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Maffei, Scipione; Vallarsi, Jacopo [Bearb.]; Berno, Pierantonio [Bearb.]
Verona Illustrata (Parte Terza): Contiene La Notizia Delle Cose In Questa Citta' Piu' Osservabili — In Verona: Per Jacopo Vallarsi, e Pierantonio Berno, 1732

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Capo settimo: Gallerie
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https://doi.org/10.11588/diglit.62319#0107
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205 C A PO SE
già che sia da condannar Tempre chi ven-
de , ottima cosa all’ incontro molte volte
essondo, che secondo l’uso delle maggior
Città fuor d’Italia, vadano palsando d’età
in età sì fatte supelletili ( e spezialmente
manuseritti, e libri) in mano di chi le gu-
sta, e di chi le adopra, talché non riman-
gano del tutto inutili, ed a chi le tiene,ed
a gli altri : ma non per quello è necessario
di privarne il suo paese, e P Italia tutta,
non mancando in essa mai chi lìa per farne
acquisto. Dolor ne nasee a gl’ innamorati
delle cose rare anche per altro motivo; poi-
ché ciò che in genere di pitture, di statue,
e d’antichità va fuor d’Italia, va spelso a
perderli, overo a guadarli ; almeno gran ?
risehio ne corre fra qualche età per diverse
ragioni, Chi laprebbe dire dove lien’ora,
e che sia avvenuto della maggior parte di
que’ preziolìssimi arredi, che furono in più
età trasportati d’Italia in Ilpagna ? Chi
saprebbe dire, ove lian tutti quelli, che
gran tempo fa lì sparsero per varie parti
d’ Europa, e di quelli Angolarmente che
fallarono in Francia a tempo di Francesco
primo, il quale a forza di cose d’Italia a-
vea fatto diventar Fontanablò una nuova
Roma, come scrive il Vasari nella vita di
Primaticcio? Tuttavia per tutte quelle es-
pilazioni non però esausta è p Italia anco-
ra. Lepido è l’inganno di quegli Oltramon-
tani, che slimano inutile al presente, e So-
verchio il viaggio d’Italia,onde pochillimi
in fatti, s eccettuando gl’ Inglesi , che per
Verità molto lì diltinguon fra tutti) a pa-
ragone de’palsati tempi ora se ne veggono,
supponendo che di tali cose liam già spo-
gliati. Lasciam per ora di inoltrare, quan-
to maggiormente s’ingannino nel credere,
che di tal viaggio debba esser quello il
motivo unico; ma di così fatte rarità anco-
ra non siamo impoveriti per certo, e da
quanto di quella sola Città liam per accen-
nare ne potranno prendere argomento. An-
zi non manca tuttavia in Italia chi grand’
oro in erudite curiolità prosonda , e sola-
stiente desiderabil sarebbe , che dalla co-
gnizion delle buone lettere folle illuminato
ognuno, ed avelie giuda,e sana idea, e col
consiglio de’conoscitori onelli, e de’disinte-
ressati intendenti sue spese facesse, senza
aver fede a falsarii, ed a ciurmatori, che
per così fatte merci, talvolta a forza di me-
ra fraude senza riguardo ad onestà, nè a
coscienza arricchisoono. II veder talvolta
miscee grandissime d’ arneli inutili, edinis-
sun conto; malie di cose, che nè insognano
cosa alcuna, nè dal tempo o dall’arte han-
no verun pregio, e sopra tutto il veder così
sovente frammisehiato il falso col vero, ed

TTI M O. 2.06
imposture sciocchisiìmetenute qualisingola-
rissimi monumenti,hanno fatto cadere pres
so rnolti in dispregiocosì nobil dilettazione:
quanto prosicua ed ammirabile èia virtù,
altrettanto per lo più ridicoli sono, e dan-
nosi gli ellremi suoi.
Per dar’ a credere Arane cose , e per far
gran conto di ciò che nulla rileva, inganno,
e semplicità regnarono in ogni tempo. Pro-
copio deserive a lungo un’antica nave, che
si conservava in Roma, e della quale fer-
mamente si credeva,ellèr quella, che avea
portato in Italia Enea . Scrive Dione, che
due Città inCappadocia pretendeanoavere,
e mostravanociasohedunalaspada d’Isigenia.
In un Tempio della Licia si mollrava una
lettera soritta da Sarpedone mentr’ era in
Troia. I ferri, co’quali Epeo avea lavora-
to il cavai Troiano, si custodivano a Meta-
ponto, se crediamo a Giustino. I denti del
cignal Caìedonio conservati pri ma in Arca-
dia , essere slatipresi, e trasportati da Augn-
ilo , racconta Pausania. Sentirò Edile tra l’al-
tre maraviglie fece vedere al popolo Romano
le olla di quella bestia marina, cui fu cipo-
lla Andromeda,condotte perciò fin da lop-
pe Città di Giudea; al qual satto narrato
da Plinio aggiunge Solino, che in detta Cit-
tà il sallo, si conservava co’, segni dalle ca-
tene dell’illella, Andromeda imprelsi. Ma-
raviglia più bella ancora era s ovo partori-
to da Leda, che involto con molta cura si
tenea sospesoal sossitto d’un tempioaSpar-
ta. Non si inoltrano per verità in oggi così
Arane cole nelle gallerie; ma ci si inoltrano
però le lingue di serpente,che son denti del
pesee Carcaria; i cervelli impietriti , che so-
no concrezioni cerebriformi; i basilischi,
che son pelei così ridotti, e artefatti ; gli
animali consérvati sresefii con gli occhi lu-
cidi, quando il lucido vien da vetro inseri-
to, non potendo 1’acquavite far sì, che gli
occhi non si ritirino, e non inaridivano : ci
si inoltrano ossa di giganti, che son di bale-
na, e d’altri animali, come insegna Sveto-.
nio eran quelli delle ville d’Augnilo, tenu-
ti parimente per di giganti:ci si mosiranso-
pra tutto frequentemente Fulmini, cioè pic-
coli pezzi di pietra fosea, o di mistura me-
tallica, quali lì narra poi essere slati trova-
ti , dove ha percosso la saetta, e spezialmen-
te cavati dalla terra,dove siera fitta;quan-
do lalàettanonècheun impeto, e un fuoco,
e nulla contiene , o porta di solido, nè di duro;
e quando la saetta in terra non percuote mai,
nè fa in ella buco, come si è malamente cre-
duto finora: si è anche trovato chi per ful-
mini ha venduti identi del peseelamia. Ma
li possono aver per nulla gli scherzi, che fra
le cose naturali vengon ripolli a paragon di
quel-

Be/l.
Getb.l. 4.
C. 22.
lìb. 35-
PHn /.ij..
c. 13.
Iti fi- I. 20.
lib. 8,
cap. 36,
l: 3.

<w/>. 72.-
 
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