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Maffei, Scipione; Vallarsi, Jacopo [Oth.]; Berno, Pierantonio [Oth.]
Verona Illustrata (Parte Terza): Contiene La Notizia Delle Cose In Questa Citta' Piu' Osservabili — In Verona: Per Jacopo Vallarsi, e Pierantonio Berno, 1732

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Capo settimo: Gallerie
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https://doi.org/10.11588/diglit.62319#0108
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quelli, che fra le anticàglie s’incontrano.
Ó quanti generi d’importare, o che infini-
ta mede dicose false, overo in alcun modo
falsificate! badino a se gli llranieri, che co’
prezzi esorbitanti hanno tanto aguzzata la
fraudolenza: mirabili son gli aguati,chelor
vengon tesi, e immensa è la copia di cose
■finte, che loro è siata in Italia venduta. Nè
balla la cognizion letteraria a guardarsene,
perchè di due sorti son le impolture ; altre d’
invenzione, e quelle per verità dal dotto
saranno facilmente Icoperte, essendo i fal-
sarii gente idiota, e ignorante, onde nonsi
è veduta a giorni noltri cosa da lor pensata,
che a gli occhi di chi sa non rielea una ba-
lorderia: altre sono imitate dalle vere, ove-
ro antiche, ma in qualche modo adultera-
te ; e qui può sacilmente chi che Ila esser
gabbato. Alcuni generi ancora d’arnesi mal’
interpretati si pongono in serie, cornei La-
crimatoti, de’quali più tavole si rappresen-
tano nell’ Antichità Spiegata-,quando gli an-
tichi nè tal cosa ebbero,nè tal nome, mol-
tissime ampolle bensì trovandoli, che Servi-
rono per liquori, per balsami, e per altri
usi, ma non mai per raccogliere, e conlèr-
var lagrime, che inaridiseono, e svaniseon
subito, edelqual cortame ninna menzione
si è mai veduta negli Scrittori. Ma venen-
do al proposto noltro,cioè a favellar de i Mu-
sfi di quella Città, famosi furono in altri
tempi particolarmente per medaglie , e pit-
ture, quelli di Marc’ Antonio da Monte,
del Conte Gerolamo Canosia, di CesareNi-
chesola, del Conte Agostino Giufii, di ca-
sa Muselli per tarissimi quadri celebratissi-
mo, di Nicolò Cusani, d’ Antonio Carto-
ni, e più altri: ma poiché nel volger degli
anni mancarono, quelli anderemo additan-
do , che al presente sussirtono, acciò sappia
il forartiero intendente, dove paseere il suo
spirito nobile, e l’erudita curìosità.
Maseo d'lfcrì<%tonì
TRa tutte le spoglierimarteci dall’ Anti-
chità , quelle che più insognano, sicco-
me quelle che assai più parlano di tutte l’al-
tre, sonie Iscrizioni : niun genere però di mo-
numenti meriterebbe più d’esser conservato,
e custodito; e pure niun’ altro è fiato più
miserabilmente dissipato, e negletto; per-
chè non avendo quefie prezzo senon dall’
erudizione, e presso i dotti, e standosi spes-
so qua e là giacenti, abbandonate, ed a tut-
to esposte, sono fiate dalla gente comune,
orperunoorperaltr’usoadoprate come l’al-
tre pietre, e singolarmente nelle lùbriche ,
infinite esiendo quelle, che in fondamenti so-

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no fiate gettate, o sottratte in altro modo a
gli occhi, econsunte. Si trovò però qui anni
sono chi s’invaghì di provedere alla conser-
vazione delle lapide, che in quello paese
pur rimangono; anzi di raccoglierne molt’
altre ancora, e con solamente mettere in-
sieme ciò che difperso non serve a nulla,
sormar tesoro. Quante si rtavano in remoti
e rurticani luoghi, alle quali ben si conve-
niva il septimento di Plinio a propositodell’
orazion d’Agrìppa, con cui avèa cercato di
persuadere, che le siatue tutte, e le buone
pitture si pMicajJero-, il che tra’ Romani,
lignisicava porre in publico luogo, e dove
goderne potesse ognuno: disse adunque Pli-
nio, che sarebbe ciò per certo fiato meglio, 1. yi.c. 4
che cacciarle in ejilia nelle ville, come delle
antichità si usapur’ancora da tanti. Fupen- exma
sato adunque, che per assicurarle, era ne- ttl!i'
cessario incallrarle,efermarle in muro, tal-
ché non potellèro più esser morte, e ciò non'
in case private, nè in edifizj d’altro uso, e
soggetti a cambiamento, ma in costruzione
a quello solo dertinata, e in qualche modo
di publica ragione, perchè ogni rtudioso
potesse approfittarsene, e niun particolare
avertè mai nè pur ne’ tempi a venire auto-
rità di rimuoverle; anzi potesse ogni spiri-
to nobile vedervi tralportate le sue con pia-
cere. Non potea per tal fine miglior sito de-
liberarli del recinto, eh’ è dinanzi all’ Ac-
cademia Filarmonica, nè poteano esser me-
glio raccomandate quest’ erudite supelletili,
che a una letteraria adunanza: vent’otto la-
pide giaceano appunto di già in quel corti-
le, Hate una volta nella nobil villa di Ce-
sare Nichesola a Pontone. Parve a proposi-
to d’accoppiar con le Iscrizioni i bassirile-
vi per nobilitar tanto più la raccolta, e ren-
derla più vaga insieme, e più fruttuosa.E
perchè non erano in quelle parti lapide Gre-
che, senza le quali troppo sarebbe manca-
to a un Museo di tal genere, chi si pren-
dea quella cura, andò, e mandò replica-
tamente non lènza buona sorte, ove si po-
tea Sperarne. Mara vigliaronsi molti poi, co-
me dopo tanti, e così rari acquisti, altri
volesse spropriarsene; ma così richiedeva il
fine di preservargli, e di rendergli di comun
benefizio, e di porne insieme un gran nu-
mero. Aggiungali , che di Scipione, il qua-
le avendo presa Cartagine, donò a Termi-
tani molti antichi monumenti quivi ritrova-
ti, dille Cicerone, che in tal modq di Sci- ìnVerr.^
pione si sarebbero chiamati Sempre, e non
solamente finch’eiforte fiato in vita, come
se gli averte collocati in Sua casa. Il cfye sia
detto per animare ognuno a seguir 1’ esem-
I pio di que’ Ipiriti nobili, che diedero allora
1 torto mano a tal pensiero con mandar le sue,
ben’
 
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