dentro soccorsi da quella parte, o
per avere abitando in elso un’ useitainpron-
to, vi si cammina a coperto tra i due mu-
ri merlati delle sponde. L’ Adige in quel
lito li dilata assai più che altrove , talché
non computando se non l’importar de i tre
archi, e delle due pile di mezo , il ponte
vien ad esser lungo piedi 348. Gli archi ,
principiando dalla parte di là, vanno cre-
seendo in lunghezza, e in altezza : la corda
del primo è di piedi 70, e la prima pila di
18. l’arco secondo è di piedi 82 , e la pila
di 3 6. Ma la corda del terzo arco arriva
alla lunghezza di piedi 142., della qual’
estensìone non si ha notizia, eh’ altri lì sia
arrisehiato in nissuna parte di cortruire una
volta, Ilfamoso ponte di Rialto daam fian-
co all’ altro tira piedi 86. il piè Veronese
fa un palmo e mezo di Roma.
Tra le Qhiese de’mezani secoli oltre a S.
Zenone, ed al Duomo, della cui struttu-
ra si è già toccato più volte, merita osser-
vazione quella di Sant’ Anastagia, che con
buona simetria s’incominciò nel principio
del 1300, e corrisponde alla magnificenza,
che per l’afsluenza delle ricchezze regnava
in Italia a que’tempi.La facciata doveaes-
ser’istoriata in gran parte con quadri di bas-
so rilevo, di che si vede il principio prelso
la porta. Meritano d’elsere osservati anche
i portoni della Bra, se ben’ alquanto poste-
riori per elsere i grand’ Archi non di sello
Gotico, ma di ben condotto giro.
Ma dove abbiamnoi lasciati i monumen-
ti Scaligeri di S.Maria Antica, alla nobiltà
de’quali non si troveranno forsè gli uguali
di que’ tempi ? In terra, e meze sepolte son
prima tre arche di marmo nostrale, quali
non si sa per qual di quella Gasa servissero,
poiché non hanno iscrizione alcuna ; ben’
hanno 1’ arme sopra i coperchi, e nel me-
zo di uno si vede la Scala con Aquila sopra,
onde s’intenda il verso di Dante, ch’era
Ghibellino;
E ’n fu la Scala porta ilfanto uccello.
Su gli angoli hanno quel rilevamento , che
si osserva in molte delle antiche, onde si può
riconoscere, quanto durasse 1’ imitazione
dell’opere Romane: una di esse è grandissì-
ma, e tutta lavorata e figurata . Altra ve
n’ha prefio la Chiesa, porteriormente le-
gnata del nome, e dell’arma d’altra fami-
glia: quella è nobilmente collocata, e fin-
ge esfer coperta da un padiglione formato
da sei gran lastre di marmo, che si uniseon
nella cima in un piccol quadro con palla so-
pra, e posano su i traversi di siotto per via
di piccolilsimoincastro molto artisiciosamen-
te. Abbiam dal Moscardo,come in quella ia>. 9.
fu collocato Martino primo, che nel 1261
fu eletto Capitan Generale del popolo in vt-
ta\ titolo corrispondente appunto a quel d’
Imperadore in Roma , e col quale Martino
ocoperse, o si fece sirada al dominio: 1’
istellò Storico recita l’iscrizione, della qua-
le ora non si trova vestigio alcuno.
Sopra la porta della Chiesa è l’arca di Can-
Grande primo con la sua figura, che mostra
giacer sopra un letto, e nella cima del tut-
to la sua rtatua armata a cavallo , con vi-
siera calata, ma ricadendogli il cimiero die-
tro le spalle, coperto tutto di maglia il ca-
vallo ancora: le colonne,e i capitelli sono
aliai ragionevoli. Quelli morì nel 1328,do-
po aver dilatato il dominio non solamente
in Brescia, e in Padova , ma nel Friuli, e
in tutta la nortra Marca fino a Trièste. Il
Mausoleo, ch’èsu l’angolo dalla parte del-
la piazza tien 1’ossa di Martino , che morì
nel 1350, e di cui dice l’iscrizione:
Me